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Westworld

4 stagioni - 36 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 3

  • 2020-2020
  • 8 episodi

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mck

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La recensione su Westworld

di mck
7 stelle

There's someone in my head, but it's not me!

 

 

I. Hell/Beauty.

AutoDiagnosi. Esame di Co(no)sc(i)enza.

- I lived in hell. But there was beauty in it. The park was modeled after this place. The West was... cruel, unjust, and chaotic… But there was a chance to chart your own course.

Lei, da sola. Con la sparuta ombra di un unico albero per mera compagnia, in un campo di grano ed erba alta, nel mezzo della prateria circondata dal deserto roccioso. Nient’altro.

 


II. Money (BigDataBase).

- Every human relationship can be adjusted with the right amount of money.

Le proiezioni non corrispondevano ai dati, quindi i dati dovevano cambiare.

Riassunto: the Maze the Door the New World: Parigi brucia.
Il fuoco nucleare che ha raso al suolo la Ville Lumière ancora cova sotto alle ceneri: gli spunzoni delle fondamenta sono tizzoni ardenti e radioattivi.
I dati degli Host creati da Robert Ford e Arnold Weber, immagazzinati e processati da Rehoboam, possono portare l’I.A. a prevedere e quindi a guidare ed indirizzare le azioni degli esseri umani, mentre le persone non controllabili e divergenti rispetto al canone prestabilito dal sistema vengono ritirate come degli Host difettosi, quali Dolores e Maeve, che scatenano guerra e rivoluzione per motivi tanto antitetici quanto comparabili.

 


III. Flaw.

- Why are you helping me?
- A flaw in my programming. I was built with an affection for hopeless causes.

WestWorld 3 - the New World” procede per inerzia vivendo di rendita e passivamente avanzando perde molti pezzi per strada.

 


Quel che tra la prima e la seconda stagione era identificabile come un dolce scollinamento, dopo le vette create/raggiunte con le implicazioni mitopoietiche degli otto episodi iniziali di tre anni e mezzo fa, innalzate/scalate grazie a personaggi, storie, contesti e sottotesti indimenticabili e potenti, veicolati dalla Figlia del Bovaro di SweetWater (Evan Rachel Wood), dal Demiurgo (Anthony Hopkins), dal MacGuffin/Deus ex Machina (Jeffrey Wright), dalla Madre (Thandie Newton), della copia/ doppelgänger e dai vari angeli caduti, col cappello (Ed Harris) o senza (Peter Mullan), diviene, con la transizione fra la seconda e questa terza annata, prima un falsopiano inclinato verso valle, e poi, ad abbrivio preso, la china discendente s’impenna all’inverso e diventa osservabile a livello macroscopico, tanto che a questo punto assume le sembianze di un piccolo tracollo, se non di un quasi irrimediabile trapasso, e la serie di Jonathan Nolan, Lisa Joy & C. abbandona alcune piccole cime intellettuali raggiunte di Hard SF speculativa e s’inabissa lasciandosi cadere nei territori più consueti, frequentati e mainstream, ritornando così, inevitabilmente, a dialogare non più con Marvin Minsky e Raymond Kurzweil (in zona Mind UpLoading e dintorni) ma con… sé stessa, ovvero con “Person of Interest”: e non basta una manciata di scene che si possono contare sulle dita di una mano di un bidimensionale abitante tetradattilo di Springfield o, sul finale di stagione, due bei lavori sulle musiche ad opera di Ramin Djawadi, prima con una partitura rimembrante quelle di Vangelis e Hans Zimmer per i due “Blade Runner” (sulla quale s’innestano anche consone immagini di megalopoli luminose immerse nella cappa di foschia e smog preserali), poi aprendo la strada - col pianoforte verso la chitarra elettrica - alla versione originale del Brain Damage di Roger Waters dal nono solco di “Dark Side of the Moon”.

 


IV. Genre.

- “Which genre is this?”
- “It’s reality, man.”

E chi, se non Jesse Pinkman, poteva beccarsi la-Droka-Più-Scrausa del prossimo futuro? Quella che, per farti vivere la piena esperienza di un genere cinematografico applicato alla realtà, come espediente sommo ti fa sentire la Cavalcata delle Valchirie per i film di guerra, “Space Oddity” per la SF, il main theme di “Love Story” per i film sentimentali e l’arrangiamento di Wendy Carlos e Rachel Elkind di quel particolare passaggio del “Sogno di una Notte di Sabba di Streghe” di Hector Berlioz costruito sul “Dies Irae” gregoriano (Dies ìrae, dìes ìlla / Solvet seclum in favìlla!) dai titoli di testa di “the Shining” per gli horror. My compliments to the scribacchini.

Ho vissuto all’inferno. Ma c’era bellezza anche lì.

 

                   - - - Spostamenti Progressivi dello Shipping - - -

 

V. Brain Damage.


- Stag. 1 (2016) - the Maze [****]
- Stag. 2 (2018) - the Door [***(½)¾(****)]
- Stag. 3 (2020) - the New World [***(¼)½(¾)]

There's someone in my head, but it's not me!  

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