2 stagioni - 19 episodi vedi scheda serie
Carnival Row è un programma ambizioso, un dramma steampunk/fantasy che ambisce a un posto di rilievo se non a sostituire addirittura Il Trono di Spade (in attessa almeno dei prossimi spin-off). A tale ambizione non corrisponde però la stessa attenzione e nella foga di eccedere in tematiche e situazione si dimenticano di costruirci anche una storia.
Partiamo dall'inizio: tutto nasce da una sceneggiatura cinematografica chiamata A Killing on Carnival Row scritta da Travis Beacham nel lontano 2005. Il progetto coinvolgeva inizialmente nientepopodimeno che Guillermo Del Toro ma, al solito, dati i suoi numerosi impegni cinematografici (quasi tutti mai andati in porto) il grande regista messicano ha dovuto prima rinunciare alla regia del primo episodio (andato prima a Paul McGuigan e poi sostituito a sua volta da Jon Amiel) e, successivamente, a esserne coinvolto sempre in misura minore, lasciandone anche la produzione nelle abili mani dello stesso Travis Beacham e di René Echevarria.
Il film viene quindi riadattato a serie Tv e, a questo punto, interviene Amazon Prime a finanziare il progetto, ma rimane comunque il rammarico di non poter vedere cosa Del Toro sarebbe riuscito a fare con del materiale del genere.
Carnival Row infatti è un dramma noir/fantasy con venature steampunk che racconta di una ipotetica città neo-edordiana, Burgue, dove creature magiche e mitologiche (fate, fauni ecc.) trovano rifugio dopo essere fuggite dalla propria terra d'origine, Tirna-noc, distrutta dalla guerra e occupata dal nemico, conosciuto come Il Patto.
Se è ben evidente lo sforzo produttivo grazie a un works-building estremamente ricco e curato e ammirevole nel ricostruire una Londra ucronica e post-industriale fantastica ma, al contempo, verosimile, la serie mostra invece il fianco come improbabile patchwork di generi, una rilettura pedestre di archetipi, anche scontati, che vanno dal Mito favolistico al thriller poliziesco con derive anche orrorifiche, tra Jack lo squartatore e il mito del Golem, e che spazia dalla semplice avventura alla denuncia sociale, dal tema dell'imigrazione al razzismo, dal dramma politico al conflitto sociale, da Jules Verne ad Arthur Conan Doyle passando, perchè no, anche da Jane Austen.
Tante storie e argomentazioni (forse troppe) trattate anche con crudezza ed estremo realismo ma che si intrecciano troppo caoticamente, perdendosi in uno specchio che vorrebbe rappresentare, in tutta la sua bruttezza, il nostro mondo ma che spesso si riduce soltanto in un melodramma anche piuttosto pedante.
Ad incidere è anche la scelta dei protagonisti, in primis Orlando Bloom e Cara Delevingne, dettata probabilmente più dalla fama e dallo star power che non dalla rispettive capacità, una nomea che si tirano dietro e che i due in questa occasione ben si guardano dal confutare, e da un resto del cast in realtà piuttosto anonimo, ad eccezione del solito Jared Harris, seppur relegato in un ruolo di contorno ma di cui ben conosciamo le capacità (The Terror docet).
Per finire Carnival Row è un titolo che vuole imporsi come un prodotto originale, moderno e attuale ma che nel farlo si appoggia con troppa enfasi a quanto di già vista (il primo che mi viene in mente è sicuramente Bright, film Netflix di cui il CR è una specie di versione vittoriana), forse anche per non smarcarsi troppo da prospettive di comodo e/o di sicuro (?!) successo, ma che in questo modo non gli permettono di raggiungere una completa autonomia e, seppur con un notevole potenziale, si adagia su delle promesse, a questa prima stagione, ancora non del tutto mantenute.
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