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The Sinner

4 stagioni - 32 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 1

  • 2017-2017
  • 8 episodi

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mck

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La recensione su The Sinner

di mck
7 stelle

Finì con uno sterno spezzato.

 

The Sinner” (in questa pagina verranno brevemente trattati gli 8 ep. della 1ª stag. del 2017, ma la definizione si applica all’intera serie semi-antologica) s’inserisce senza colpo ferire, ma con una discreta dose di sapiente artigianato, rodato buon senso ed efficace mestiere, tra due sovramodelli (con l’inframodello delle antologiche in purezza a parte) del linguaggio cinematografico “spezzato ed esteso” qual è quello seriale, ovvero il “telefilm” (spesso verticale, ma pure, a volte, orizzontale con una leggera spruzzata di narrazione cumulativa) ed il “serial” (spesso completamente/radicalmente orizzontale, senz’alcun cliffhanger, ovviamente con delle eccezioni), attestandosi a mezza via nel flusso principale della 3ª Golden Age della TV, vale a dire quella Complex/Peak/Prestige: un buon prodotto, superiore alla media, senza raggiungere i livelli artistici di David Chase, Matthew Weiner, David Simon, Noah Hawley, David Milch, Vince Gilligan, Taylor Sheridan, Ronald D. Moore, Micaela Coel, Liz Flahive, Jenji Kohan, Carly Mensch, Phoebe Waller-Bridge, Terence Winter, Peter Gould, Aaron Sorkin, Mike White, Alan Ball, Scott Frank, Richard Price, Jimmy McGovern…

 


Da ragazzo spiare i ragazzi giocare
al ritmo balordo del tuo cuore malato
e ti viene la voglia di uscire e provare
che cosa ti manca per correre al prato,
e ti tieni la voglia, e rimani a pensare
come diavolo fanno a riprendere fiato.
Da uomo avvertire il tempo sprecato
a farti narrare la vita dagli occhi
e mai poter bere alla coppa d’un fiato
ma a piccoli sorsi interrotti…

Tra la sinossi e il flano: Jessica Biel (“the Rules of Attraction” “the Illusionist”, “LimeTown”, “Candy”) è Cora Tannetti, una 35nne colpevole innocente che, pur avendo commesso il più grave dei quattro peccati che gridano vendetta al cospetto Dio, peccatrice non è. Sua sorella minore Phoebe (Nadia Alexander) mette carnalmente in scena quel “secret none but Mary knows” di leemastersiana memoria, poi ampliato da De André, Bentivoglio e Piovani. Un dolente e in alcuni frangenti deniriano Bill Pullman (“the Serpent and the Rainbow”, “the Accidental Tourist”, “Wyatt Earp”, “Lost Highway”, “the End of Violence”, “Dear Wendy”, “the Ballad of Lefty Brown”) indaga (con l’asso nella manica d’aver fermato anni prima per guida in stato d’ebbrezza quella che oggi è diventata un giudice di corte penale). Completano il cast Christopher Abbott (“Martha Marcy May Marlene”, “It Comes at Night”, “Vox Lux”, “Catch-22”, “Possessor”, “Black Bear”, “the World to Come”, “the Forgiven”, “Poor Things”), Abby Miller (“Justified”) e la warholiana Patti D’Arbanville (“Rescue Me”).

 


Eppure un sorriso io l’ho regalato
e ancora ritorna in ogni sua estate
quando io la guidai o fui forse guidato
a contarle i capelli con le mani sudate.
Non credo che chiesi promesse al suo sguardo,
non mi sembra che scelsi il silenzio o la voce,
quando il cuore stordì e ora no, non ricordo
se fu troppo sgomento o troppo felice,
e il cuore impazzì e ora no, non ricordo,
da quale orizzonte sfumasse la luce.

 


Creata e sviluppata per U.S.A. NetWork da Derek Simonds (“Seven and a Match”, “the Astronaut Wives Club”, “When We Rise”) basandosi (per quanto riguarda questa prima stagione, perché poi la serie vivrà di vita propria per altre tre annate) sul quasi omonimo romanzo (“Die Sünderin Roman”) del 1999 di Petra Hammesfahr, fotografata principalmente da Radium Cheung e musicata da Ronit Kirchman, questa 1ª stag. di “the Sinner” è diretta per un primo blocco di 3 ep. (scritti dallo stesso Derek Simonds) da Antonio Campos ("Afterschool", "Simon Killer", "Christine", "the Devil All the Time", "the Staircase") che poi passa la MdP a Brad Anderson, Cherien Dabis, Jodi Lee Lipes ed infine, per il dittico conclusivo, a Tucker Gates, mentre gli altri sceneggiatori sono Jesse McKeown, Tom Pabst e Liz W. Garcia.

E fra lo spettacolo dolce dell’erba
fra lunghe carezze finite sul volto,
quelle sue cosce color madreperla
rimasero forse un fiore non colto.
Ma che la baciai questo sì lo ricordo
col cuore ormai sulle labbra,
ma che la baciai, per Dio, sì lo ricordo,
e il mio cuore le restò sulle labbra.

 


Forse la modalità “miniserie inglese”, ossia, in media, 4 episodi da 1 ora piuttosto che 8 da 45 minuti, cioè un paio d’ore in meno, avrebbe consentito alla storia di evitare qualche banalità reiterata nella gestione dei flashback; oppure, per contro e - a prima vista - paradossalmente, il sostituire alcune lentezze con qualche pennellata in più rispetto all’ambientazione di provincia (l’Upstate New York) avrebbe dato profondità al quadro generale. Comunque non mancano insegnamenti sul saper vivere: ad esempio sul come l’aver fermato un giudice per guida in stato d’ebbrezza può sempre tornare utile anzichennò.

Si dice il peccatore, ma non il peccato.
{Finì con uno sterno spezzato. [E nemmeno un rimpianto. (O quasi.)]}   

 

* * * ½  

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