3 stagioni - 18 episodi vedi scheda serie
Tony Johnson, giornalista del Tambury Gazette, soffre di una forte depressione da quando Lisa, sua moglie, è morta per un tumore al seno. Questo lo spinge a non essere minimamente accomodante nei confronti di nessuna delle persone che incontra. Certo che qualunque cosa faccia limiterebbe il suo desiderio di esprimersi liberamente facendolo star male.
Rick Gervais, comico scomodo quanto le sue battute al vetriolo, diventa nei panni di Tony Johnson il braccio armato mediante il quale potersi esprimere riguardo la vita moderna, contro la quale non desidera logorarsi, ma lanciare frecciate contro chi parla a voce alta in pubblico senza che gli sia richiesto, contro una visione dogmatica della religione, contro quel perbenismo strisciante che spesso s’incontra e anche contro molto altro.
A inizio serie incontriamo questo giornalista vedovo e misogino, circondato da una serie di personaggi ai limiti del surreale e di situazioni lavorative e personali che sembrano non modificare mai veramente le sue convinzioni. Un uomo immerso nella solitudine più completa e in perenne lotta contro chiunque oltre che contrario a compiacere le persone che con lui spartiscono il tempo che dedica a bipedi della razza umana. Che siano colleghi, fra cui spicca il cognato, l’attore Tom Basden, direttore del Tambury Gazette, giornale gratuito dell’immaginaria cittadina costiera di Tambury, consegnato a domicilio a cittadini desiderosi di apparire sulle sue pagine. E il personale della casa di cura dove risiede Ray, il padre, ricoverato e ignaro di cosa stia accadendo al figlio e incapace quasi di riconoscerlo, ma che ricorda alla perfezione quasi ogni evento del passato più remoto.
Da quel momento iniziale però la vita di Tony subisce lentamente una catarsi, il tutto assieme ai suoi propositi. E l’uomo che ci troviamo di fronte a serie finita, solo a malapena richiama colui che aveva preso parte al primo episodio. Alla fine Gervais lancia uno strale nei confronti della vita, definendola come qualche cosa che vada vissuto, ma per se stessi e non per il compiacere di altri. Non stiamo quindi parlando di una serie di azione con intrecci particolari e nemmeno una che possa necessariamente farvi ridere, perché il lost in translation può essere evidente. Ma di certo una serie da vedere se siete corazzati nei confronti di una narrazione che solo apparentemente lascia tutto immutato ma che potrete apprezzare per la profondità di vedute.
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