3 stagioni - 30 episodi vedi scheda serie
“I'm Too Rigid!” - /// - “Pies of Rage!”
Chi si ricorda di “Studio 60 on the Sunset Strip”? Chissà, forse in una seconda stagione alla quale mai assisteremo Aaron Sorkin ci avrebbe fatt'omaggio di un intero episodio della sua versione del “Sutarday Night Live” (ma, di certo, non l'ha fatto con un intero telegiornale - anche se ci è andato molto vicino... - nelle tre stagioni di “the NewsRoom”), ma sicuro è che col suo 8° ep. “GLOW” ci regala qualcosa di - no, non “nuovo”, né “coraggioso”, ma direi anzitutto: - fottutamente appropriato.
Al solito, 10 ep. da 25' di racconto effettivo (tranne il finale di stagione che ne dura 40).
Al solito...4 ore e mezza di pura goduria intelligente (ad esempio, la gestione della sempiterna "Questione-che-oggi-chiamiamo-Weinstein").
“Yeah, you let somebody in, you know? And then, you make room. Then they go. And yeah, the room's still there.”
“Si, fai entrare una persona nella tua vita, lo sai, no? Le crei uno spazio. E poi lei se ne va. E, beh, quello spazio rimane lì.”
I creatori e showrunner Liz Flahive e Carly Mensch scrivono 4 episodi (il primo, il 7° e gli ultimi due) e lasciano gli altri 6 centrali a, in ordine cronologico dal 2° all'8°, Nick Jones (e ½ 8°), Sascha Rothchild (che co-sceneggia con i creatori anche 1/3 del 7°), Kim Rosenstock (che co-sceneggia con i creatori anche 1/3 del 9°), Rachel Shukert (e ½ 8°), Marquita J. Robinson.
In questa seconda annata - rilasciata come al solito da NetFlix in un unico pacchetto - Jenji Kohan [la creatrice di “Weeds” (7a - penult. - e 8a - ultima - stag.), “Orange Is the New Black” e “the Devil You Know”, il cui pilot è stato diretto da Gus Van Sant e rimane l'unico episodio girato dato che la HBO ha deciso di non portare avanti il progetto] si limita al ruolo di produttrice esecutiva.
Alla regia si alternano in 10: Linn Shelton dirige il 1° e il 6°, mentre gli altri, sempre in ordine cronologico, sono girati da Mark A. Burley, Kate Dennis, John Cameron Mitchell (il 4°, co-diretto con M.A.Burley), Claire Scanlon, Sian Heder, Meera Menon, Phil Abraham, Jesse Peretz.
Magnifica la descrizione esplorativa dell'evoluzione del rapporto madre-figlio nel 4° ep., e grandioso, understatementario, controtempistico il finale dell'ep. 7: null'accade, niente, ma lo fa tanto bene (ralenty assurdo sulle note di “Destination Unknown” di Cuccurullo/Bozzio, ovvero Missing Persons).
Musicalmente - in relazione al periodo ambientale affrontato in GLOW - la metà degli anni '80 U.S.A. è pericolosissima, ma qui alla mixerante consolle c'è Bruce Gilbert, e con lui Aretha Franklin, Patti Smith, Billy Joel, Madonna, Genesis (“Man on the Corner” sul bellissimo finale in zona AIDS del 9° ep.), the Jesus and Mary Chain, the Human League, the Dixie Cups (“Chapel of Love”), the Outlets, StarShip, e si, persino (https://twitter.com/JuddApatow/status/980147012346802178) Frank Stallone, “Far from Over” da “Staying Alive” (obviously), risultano essere perfettamente inseriti ed utilizzati. E punto.
Per altre notizie sul cast tecnico e artistico: "GLOW", stag. 1. Qui ribadisco solo: Alison Brie ("Mad Men") - non so a voi, m'a me sentirla parlare come Greta Garbo in "Ninotchka" m'arrapa ("I'm too Rigid!") come s'arrapava Wanda (Jamie Lee Curtis) quando Archie (John Cleese) le parlava in russo e spagnolo (in italiano nella versione originale inglese) -, Betty Gilpin ("Nurse Jackie"), Marc Maron ("Girls", "Louie") & C. forever.
GLOW, stag. 2: * * * * (¼), ovvero: rigidità di corpi cavernosi (un milfico full frontal lateral-posteriore da mozzare il fiato)…
[E si, beh, quindi ho deciso di utilizzare la Faccia di Salvini come bollino salva morale/decenza: sembra che - ognun di voi tutti, si: voi, tutti - non riusciate a - o, meglio: non vogliate - trovare ed insorgere ragioni sufficienti per odiarlo...
...e disprezzarlo, e così quindi ve ne do un po', a prescindere dal fatto che prendere per un - pardon, per il - culo Felpino Salvini è facile e divertente, mentre al contrario, invece, farlo con Giggino Di Maio è superfluo/inutile e deprimente.]
...e torte di rabbia.
Deuteronomio: 25 (la Discendenza di un Fratello Defunto), 11-12
Quando alcuni verranno a contesa fra loro, e la moglie dell’uno s’accosterà per liberare suo marito dalle mani di colui che lo percuote, e stendendo la mano afferrerà quest’ultimo per le sue vergogne, tu le mozzerai la mano; l’occhio tuo non ne abbia pietà.
Labbibbia, er mejo checc'è. Parola di Welfare Queen.
Mentre, nel frattempo, siamo in viaggio. E, partendo, abbiamo (paradossalmente) raggiunto "...All the Marbles" ("California Dolls") del grande Robert Aldrich.
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