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Tredici

4 stagioni - 53 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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La recensione su Tredici

di SatanettoReDelCinema
4 stelle

Il tema del suicidio non è mai un argomento facile da affrontare, figuriamoci se si tratta di suicidio giovanile, ovvero quello della fascia di età adolescenziale.

Lo si può trattare in due modi, la tipica "maniera hollywodiana" e la più alternativa "maniera raffinatrice delle arti". I due esempi che mi saltano in mente sono i due più conosciuti e famosi, ovvero Gente comune di Robert Redford e L'attimo fuggente di Peter Weir. Pellicole plurinote e pluripremiate che appartengono decisamente alla prima maniera, quindi sono talvolta forzate ma nel complesso fatte decisamente bene, con in particolare dei cast eccellenti. Se vogliamo invece parlare della seconda schiera non posso che consigliare una piccola perla, Il diavolo probabilmente di Robert Bresson. Quest'ultimo è un film crudo che non fa sconti allo spettatore, sicuramente meno conosciuto rispetto agli altri due precedentemente citati ma anche più efficace.

Fatti questi esempi, direi che possiamo passare al soggetto della recensione odierna che fa parte dell'altra schiera dell'arte dell'immagine in movimento lustrate su pellicola: le serie televisive. E la serie in questione è Tredici, basata sul romanzo di Jay Asher 13 (quanta fantasia nel cambiare il titolo, sono commosso).

E' una serie recentissima, offerta da Netflix dalla fine del marzo di quest'anno, che tratta appunto del tema del suicidio giovanile. Per essere più precisi si può dire che la serie narra un nuovo e rivoluzionario metodo di suicidio. La vittima, la giovane Hannah Baker, prima di togliersi la vita infatti ha lasciato tredici cassette, ognuna dedicata ad una persona in particolare, e ognuna delle persone indicate nelle cassette è responsabile a suo modo della drastica decisione presa da Hannah. Le cassette in questione vengono girate da persona a persona, da responsabile a responsabile, e nel momento in cui la storia inizia e fino a quando la storia finisce le cassette sono in mano al nostro protagonista Clay Jensen, un pischelletto compagno di scuola e di lavoro di Hannah, basso, magrolino e sfigato nella vita di tutti i giorni, oltre che OVVIAMENTE innamorato di lei (e non è uno spoiler perché si capisce tipo dopo tredici secondi dall'inizio del primo episodio).

 

Prima avevo citato delle pellicole, a che scopo l'ho fatto secondo voi lettori? Solo per introdurre l'argomento? No, ho anche intenzione di utilizzare tali pellicole per mettere a nudo una delle gravi mancanze della serie. I film che ho citato in precedenza, pur se non esenti da difetti, hanno una cosa chiamata "stile" che li rende riconoscibili e particolari, oltre che classificabili in una delle due maniere precedentemente chiarite. Tredici invece non è classificabile in nessun modo, perché è una serie completamente priva di un suo stile.

Non ha un suo stile ne' nella regia, con dei falsi piani sequenza (tipo Long take, ma che servono giusto per allungare i tempi di scena senza che riescano a conferire un'atmosfera tutta loro), ne' nelle musiche e neanche nei personaggi standard e facilmente confondibili.

Il più grave difetto della serie secondo me è il ritmo, che per i primi dieci episodi è di una lentezza che farebbe venire caldo a Febbraio. Il problema del ritmo si compensa con il fatto che mentre il nostro protagonista ascolta le cassette succede davvero poco di interessante intorno a lui.

Ci tengo allora a precisare una cosa: ho letto anche il romanzo originale di Asher, e la differenza più evidente sta nella modalità in cui si articola l'ascolto delle cassette. Infatti nel libro cartaceo il verginello Clay ascolta tutte le registrazioni nell'arco di una notte, mentre nella serie tv a furia di piagnucolare tra un ascolto e un altro passa una settimana e visto che il tempo passa così lentamente ci hanno infilato tutto il suo processo di crescita e una serie di interazioni con tutti i personaggi secondari che sono uno più inutile dell'altro. Interazioni che non portano a nulla poi, il protagonista cresce ma il mondo intorno a lui resta in un limbo circolare tipo Orlando furioso.

E tutto questo porta alla già citata lentezza del ritmo che è a dir poco uno strazio, soprattutto nella prima metà dove il nostro Clay non fa altro che piangere affermando che "non ce la può fare" e che "è troppo" tipo Shinji Ikari di Neon Genesis Evangelion, con la differenza che almeno Evangelion è un capolavoro assoluto (o almeno lo era fino ai nuovi reboot, che sono uno più inutile e brodaglia dell'altro), mentre questa Tredici è poca roba.

 

Come già accennato prima inoltre la serie non è priva di difetti neanche dal punto di vista tecnico. Non è girata male, ma non c'è neanche quella qualità che ti aspetteresti a compensare la durezza (come ritmo) della storia e, come se non bastasse, gli attori dei ruoli secondari sono uno più cane spudorato dell'altro. Il cast di Broadchurch all'incontrario praticamente.

E allora come mai Tredici è così tanto acclamata da critica e, soprattutto, pubblico? Semplice, perché è una serie ipocrita, ignorante e pretenziosa come poche.

La serie infatti punta tantissimo sul pubblico di giovani, rendendo plausibile che ogni ragazza in difficoltà si possa raffigurare e ritrovare nel personaggio di Hannah Baker e le affianca una cornice simil-realistica.

Ci sono però dei problemi di fondo poco evidenti per un pubblico giovane e ingenuo (soprattutto per il 90% dei giovani di questi tempi) ma fin troppo evidenti per uno come me, ormai non più così giovane e molto informato e acculturato sul tema.

Problema 1: La cornice NON è nemmeno lontanamente realistica. Non lo è ne' nei personaggi secondari, uno più stereoipato e vuoto dell'altro, ne' negli avvenimenti, con un'estremizzazione degli stereotipi e delle serate degna dei peggiori anni '70.

Problema 2: Hannah Baker NON è un modello da seguire. La tanto candida e incompresa Hannah è una ragazza troppo TROPPO vittimista, tanto che la maggior parte delle motivazione registrate nelle cassette risultano forzate e per certi versi ridicole. Anzi, vi dirò di più, delle tredici cassette solo UNA ovvero la penultima ha senso di esistere, tanto che nell'ultimo episodio il tutto si focalizza sul responsabile e sulle conseguenze del fattaccio narrato in essa, con tanto di pseudo-redenzione degli inutili personaggi secondari.

Pensate che abbia finito qui? No, anzi, adesso come ultimo punto vado sullo scomodo dicendo un qualcosa che potrà causarmi il linciaggio ma che non posso fare a meno di scrivere, o meglio di denunciare: Tredici non denigra il suicidio, anzi sembra quasi incitarlo!

La scena del suicidio di Hannah nella vasca dell'ultimo episodio, per come è girata e per come è introdotta, sembra dire a tutti gli effetti:

 

<<Se vi hanno bullizzato non denunciate, è inutile, fate prima a suicidarvi e a farvi martiri con denunce postume come ha fatto la povera e pura Hannah.>>

 

Ok, a questo punto potrete controbattere scrivendomi una cosa come:

 

<<Ma Satanetto, la serie è contro il bullismo, non contro il suicidio!>>

 

E la accetterei come risposta, ma adesso vi invito a riflettere, voi che avete visto la serie: per quanto tempo all'interno di essa la giovane suicida viene bullizzata? E con bullizzata intendo DAVVERO bullizzata e non come per la maggior parte del tempo quando la serie ingigantisce ogni cosa, quanto tempo effettivamente succede? Io ad occhio e croce fisserei una stima del 5-10% del totale, quindi non così tanto.

Alla fine il fattore scatenante del suicidio è un'altra, quella della infame penultima cassetta, ed è una motivazione MOLTO più grave e ingiustificabile del semplice bullismo.

Questo fatto probabilmente si ricollega con il "fattore tempistica". Il libro infatti si concentrava solo sul punto di vista di Clay e quello di Hannah, lasciando tutto ai flashback, sfaccettando molto meglio il percorso degenerativo di lei e tralasciando i punti di vista dei tediosi e inutili personaggi secondari, mentre la serie avendo dei tempi molto più da romanzo ama strafare e alterna flashback ad attualità per lascare spazio ai tediosi e inutili personaggi secondari.

Sì, questa serie adora strafare, dilettandosi sul fatto che grazie alla sua tematica facile ed accessibile tanto non avrà mai più del 20% della critica media contro di se' e quindi potrà proporre sottotrame una più inutile dell'altra e bearsi sulle acclamazioni derivate dai "personaggi realistici" (pfff hahahahahaha) e le "scene da schiaffi in faccia" (una in tutta la serie), dimostrandosi così, appunto, una serie ipocrita, ignorante e pretenziosa come poche.

 

In conclusione, Tredici è una serie per me stra-sopravvalutata che non ho proprio digerito. La consiglio giusto per completezza sul tema e per un paio di scene degne del muro degli orrori cinematografici e non.

 

Voto: 4/10.

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