1 stagioni - 5 episodi vedi scheda serie
Il messaggio, semplicistico fino a sembrare reazionario, della serie IL TRONO DI SPADE è che dietro una rivoluzione si cela il germe della tirannia. La tirannia di Hollywood ha dovuto competere con stili artistici rivoluzionari, per poi spuntarla e dimostrare la sua supremazia finale.
Michael Moore e i suoi epigoni, per via delle libertà concesse ad internet e ad un certo tipo di televisione, hanno visto esaurire il filone aureo del documentario anti-sistema. Al tramonto dello scorso decennio abbiamo assistito ad una certa inflazione, in termini mainstream, del cinema orientale. Poco tempo dopo abbiamo visto estinguere l'astro nascente, sempre in termini di export, dell'industria bollywoodiana.
Questo CHERNOBYL rappresenta la nemesi dell'ultimo grande concorrente di Hollywood, ovvero le serie tv.
Nella fattispecie di questo ragionamento, non tiro in ballo Netflix, ormai alleata/complice/integrata al quartiere della settima arte: non fatevi infinocchiare da alcune polemiche sullo streaming. Invece i fedeli del colosso HBO, orfani della serie tratta dalla saga di Martin, per giunta delusi dalla sua ultima stagione - un milione di firme per farla rigirare da capo, aneddoto pazzesco - hanno immedediatamente ripiegato su questa miniserie. Un'adozione che ha le forme di un esodo dai rari precedenti.
Il fine? Creare un nuovo modello di fenomeno mediatico cui aggrapparsi. Che si è rivelato capace di rimpiazzare - altro aneddoto pazzesco - nuove frontiere turistiche per lo spettatore dedito al bingewatching: dopo la messa in onda, compagnie turistiche e di volo hanno ricevuto una virata nella proposta di tour cinefili, favorendo la città-fantasma del titolo!
Assistiamo alla versione novellizzata di un ennesimo elemento nostalgico anni '80, inferiore come resa generale rispetto all'episodio SAN JUNIPERO del telefilm BLACK MIRROR; forse superiore al sopravvalutato contenitore di scoppiazzature di reaganiana memoria, STRANGER THINGS. Qui almeno c'è un retrogusto d'impegno civile nei plagi messi in scena: dai documentari sulla catastrofe; passando per i ben più coraggiosi mocumentary di Peter Watkins; finendo a prodotti dell'epoca destinati al piccolo schermo, come DAY AFTER o IPOTESI SOPRAVVIVENZA, nè migliori nè peggiori.
Nell'inevitabile piattezza registica, nei limiti del possibile, si cerca di arginare sensazionalismi e spettacolarizzazione. Anche questo è da riconoscere.
Non mettiamo in dubbio che le strade percorse dagli autori siano state lastricate da buone intenzioni, le stesse che ci furono anche nel DOTTOR STRANAMORE, L'ULTIMA SPIAGGIA o SINDROME CINESE. Nè si può pretendere il sarcasmo stile ATOMIC CAFE' per affrontare l'estrema, scottante tematica.
Eppure non si tratta proprio di una narrazione che farebbe felice Oliver Stone. C'era d'aspettarsi una descrizione ambigua del nobel per la pace Gorbaciov: viene da chiedersi dove l'esperto del terrore Stephen King abbia visto una morale anti-Trump, specie ora che Putin ha garantito una miniserie di risposta che alluderà ad un sabotaggio della centrale da parte della CIA. Nelle didascalie finali si scopre che un personaggio chiave è fittizio: a tal punto, viene da chiedersi perchè non concedersi un po più di vivacità narrativa se si deve ricorrere comunque ad elementi di fantasia?
La lezione da impartire sul nucleare tutto sommato arriva, quella realmente ambita dai produttori statunitensi invece è fulminante. CHERNOBYL dimostra che un soggetto, poco appetibile per budget da grande schermo, può essere diluito a vantaggio del tubo catodico, facendo appassionare il pubblico verso qualcosa di ben più gestibile di alcuni precedenti illustri della Golden Age of Tv Series come HOUSE OF CARDS: quest'ultima era lunga 70 puntate, è stato un investimento di parimenti numero di milioni di dollari e con le sue varie stagioni distoglieva gli spettatori dalle sale e dai classici lungometraggi.
Alcuni addetti ai lavori, insieme a certi recensionist nell'epoca intellettuale del post-tutto e, in particolar modo, i redivivi produttori HBO mi risponderanno che la moda seriale e in serie si affievolirà perchè il mercato è saturo, quindi quello delle minserie è un mercato da incentivare tanto quanto quello degli occhiali 3D. Non rimpiangeranno i più elaborati e dispendiosi WESTWORLD o THE HANDSMAIL'S TALE. Per certi versi, sono state più rimpiante le epopee di Tolkien, della Rowling o le produzioni supervisionate da Stan Lee. Così com'è stato più facile speculare senza rimpianti e anno dopo anno su NARNIA, sui vampiri di TWILIGHT o sulle 50 sfumature oftalmiche (anche da parte degli spettatori).
Dopo aver assistito a tutti questi nemici in riva al fiume, non ci resta che attendere dalla finestra il destino del cinema VR o delle narrazioni interattive. Magari, basterà abbattere alcuni costi di produzione senza scadere di qualità, come è avvenuto col passaggio dall'animazione 2D a quella 3D.
Per tornare e concludere su CHERNOBYL, basta dire che abbiamo assistito a soggetti anch'essi poco appetibili per budget da grande schermo ma meglio trasposti dopo esser stati snaturati nel loro sviluppo: possiamo citare la prima stagione di FARGO e quella di TRUE DETECTIVE (tagliando fuori le restanti annate); bei progetti poi steccati come FEUD oppure THE NIGHT OF con John Turturro; in particolare la stagione di AMERICAN CRIME sul caso O.J Simpson, con John Travolta e Cuba Gooding J.R. Magari fosse tutto così il destino della serialità televisiva! Non era mia intenzione auspicare un ritorno ai meri riempitivi di palinsesti, un po' pop(corn), un po' kitsch, con quelle stesse risate a comando registrate da mezzo secolo.
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