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After Life

3 stagioni - 18 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 2

  • 2020-2020
  • 6 episodi

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mck

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La recensione su After Life

di mck
8 stelle

“Stava morendo, ma aveva ancora delle responsabilità.”

 

 

Brown Letter Day: Lettere di In-cacco-labile Valore.

Attraverso il linguaggio scritto (o, s’aggiungerà per l’occasione, durante la fase apatica dell’elaborazione di un lutto) entra in vigore la Legge di Poe, che recita così: “Senza un’emoticon sorridente o qualche altro chiaro segno di intenti umoristici [che nel parlato sono espressi e veicolati dagli elementi prosodici e della cinesica fisiognomica della comunicazione non verbale di viso, mani e resto del corpo; NdR] non è possibile creare una parodia del fondamentalismo in modo tale che qualcuno non la confonda con il vero fondamentalismo.”

 


“We’re chimps with brains the size of planets. No wonder we fucking get drunk and try to kill each other. It’s mental!”

Il finale di questa seconda stagione (e mi riferisco al dipanarsi delle trame e degli eventi dell’intero episodio messo a chiusura dell’annata, non alla singola ultima scena) - così come avvenne con quello della prima - risulta essere, ad una superficiale interpretazione, consolatorio ed accomodante, in special modo nella misura in cui sembra voler venire a patti con l’establishment e, nel farlo, ritrovarsi a promanare un’aura di compromesso col potere, quando in realtà l’agire del protagonista non è altro che il mezzo migliore per raggiungere il suo scopo: all’apparenza siamo in zona Mike Newell, ma in verità pulsa un cuore à la Ken Loach.

 


- Era una persona adorabile, tuo padre. E sì, non aveva molto, ma era sempre felice.
- Aveva mamma. Era quello il suo segreto. Non lo comprendevo, da piccolo, crescendo. Non avevamo soldi, ma era sempre molto positivo. Non lo capivo, prima di Lisa, ma… è tutto. Avere qualcuno da amare. Non ti serve altro. Te ne accorgi solo quando non c’è più.

Ritorna al completo l’ottimo cast di figurine tratteggiate tridimensionalmente con rapide e leggere, ma precise, pennellate: Kerry Godliman (la defunta moglie Lisa), Tom Basden (il cognato Matt), Tony Way (il collega Lenny, fotografo del giornale gratuito, tipo un piccolo Metro locale), Diane Morgan (la collega Kath), Mandeep Dhillon (la collega, nuova assunta, Sandy), David Bradley [il padre, affetto da una forma di demenza senile], Ashley Jensen (Emma, l'infermiera del padre alla casa di riposo), Paul Kaye (lo psicologo), Penelope Wilton (Anne, che condivide la stessa egual condizione del protagonista Tony), Roisin Conaty (la prostituta / collaboratrice domestica Daphne), Joe Wilkinson (il postino Pat) e David Earl (coso, quello).

 

 


- What does he look like?
- Sort of... beard.
- Like a hipster?
- Well, more like what the hipsters base their look on.
- Hippie?
- Homeless.

Fotografia: Martin Hawkins. Montaggio: Joe Walker. Musiche: Andy Burrows.
Ancora un gran dispendio di canzoni non originali (David Bowie, Sufjan Stevens, Jackson Browne, the Commodores, Billy Joel, Carpenters, Jimmy Webb, Iron & Wine, Luther Vandross...) in colonna sonora, con un buon risultato complessivo.
E c’è persino tempo per riproporre l’ennesima versione della storiella della rana e dello scorpione, però con una variante del PdV…

 


“Stava morendo, ma aveva ancora delle responsabilità.”

- Stag. 1 (2019)
- Stag. 2 (2020)      

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