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Il nome della rosa

1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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La recensione su Il nome della rosa

di Gattomammone
5 stelle

Attori inespressivi, o sopra le righe (meno il bravssimo Bentivoglio), doppiaggi con effetto "fuori campo", allestimento del monastero in puro ed evidente polistirolo , con l'affastellamento di enormi e spropositati edifici. Difetti non secondari, che tolgono spessore ad una regia per altri versi decorosa e puntuale.

Obiettivamente era difficile reggere il confronto con uno dei capolavori della letteratura mondiale recente e con il capolavoro del primo film che l'aveva trasposto per il cinema. Ma francamente questo "il nome della Rosa" è andato sotto le aspettative, aspettative rafforzate anche dai promo pubblicitari, che enfatizzavano l'investimento prodotto per realizzare questo film, le location, la scelta degli attori, ecc.

Ora si può dire che mentre la sceneggiatura e la regia appaiono decorose, anche se con qualche lentezza di troppo e momenti di stanca, dove cade la serie televisiva è proprio sugli aspetti più decantati dai promo: gli attori protagonisti, meno Fabrizio Bentivoglio, l'unico veramente all'altezza, appaiono assolutamente inespressivi, e la loro inespressività è rafforzata, specie per Turturro, da un doppiaggio piatto e da uno sgradevole effetto di intervento "fuori campo"; il livello più basso si raggiunge con Antonia Fotaras (la ragazza occitana), che ha sempre l'aria di una che è appena uscita da un incontro con le amiche alla Facoltà di Architettura, con i suoi riccioletti ben curati e l'espressione un pò salottiera, anche quando viene presa in trappola dal truce Salvatore. Il quale eccede dal lato opposto, e fa rimpiangere l'interpretazione allucinata ma anche più introspettiva di Ron Perlman. Assolutamente risibile è poi l'allestimento, realizzato a Cinecittà, in puro polistirolo del monastero, dove nello spazio di pochi metri sono stati affastellati un'enorme cattedrale (ispirata alla Cattedrale di San Martino a Lucca), l'enorme biblioteca ottagonale ed il convento: tutto in polistirolo grigio a malapena ricoperto dalla neve finta. Ci si domanda se, con tutti i bellissimi monasteri che esistono in giro per l'Italia, non era possibile scegliere una location più adeguata e, in ogni caso, se non esistono in giro architetti e scenografi più all'altezza. Infine risibile è il contrasto tra l'ambientazione da profondo inverno del castello e quella primaverile (si vedono bene i germogli) del bosco immediatamente sottostante al monastero, riprova ulteriore di un allestimento sciatto, certo ben al di sotto delle promesse e dell'investimento effettuato.

 

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