1 stagioni - 6 episodi vedi scheda serie
“WanderLust”, un'esplorazione del desiderio e un romantico Grand Tour sentimentale (un giringiro attorno Eros e Thanatos, due autentici, potenti psicofarmaci), non è una serie cicatrizzante, lenitiva. Però s'insedia insinuandosi sotto pelle e andando a titillare e grattare là dove la ferita - che si sta, più o meno, rimarginando - prude.
Flirting with Disaster (Amoreggiare col Disastro).
Scrivere la trama di un film o di una serie come di un romanzo mi sfianca, m'ammorba, m'ammazza. Ma grazie al Culo, l'energia che (s)muove il multiverso, vi sono gli alia sapien(te)s del wiki-mondo, e allora affidiamoci ad essi, no? Toh: “Una terapeuta cerca di salvare il suo matrimonio dopo un incidente in bicicletta che la induce a rivedere la relazione con suo marito.” E...no, come non detto. Lasciamo perdere i minus haben(te)s [ai mentecatti (quando sento/leggo “i films”* mi cascano le balls e fracasserei heads) all'ascolto: il latino (s. m.), così come l'inglese e tutte le lingue straniere (pl. f.) rispetto a quella del testo in essere, non deve essere pluralizzato, aka declinato al “dal >1 all'∞”] e vediamo di sudare un po', suvvia. Mumble-mumble... E quindi ecco allora che: “Una terapeuta cerca di salvare il suo matrimonio - che ha generato tre figli, due femmine e un maschio - dopo che il lungo stop forzato dall'attività sessuale coniugale (in verità iniziato, fuor d'ipocrisia, già molto prima dell'infortunio, ma qui inteso col beneplacito d'entrambi come catalizzatore e innesco concreto dei reali problemi pregressi) causato da un incidente in bicicletta la induce a rivedere, al principio, con l'insorgere della voglia di girovagare (WanderLust: forte desiderio o impulso a vagare) nella lussuria, dal punto di vista prettamente (ma non “meramente”) sessuale, e in séguito, su più larga scala, la relazione con suo marito.” Ri-ecco. È già un po' meglio. Per lo meno in attesa del 5° ep. nel quale altro rimosso verrà alla luce dopo essere balenato in lampanti bagliori fugaci ma indelebili attraverso brevi inserti di ritagli di montaggio innestati nel continuum (del) mainstream**.
* E dopo la gestalt liquida del wiki, il treccani***-zeitgeist: “Anni fa Renzo Arbore, rifacendo il verso a chi, per malinteso snobismo o per ingenua faciloneria, pronunciava films, bars, pullovers, sports, sibilava in modo strafottente quella innaturale (per la morfologia italiana) esse finale.”
** “La regia è da tv contemporanea, troppo elaborata e piena di canzoni indie.” - R.Manassero, filmtv.press (e improvvisamente l'angolo della mia biblioteca dedicato a Edgar Reitz s'è trasformato nella raccolta completa dell'annata 1992-'93 di TV Sorrisi e Canzoni).
*** E sì, anche tu andresti a cercare / le parole sicure per farti ascoltare:
per stupire mezz'ora basta un libro di storia, / io cercai di imparare la Treccani a memoria,
e dopo maiale, Majakowsky, malfatto, / continuarono gli altri fino a leggermi matto.
Due sedie poltronate vis-à-vis in vece dell'agrippinica cislonga: dopo Toni Collette (Joy Richards) da Sophie Okonedo (Angela Bowden), altri terapeuti terapeutizzati seriali: Lorraine Bracco (Jennifer Melfi) da Peter Bogdanovich (Elliot Kupferberg) in “the Sopranos”, Mads Mikkelsen (Hannibal Lecter) da Gillian Anderson (Bedelia Du Maurier) in “Hannibal” e Assi Dayan/Gabriel Byrne/Sergio Castellitto da Gila Almagor/Dianne Wiest/Licia Maglietta in “BeTipul / In Treatment / In Terapia”…
Interludi(c)o.
Lui, vedendola arrivare da lontano: «Oh, cazzo...»
Lei, avvicinadoglisi: «Per caso conosci “the Kraus Project”?»
Lui: «Sssì! Ehm... Lo conosco, sì. Ed è...forte!»
Lei: «In pratica è una raccolta di saggi.»
Lui: «Sì... Una sorta, sì. Franzen ha sgobbato parecchio per tradurre queste dense dissertazioni austriache di questo tizio chiamato Kraus, una specie di autore satirico dell'inizio del XX secolo...»
Coro Greco 1: «Sta succedendo davvero?»
Lei: «L'hai letto?»
Lui: «Quasi tutto, sì... Cioè... Voglio dire... Non la maggior parte, ma...quasi.»
Lei: «Ok. Grazie. »
E niente, da lì in poi le cose si son fatte un po' confuse perché sono venuto, ma poco dopo la serie ha ripreso a scorrere normalmente, perciò.
Lei se n'è andata. Lui sta ritornando dagli amici.
Coro Greco 2: «Cazzo che roba! Ho visto male io o quei due hanno flirtato?»
Coro Greco 3: «È stato sicuramente uno dei peggiori [“dullest”; NdT] flirt che abbia mai visto.»
Coro Greco 2: «Non c'è storia: lei ti vuole!»
Coro Greco 1: «Cosa?»
Coro Greco 2: «Ti manca solo di scoparla.»
[Ovviamente, a naso, la Vera Storia d'Amore sarà tra Lui e Coro Greco 3.]
Nothing's Gonna Hurt You, Baby (Non c'è niente che possa farti male, piccol-a/o).
Creata e scritta dal commediografo e sceneggiatore (suo è l'adattamento per il cinema di “the Sense of an Ending”, il piccolo capolavoro di Julian Barnes, poi messo in scena - coi volti di Jim Broadbent e Charlotte Rampling - non memorabilmente da Ritesh Batra) inglese Nick Payne, classe 1984 - e penso ad Alan Bennett, Ian McEwan (“SaturDay”), Yasmina Reza, Herman Koch, Phoebe Waller-Bridge -, attivo sugli assiti da una dozzina d'anni e qui alla sua prima prova col mezzo televisivo, coadiuvato splendidamente dai due registi Luke Snellin (ep. 1-3) e Lucy Tcherniak (ep. 4-6), dalla fotografia di Ben Wheeler, dal montaggio di Gary Dollner e Johnny Rayner, dalle musiche originali elettro-minimali di Peter Broderick (che si manifestano prepotenti nel devastante, epifanico, calibratissimo 5° ep., un lungo assolo a due fra Toni Collette e Sophie Okonedo) e da quelle non orginali - per un totale di (fino a metà ci sono arrivato da solo, oltre la metà mi ci ha accompagnato TuneFind) una sessantina di pezzi - di Cigarettes After Sex (“Nothing's Gonna Hurt You Baby”), Joan as Police Woman, Elbow, This Mortal Coil (la splendida, lynchana, inflazionatissima “Song to the Siren” di Tim Buckley e Larry Beckett: ma...con che coraggio?), Chuck Berry, Otis Redding, Nick Cave & the Bad Seeds, Weyes Blood (“Everybody's Talkin'” di Fred Neil), Michael Nau, Vetiver, Ron Gallo, Bill Withers, La Femme, Eurythmics (“Here Comes the Rain Again”: Annie Lennox by Toni Collette), Aldous (Hannah) Harding, She Keeps Bees, Sandy Denny, This Is the Kit, Temples, Warren G, Jamie Woon, BadBadNotGood, Curtis Harding, Maggie Rogers, Joe Goddard, MarthaGunn, Rhye, Alice Boman, Andy ClockWise, Agnes Obel, Chapelier Fou, the Acorn, Loyle Carner, Jelani Blackman, Benjamin Clementine, Jeremy Warmsley, Nick Mulvey, Khruangbin, Trentemøller, the Dead Weather, Ulyimate Painting, INXS, Department of Eagles, Wet Wet Wet, East 17, Spice Girls, Stormzy, etc..., “WanderLust”, prodotta da Drama Republic per BBC e NetFlix, è un proditto adulto, pensato, sensato: siamo dalle parti di Big Love, the Big C, FleaBag, One Mississippi...
Greg Gonzalez, Joan Wasser, Elizabeth Fraser, Guy Garvey, Nick, Chuck, Otis...? Sì, certo! Ma anche Ron!
Toni Collette (“the Sixth Sense”, “Velvet GoldMine”, “8½ Women”, “About a Boy”, “In Her Shoes”, “Little Miss Sunshine”, “TowelHead”, “Hereditary”), dopo la grande prova di “United States of Tara”, si prende di nuovo tutto il tempo (6 ep. da 55'-60' l'uno) e lo spazio (pp.p. insistiti a riempire il quadro) necessari per delineare, dipingere, interpretare, impersonare un carattere reso profondo e tridimensionale da questa full immersion di realismo psicologico e impersonificazione creativa.
Al suo fianco, un fantastico (e a me quasi semi-sconosciuto fino ad ora) Steven Mackintosh, coniuge, Celeste Dring, Emma D'Arcy e Joe Hurst (bravissimi), figli, una magnifica Zawe Ashton e un ottimo Thoros of Myr, pardon, Paul Kaye, amanti, Isis Hainsworth, compagna di scuola, e Sophie Okonedo, in fiammeggiante sottrazione, la controparte. E ancora, a chiudere: Royce Pierreson, Kate O'Flynn, William Ash, Anastasia Hille, Jeremy Swift...
- “La cosa più strana era... La cosa più strana, probabilmente, era...la quantità di gente che...prima, ah!, non avevo mai incontrato!, che mi diceva quanto avesse amato mia mamma... Mi dicevano quanto per loro fosse stata meravigliosa... Era gente che aveva lavorato con lei, o con cui andava a ballare...”
- “Perché era strano?”
Il brufoloso punto nero della situazione: se BBC One trasmette l'ottimerrima “WanderLust” Rai 1 caca fuori emetiche scemenze come "i Bastardi di PizzoFalcone" e "Braccialetti Rossi" e inutili innocue bazzecole derivat(iv)e quali "Tutto Può Succedere" e "Tutti Pazzi per Amore".
“WanderLust” (dal mittel-hoch-deutsch di “wandern”, esplorare, e “lust”, desiderio), un romantico Grand Tour sentimentale (un giringiro attorno Eros e Thanatos - due autentici, potenti psicofarmaci -, cos'altro, se no?), non è una serie cicatrizzante, lenitiva. Però s'insedia insinuandosi sotto pelle e andando a titillare e grattare là dove la ferita - che si sta, più o meno, rimarginando - prude.
(***¾) * * * * (¼)
m.c., 02/12/'18
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