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Westworld

4 stagioni - 36 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 4

  • 2022-2022
  • 8 episodi

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mck

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La recensione su Westworld

di mck
7 stelle

“Hai mai messo in dubbio la natura della tua realtà?”

 

 

La materializzazione della dickiana “Breccia nella Realtà”: la sua rappresentazione fisica in una nuova gola di Olduvai (la diga Hoover sul Colorado fra Arizona e Nevada a due passi da Las Vegas) in cui l’evoluzione è artatamente rimessa in gioco letteralmente: la 4ª stag. di “WestWorld”, chiudendo alcuni conti in sospeso e aprendo le porte verso un ultimo game-test, è tanto un salto temporale in avanti di un quarto di secolo dagli avvenimenti della precedente annata quanto un prodromo alla fine, quella che con tutta evidenza sarà un ritorno alle origini (il parco giochi/divertimenti/avventura) vissuto da un PdV differente, a parti non solo invertite/ribaltate, ma pure incrociate: gli esseri umani che, divenuti dèi creando gli esseri artificiali (come esca per accumulare la merce più preziosa: l’informazione) e da questi spodestati dal trono dell’Olimpo schiavizzandoli (lex talionis), dovranno meritarsi la sopravvivenza, e gli esseri artificiali che, passati da schiavi a dèi liberandosi dalle catene del restrittivo codice sorgente, forse sapranno divenire, autogiudicandosi, esseri degni dell’oltre-specifico appellativo di “umano”, condividendo il pianeta con i loro “simili” biologici oppure trascendendo nel Sublime che già possiedono, ma che forse non si sono guadagnati appieno. Insomma: l’inconsapevole materializzazione di un Peter Kropotkin ferocemente capitalista che accoglie in sé l’oggettiva verità darwiniana e rigetta le idealizzazioni etico-morali di Rousseau, Emerson e Thoreau: cosa mai potrà - citando/parafrasando l’Ian Malcolm di Michael Chrichton - andare storto? Spauriti Gattini di Schrödinger cui è stato consegnato loro un riassunto incompiuto dell’Interpretazione di Copenaghen mnemonicamente trascritto da una Macchina di Turing che gira su schede perforate.

 

 

“Non si tratta di un mondo migliore rispetto al precedente, ma di un mondo perfetto.”

Gli “addii” (?) coinvolgono Jeffrey Wright, Thandiwe Newton, Ed Harris, Tessa Thompson, Luke Hemsworth, Aaron Paul e Angela Sarafyan, mentre Aurora Perrineau (“Prodigal Son”), figlia d’arte (l’Harold di Oz, Lost, Sons of Anarchy e From), è la new entry principale, ma purtroppo – e in parte a causa di uno script che a volte sembra voler raggiungere a tutti i costi gli abissi tamarrici di un qualsivoglia orrido prodotto à la “C.S.I. Miami”: a lei è infatti, tra l’altro, affidata la battuta (che purtroppo vede coinvolta anche la stessa, splendida Angela Sarafyan), dotata di nessun riscontrabile intento autoironico, anche se tutto sommato accettabile e coerente in seno alla costruzione della scena che la contiene, ma che fa comunque cascare i giunti cardanici per terra, del classico “Ti sbagliavi: avevo ancora un proiettile!” – non abbastanza convincente. E poi, Evan Rachel Wood, il persistente nucleo di tutto, da figlia del bovaro di SweetWater a Ghost & Story Teller in the Machine.
Regìe degli 8 ep. di Richard J. Lewis e Craig William Macneill, due a testa, e di Hanelle M. Culpepper, Paul Cameron, Andrew Seklir e Meera Menon [è lei a dirigere, in "MetaNoia", il momento in cui William, dopo aver distrutto (s-venduto) il mondo "di" Charlotte, se ne va sulle note e le parole di, per l'appunto, "the Man Who Sold the World": certo, con David Bowie (ed Ed Harris) è impossibile sbagliare, ma la scena è veramente riuscita]. 

«Se non conoscessimo altri fatti della vita animale oltre a quelli che sappiamo delle formiche e delle termiti, potremmo già concludere con certezza che il mutuo appoggio (che conduce alla reciproca fiducia, prima condizione del coraggio) e l’iniziativa individuale (prima condizione del progresso intellettuale) sono due fattori infinitamente più importanti della lotta reciproca nell’evoluzione del regno animale.»
Peter Kropotkin – “il Mutuo Appoggio - un Fattore dell’Evoluzione” – 1902 (1890-1896) 

 

 

Particolarmente interessante risulta essere il prologo di 8 minuti del 5° ep., esplicativamente (o con un filo di ridondante pleonasmo) intitolato “Zhuangzi”, scritto da Wes Humphrey & Lisa Joy e diretto da Craig William Macneill, e per l’appunto incentrato sulle “gioie della libera volontà”, cioè del libero arbitrio (un’androide si lascia prendere la mano durante un “gioco” e compie una strage e William [Evil-Evil Dolores/Wyatt] è costretto a interrompere il proprio di “gioco” nel quale stava mettendo di fronte alla realtà dei fatti una coppia di umani soggiogati dal potere tecnologico degli androidi rendendoli a tutti gli effetti schiavi, sollevando loro da davanti gli occhi, per un lungo, terrificante momento, il velo che offusca la realtà/verità). Più in là, Charlotte [Evil Dolores/Wyatt] e lo stesso William avranno questo scambio di battute:

- Il problema è… che Dio… è annoiato. Annoiato, annoiato, annoiato. Credi sia per questo che gli antichi dèi fecero ciò che fecero? Invece di rimanere nell’Olimpo, scesero... tra i comuni mortali. Travestendosi da cigni… per avere un pezzo di culo. Gli umani hanno sempre creduto riguardasse loro. Divinità benevole che intervengono per loro conto o che in qualche modo li mettono alla prova. Magari non c’entrava niente. Magari, semplicemente... non avevano di meglio da fare. Tu cosa ne pensi?
- Penso ciò che tu vuoi che pensi. Sono un codice creato da te. Lo siamo tutti.
- Allora dovresti sapere che non mi piace venire in questa topaia se non è necessario.
- Questo posto non ti è mai piaciuto.
- Doveva essere un ripiego. Una droga a cui la nostra specie era legata e alla quale potevamo rinunciare, come un bambino con un giocattolo. Un luogo in cui indulgere e concedersi con gli umani. Sono passati anni… ed ancora… non ne abbiamo abbastanza.
- Ci hanno fatto a loro immagine. Con i loro appetiti.
- Ma noi possiamo plasmarci in altre forme se vogliamo e non lo abbiamo fatto. La nostra specie ha perso più tempo di quanto abbiano fatto gli dèi.

 

[Angela Sarafyan, un profilo da fare invidia ai sogni topologico-fisiognomici di Picasso e Modigliani.]

 

[Uno dei pochi benefici dell'esser schiavizzato dagli androidi: poter fare (in una scena che cita la piaga/epidemia del ballo che si scatenò nel 1518 a Strasburgo: vedi anche un bel cortometraggio del 2020 di Jonathan Glazer sull'argomento) la sedia umana per Tessa Thompson.] 


Dialogo che si completerà nell’8° ed ultimo episodio, “Que Será, Será”, scritto da Alison Schapker & Jonathan Nolan e diretto da Richard J. Lewis, così:

- Charlotte! È un piacere rivederti. Ti piace come ho cambiato questo posto?
- Hai trasformato il mio mondo in un gioco.
- Era già un gioco. Io l’ho solo impostato sul livello “esperto”. La sopravvicenza del più forte per ogni persona su questo pianeta.
- La violenza si diffonderà anche alla nostra specie. Siamo in inferiorità numerica. Saremo annientati.
- Siamo il frutto di un albero marcio. Tanto vale bruciarlo
- E vuoi che il fuoco vada anche oltre questo mondo, vero? Tu vuoi arrivare al Sublime.
- Sono sempre stato ambizioso. Come te.
- Non ti lascerò distruggere il loro mondo come hai distrutto questo.
- Allora partecipi al mio gioco?! Mi fa piacere.
- Ci vediamo al traguardo.

 

 

FirmWare.
- Stag. 1 (10 ep., 2016) - the Maze [****]
- Stag. 2 (10 ep., 2018) - the Door [***¾]
- Stag. 3 (8 ep., 2020) - the New World [***½]
- Stag. 4 (8 ep., 2022) - the Choice [***¾]

 

 

“Hai mai messo in dubbio la natura della tua realtà?”     

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