4 stagioni - 34 episodi vedi scheda serie
Ottima regia di Costanzo per il capolavoro della Ferrante
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Per la prima volta, mi cimento volentieri, nel provare a scrivere una recensione su una serie tv. La "voglia” mi è venuta guardando la seconda stagione dedicata al secondo libro della saga della Ferrante. Ho letto l'intera tetralogia, perché una volta cominciato a leggere il primo, non si può fare a meno di andare avanti. La misteriosa e soprattutto anonima scrittrice, ci ha regalato quattro perle preziose e assolutamente rare nel panorama della letteratura italiana contemporanea. La trasposizione sullo schermo del 1° romanzo, cui queste righe sono dedicate, è stata curata, con estrema meticolosità e attenzione ai minimi dettagli, da un ispiratissimo Saverio Costanzo. Ci si chiede a chi allude la Ferrante parlando de l’amica geniale. Nel racconto che narra la storia di una singolare e profonda amicizia, quella tra Elena Greco detta Lenù e Raffaella Cerullo chiamata Lila, questo ruolo sembrerebbe averlo Lila, la più intraprendente, la più capace, quella che, non ha mai paura di nulla e che cerca con tutte le sue forze di evadere dalla propria, grigia, esistenza del miserabile quartiere napoletano. La narrazione è condotta in prima persona da Elena, una guida saggia e riflessiva, che conduce lo spettatore attraverso le tante vicende raccontate, attraverso il suo sguardo, si scopre una folla di personaggi, una quantità di ambienti e di usanze, di una Napoli che cerca con affanno di uscire dalle sabbie mobili dell’arretratezza culturale ed economica, retaggio del dopoguerra. Lina e Lenù abitano nello stesso rione degradato e malfamato di una città che non è solo sfondo, ma protagonista della storia. Una Napoli popolare e verace, colorita e chiassosa, ma soprattutto povera di mezzi, di sentimenti, di umanità. La storia inizia nel cortile che unisce i palazzi dove abitano le due bambine. Elena, è una bimba timida, studiosa ed intelligente. Suo padre la sostiene nel migliorare la propria istruzione, mentre la madre, claudicante, donna acida e poco comprensiva, è una figura sgradevole nella vita di Elena, forse gelosa del desiderio di emancipazione della figlia, la ostacola in tutti i modi. Lila fin da piccola mostra un intelletto prodigioso ed un carattere ribelle e indomito, che la porta spesso a mettersi nei guai per perseguire il proprio senso di giustizia. La bambina ha infatti una capacità incredibile di leggere le dinamiche del mondo che la circonda, cogliendone gli apsetti più reconditi. Elena è diligenza e dedizione, Lila è genio e sregolatezza, dietro un'emotività complessa e profonda. Lina è figlia di un calzolaio e la sua famiglia è decisamente indigente, mentre Lenù sta un po’ meglio, in quanto il padre è usciere comunale. La loro controversa amicizia che avrà alti e bassi, nasce fin dalla primissima infanzia, quando insieme giocano con le bambole e Lila butta quella di Lenù in un cunicolo e cosi fa lo stesso Elena con la bambola di Lila, quando vanno per recuperarle non le trovano e si convincono che è stato Don Achille a rubarsele, il boss del quartiere, vanno da lui a reclamarle e ottengono dei soldi, con cui acquistano “piccole donne” il loro primo romanzo, cosi il rapporto si consolida, frequentano la stessa scuola elementare, entrambe vivono con grande insofferenza le rigide regole di comportamento imposte dal rione. Il loro più grande desiderio è quello di poter evadere, un giorno, da quella soffocante atmosfera. Fin da subito la personalità di Lina emerge, per la sua forza che spesso tracima quasi nell’irresponsabilità. Una volta invece di recarsi a scuola se ne vanno a passeggio fuori dal quartiere, suscitando le ira dei familiari. Infatti, quando è necessario prendere una qualsiasi decisione, la pacata Lenù si appoggia all’amica, Lila è piccolina magra, sporca e sempre con qualche ginocchio scorticato, ma incute soggezione, soprattutto per la sua lingua affilata, che offende ed umilia gli altri con facilità. Parla in dialetto con i coetanei, dai quali si fa rispettare, ma, quando è a scuola, sfoggia, con la maestra, Oliviero un linguaggio aulico e ragionamenti di alto livello. Lenù osserva e tutto conserva nel suo animo, spinta dall’ammirazione e insieme dall’invidia, per quella sua amica geniale. Alla fine della scuola elementare, dopo cinque anni di frequentazioni assidue, le due compagne sono legate da un sentimento profondo e complesso, in un confronto continuo, come due fidanzati si lasciano, si pigliano, si insultano e poi fanno pace. Ma da questo momento, in poi le loro esistenze prendono strade diverse, Lenù continua a studiare, supportata dall’insegnante che la sponsorizza e persuade la sua famiglia a farle proseguire gli studi . Lina, invece, per ragioni economiche, pur volendo ardentemente, non può continuare, deve aiutare il padre in bottega. Durante un alterco con lui, viene da costui scaraventata dalla finestra, si salva ma si rompe un braccio e le sue velleità scolastiche si chiudono qui. L’evento di per sé traumatico, viene assimilato e metabolizzato dal quartiere, come normale e inevitabile. Le vite di tutti gli sventurati abitanti di questo rione, pieno di miseria e ignoranza, sono segnate: le donne prima figlie angariate, diventano poi mogli vessate e all’occorrenza bastonate. Gli uomini si stremano in lavori estenuanti, poco gratificanti e malpagati e tutto resta immobile. I prepotenti nelle persone dei fratelli Solara fanno quattrini, gestendo una pasticceria, ma soprattutto con lo strozzinaggio, che pratica la madre, come i Carracci, figli di Don Achille, altro personaggio equivoco, usuraio, morto ammazzato, gestiscono una salumeria che va molto bene. Nonostante un’apparente distanza, le esistenze delle due ragazzine, si intrecciano sempre di più, soprattutto quando hanno inizio le prime scaramucce sentimentali, è allora che le due amiche si scontrano, si respingono, poi si riavvicinano. Lila è capricciosa, Lenù è più sensibile, le loro vite si incroceranno drammaticamente con quelle dei Solara e dei Carracci e con i Sarratore altra famiglia del rione, costretta presto a lasciarlo per ragioni “passionali” Donato il padre aveva avuto una storia con Melina, una instabile vedova che aveva letteralmente perso la testa e lo aveva cominciato a stalkerare. la 1° stagione termina con il matrimonio di Lila. Lenù e Lila sono ormai due donne. L’amica geniale viene considerato, a ragione, una storia “al femminile”, in quanto le due principali protagoniste sono donne ed intorno a loro si incentra tutta la storia, ma sarebbe riduttivo fermarsi a questa definizione, nel piccolo capolavoro, c’è tanto altro, c’è un intero mondo raccontato, ponete attenzione alle auto d’epoca, alle insegne dei negozi, l’ambientazione è perfetta, ci sono personaggi di contorno che hanno eguale valenza nel riuscire a far tuffare il lettore prima e lo spettatore poi nella Napoli degli anni cinquanta, non quella raccontata nelle canzoni: Sole pizza e mandolino, ma quella autentica, ricca di contraddizioni, ma anche di tanta voglia di riscatto. Grande regia e grande fotografia.
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