3 stagioni - 30 episodi vedi scheda serie
L'arte della truffa.
Devo confessare di aver sempre nutrito una certa simpatia per Ribisi, caratterista americano notato per la prima volta nell’episodio 3x03 di “X Files” (1995), dove era un adolescente dotato di poteri telecinetici innamorato di un’insegnante, “per quella faccia un po’ così e quell’espressione un po’ così” che gli conferivano un aspetto ambiguo e minaccioso, fisiognomicamente affilato, in netto contrasto con la corporatura minuta e magra. Poi perso di vista, almeno dal sottoscritto (ma presente in numerose comparsate più o meno lunghe sia al cinema che in televisione), fino a ritrovarmelo AD 2017 sorprendentemente protagonista di una serie TV pubblicata da Amazon Video.
Le caratteristiche fisiche hanno mantenuto se non amplificato la loro enigmaticità, e gli anni passati hanno arricchito di rughe “beffarde” il già emaciato volto, rendendolo perfetto per la parte richiestagli: quella di un abile truffatore finito nei guai col proprio boss, in cerca però anche di riscatto e vendetta.
Se poi il boss in questione è interpretato da Bryan Cranston, anche ideatore e produttore del progetto, le premesse per un piacevole lavoro di “cappa e truffa” erano più che auspicabili; speranze purtroppo parzialmente frustrate da una resa spesso altalenante delle 10 puntate che compongono questa prima annata. La problematica principale risiede, per chi scrive, in una “normalità” di scrittura (al netto della felice trovata che dà l’abbrivio al racconto, comunque già recentemente usata, in ambito pulp/fracassone, in “Banshee”) dagli sviluppi palesi per lo spettatore navigato; pertanto la visione “smaliziata” delle dinamiche ingannevoli di diversi piani di menzogne, quasi sempre abilmente gestite dal “Deus Ex Machina” Pete, consentono di arrivare comunque piacevolmente alla puntate finali, con solamente un po’ di “fiatone” a causa dello stiracchiato plot (che, con l’intenzione di stupire in continuazione, si affloscia spesso nel pantano di situazioni sempre più improbabili).
Le più divertenti sono senz’altro le puntate di mezzo, da “Mr. Success” (1x03) a “Lieutenant Bernhardt” (1x07), dove le dinamiche grottesche della famiglia acquisita dal protagonista si ampliano e intersecano abilmente con le sue mire di rivincita personale, fino a produrre piacevoli cortocircuiti nella linearità della trama. Piacevolezza corroborata da interpreti professionali quali i “vecchi” Peter Gerety (“The Wire”) e Margo Martindale (“Dexter”, “Justified”), la sfrontata Libe Barer ed il simpatico scagnozzo Victor Williams. Pollice verso invece per le voci dei doppiatori italiani: appena sufficiente quella di Pete, inascoltabile “l’imberbe” tono della voce imposto a Lance Lord (jacob Pitts).
In attesa della seconda stagione (già preventivata) che si spera in crescendo dopo questa discontinua ma comunque felice introduzione.
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