3 stagioni - 18 episodi vedi scheda serie
È la prima serie italiana prodotta da Netflix che vedo e per me è un grandissimo no. Diciamo che sul finale si è leggermente ripresa, altrimenti avrei dato una stella, ma in linea generale l’ho trovata piuttosto imbarazzante. L’idea di base è carina, ma più che un dramma adolescenziale sembra un’accozzaglia dei peggiori stereotipi delle high school americane. Il punto è che la caratterizzazione dei personaggi e lo sfondo per una storia interessante ci sono pure, il problema è che la sceneggiatura è veramente banale e
gli attori hanno un livello di recitazione che dire pessimo è poco, soprattutto le due protagoniste.
La storia gira attorno a Chiara e Ludovica, due ragazze con famiglie disastrate che appartengono alla Roma bene e frequentano una privata che, più che una scuola, sembra un sobborgo di Detroit, tanto è piena di bulli. La prima, Chiara (la ragazza bionda), ha i genitori separati in casa per mantenere alto il nome della famiglia. La seconda, Ludovica, vive con una madre eccentrica ed ha girato un video pornografico con il capobranco della scuola (Brando), che lo ha poi diffuso sul web. Si aggiungono poi altri personaggi di contorno: l’amica Camilla, che ha il giudizio facile, Damiano, che viene dai bassifondi e si ritrova improvvisamente a vivere in un contesto altolocato a cui non riesce ad adattarsi, e il figlio del preside (di cui ora mi sfugge il nome), che ha fatica ad accettare la propria omosessualità. I background dei personaggi sono interessanti, seppur non troppo originali, però il modo in cui la storia è stata sviluppata è veramente improbabile, per non parlare di alcune cose che non hanno proprio nesso.
In primis, Ludovica. Non si capisce il motivo per cui sia ancora in quella scuola, quando sua madre non può permettersela e soprattutto non può camminare per i corridoi che tutti le ricordano del video e la insultano continuamente. Ma chi te lo fa fare? Oltretutto mica siamo negli USA, se la privata non puoi permettertela fai le valigie e vai ad una pubblica, come farebbe chiunque dotato di cervello. Una situazione del genere sarebbe stata plausibile se la serie fosse ambientata in America, ma qui siamo a Roma.
Seconda cosa, Damiano. È per metà arabo ma sembra un camorrista russo. Nella scelta di questo attore è stato evidentemente fatto del whitewashing.
Le due ragazze si incontrano e sembrano diventare amiche immediatamente, e nel telefilm è tutto così, tutti che si guardano in faccia e sono subito migliori amici. La stessa cosa succede a Damiano e il figlio del preside e a Camilla e Damiano.
Altre situazioni improbabili si verificano per esempio quando viene distrutto l’ufficio del preside, Damiano è il primo accusato perché il colpevole ha girato un video e indossava la sua felpa. Anche nel giallo più scadente di questo mondo il preside avrebbe fatto due più due e avrebbe capito che è alquanto assurdo che qualcuno faccia una cosa del genere filmandosi di proposito con una felpa riconoscibile, in più non si vede la faccia di chi sta commettendo l’atto e nonostante questo Damiano viene accusato completamente ad cazzum. Non ci sono provvedimenti, però, per il razzistello che scrive arabo di merda sul banco di Damiano, che vorrei chiarire è il figlio dell’ambasciatore di non si capisce quale Paese arabo.
La storia si sviluppa in maniera molto lenta, un elemento che ho apprezzato, perché permette di penetrare nella mente delle protagoniste e degli altri personaggi e di comprendere le loro scelte fino in fondo, ma questo non è il risultato della buona recitazione, ma semplicemente del lento susseguirsi degli eventi. Ripeto che gli attori recitano davvero male e che la sceneggiatura è piena di frasi fatte e a volte davvero imbarazzante, ci sono dei momenti in cui ciò che dicono è talmente stupido che lo spettatore si sente a disagio. Il problema è che la storia comincia da un punto, ma arriva da tutt’altra parte. Ci sono troppi personaggi, troppe sottotrame, troppi intrighi, troppi amici di amici che si incastrano in qualche modo nel racconto. C’è la sottotrama di Niccolò e la prof che vivono una relazione, il figlio del preside che è gay e il suo difficile rapporto col padre, il giro di spaccio con Saverio in cui Damiano sembra stranamente coinvolto, Brando che all’improvviso si mette a fare il detective Conan e non si capisce perché né che cazzo voglia dalla vita sto cristiano. Oltretutto Brando è proprio un personaggio assurdo: basso e con l’apparecchio, fa il bulletto con Damiano (che ripeto, ha una faccia inquietante), quando nella vita reale sarebbe uno sfigatello di paese. Alla fine, tutto sommato, la serie tratta piuttosto bene tutte le tematiche di cui vuole parlare, ma è come se parlasse di tutto senza poi effettivamente parlare di qualcosa. C'è veramente di tutto: l'omosessualità, il femminismo, il revenge porn, la malavita, le difficoltà familiari sotto i punti di vista di diverse famiglie, il rapporto figlio-padre, il rapporto fratello-sorella e sorella-sorella, la relazione alunno-insegnante...
La storia è ambientata a Roma, ma di Roma non vediamo assolutamente nulla. Quelle poche inquadrature che ci sono ci fanno vedere quattro palazzi.
L’unico personaggio che mi era piaciuto era il barman, ma alla fine lo hanno fatto diventare uno psicopatico senza motivo.
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