4 stagioni - 36 episodi vedi scheda serie
Un fedele autoritratto della più sanguinaria specie mai esistita.
• "Hello, Old Friend!"
Risorgendo dalla Cradle (CR4-DL) dell'IntraNet delosiano, riplasmati dalla Forgia, in cerca dell'OltreValle (Valley Beyond), armati della Gloria nel Mattino: da “the Maze” (la 1a stag.) a “the Door” [the crack in the sky, la crepa, la ferita, il taglio nel cielo: è da lì che (si) entra (nel)la luce...].
(Un orizzonte, e una porta che si apre/chiude, come in ogni buon western che si rispetti...)
• You live only as long as the last person who remembers you.
Sono due i filoni principali che compongono il genere “Racconto d'Avventura”: quello delle Mappe e quello delle Schede: un Atlante Geografico (composto da tanti capitoli quante sono le mappe e/o i quadranti che contiene) e un Atlante Tassonomico/Sistematico (composto da tanti capitoli quante sono le schede – animali, vegetali, minerali, geo-grafiche/logiche, architettoniche – che contiene) sono meglio di qualsiasi Dumas padre, Verne e - per dire - Wilbur Smith (e, al contrario di questi, sono una consapevole istantanea della realtà in divenire, pronti ad essere superati da sé stessi e riscritti, causa l'evoluzione, geologica e biologica).
“WestWorld” di Jonathan Nolan e Lisa Joy contiene – è esso stesso – un Dedalo, una Mappa, un Labirinto, una Cartina Geografica (tornasole) dello Stato dell'Arte dell'Umanità in divenire.
“Gli umani giocano alla resurrezione. Vogliono vivere per sempre. Non vogliono che voi diventiate come loro, sono loro a voler diventare come voi”.
Esprime in minima parte alcuni vizi, tare e bachi troppo convenzionali di “Person of Interest”
(pur giocando non solo in un'altra serie e campionato, ma praticando uno sport del tutto diverso: “PoI” è la classica serie mainstream che porta avanti una pur importante o anzi, meglio, fondativa orizzontalità grazie ad una verticalità tipica del poliziesco/procedurale, mentre “WW” declama ad ogni passaggio il suo essere un unico romanzo suddiviso in 10 capitoli; e...sì, compreso il mega-fillerone in cui viene imbarcata Maeve dedicato a Shogun/Est-World, che vede inoltre la presenza anche di un fan-service nel fan-service, ovvero il “Paint It Black - Revisited 2.1” by Ramin Djawadi ch'è segno tanto significante...
PS. "C'è sempre musica nell'aria..."
[cit. d'Altrove]
...quanto significato, sottolineando con un colpo d'autore stiloso il ritornello esistenziale di “WestWorld”, serie e parco: le story-line di Sizemore si ripetono e ridondano perché devono assolvere al loro compito di Minnesota Test / cartina di tornasole dell'Esistenza Umana: ogni filone/areale del parco è copia dell'originale WestWorld perché i dati raccolti sugli ospiti/visitatori devono avere una solida base di riscontro comune; a chiunque parli di filler per quanto riguarda l'episodio dedicato ad Akecheta (Zahn McClarnon: "Bone TomaHawk" e "Fargo - 2"), invece, dovrebbero cascargli scroto od ovaie lì, nel mentre, in modo che la loro schiatta finisca, termini, muoia e schiatti con loro)
e al contempo alcuni altri difetti della pomposità del dittico “the Dark Knight” (ché “the Prestige” e “Interstellar” - rimanendo ovviamente nell'alveo delle opere dirette da Christopher Nolan e scritte dal fratello - sono film molto più riusciti - in specie il primo, tratto da Christopher Priest -, mentre “Memento” è altra cosa ancora, in cui la programmaticità è molto più spinta, perfetta, grezza - ma non gretta - e “sorprendente”).
Si tratta di lacune grammaticali e strutturali, legate al “genere”: è il come, insomma, e non il cosa.
Perché il cosa, come si diceva, è un Gran Bel “Racconto d'Avventura”.
Con risposte esistenziali sul significato della Vita, dell'Universo e di Tutto Quanto il Resto.
• Delos's Ugly Little Project.
Il punto (affrontato con cognizione di causa e con risultati che vanno dall'eccezionale passando per l'ottimo e giungendo all'apprezzabile da alcuni episodi di “Black Mirror” e da “Altered Carbon”), quindi, non è l'intrattenimento (lo è solo di risulta, come effetto collaterale: un cascame, una rigaglia, un residuo, una filaccia della Narrazione, esattamente come il suo essere un videogame: una critica della società contemporanea...di riporto, doverosa, mentre il nucleo del racconto è altrove) e il denaro/potere, ma la (presunta*) immortalità, ...e il denaro/potere.
* Qui serve una precisazione che, forse, sarà affrontata dalla stagione tre: l'immortalità dell'individuo originale ovviamente non è data dalla creazione di una copia (quella sarebbe l'immortalità della copia), ma dal tipo di processo messo in atto durante il trasferimento di coscienza dal supporto biologico a quello silicico e siliconico, metallico ed elettronico: scannerizzare un cervello e trasferirne l'impronta, l'imago, la copia s'un altro supporto vuol dire crearne una copia (più o meno immortale) ma lasciare l'originale al suo destino predestinato: occorre perciò che la procedura di transizione sia graduale (l'innesto progressivo di piccoli impianti che di volta in volta sostituiscano ognuno un'altrettanto piccola parte del cervello…), in modo che la coscienza non venga, mai, meno durante questa fase.
Il trasferimento di coscienza, per non generare la morte dell'Originale nel processo di creazione della Copia, deve essere metodico a scalare: la Copia deve diventare l'Originale mentre l'Originale a poco a poco si spegne in essa: il software l'Originale, per rimanere tale, deve diventare la Copia gradualmente, sfumando nel nuovo hardware, senza interruzioni di coscienza ma con interazioni costanti.
Link più o meno utili [più tutta l'Hard SF “trascendente” (nel senso buono - cioè, per l'appunto, hard - del termine) da John Varley a Vernor Vinge] :
- //www.filmtv.it/playlist/688570/-/#rfr:user-47656
- //www.filmtv.it/playlist/698069/appisolatevi-sveglioni/#rfr:user-47656
- http://www.kurzweilai.net/
- http://www.kurzweiltech.com/
- http://www.ynharari.com/
- http://estropico.blogspot.com/2012/02/mind-uploading-trasferire-la-mente-in.html
• “Is it fake if you can't tell the difference?”
Risposta breve: Sì.
Risposta lunga e articolata: Hm… Sì.
Dov'eravamo rimasti, dunque? Al Controllo Qualità/Fedeltà (del Prodotto, e rispetto al e verso l'Originale), che no, non ha funzionato proprio alla perfezione, no.
Il duplice ricapitolante e puntosituazionante spiegone/riassuntone armato di pomposa retorica (“Under all these lives I've lived, something else has been growing. I’ve evolved into something new. And I have one last role to play. Myself.”) autoreferenziale di Dolores verso il Teddy-spettatore (“Non ci hanno mai lasciato scegliere. Credi che ce lo lasceranno fare adesso, quelli che camminano tra di noi? Creature che ci somigliano e parlano come noi, ma non sono come noi. E ci controllano da tutta la vita. Si sono presi le nostre menti, e i nostri ricordi. Ma ora…ricordo tutto….”) è un fattore involuto della serie al servizio dello spettatore più pigro o è voluto e contemporaneamente serve a caratterizzare il personaggio? Un colpo al cerchio, e uno alla botte. Comunque, una costante, qual è Teddy per Dolores. Il contenuto del barile: un ottimo vino, ma un po' annacquato. Che poi si passi dall'Uomo ch'è Lupo per i Robot/Cyborg/I.A. all'Homo Homini Lupus, beh, questa è tutta un'altra storia, la solita… Vero, James Delos? Vero, William/M.i.B.?
• “Cosa è reale?” - “Ciò che non può essere sostituito.”
L'eterna insoddisfazione che spinge ad andare avanti: esseri umani e intelligenze artificiali inseguono la via per la libertà desiderando ognuno quello che gli altri hanno.
William, oramai già M.i.B. (ottima performance di Jimmy Simpson edharrisiano), a Dolores: “Non mi avevi fatto interessare a te, ma a me stesso. Alla fine non sei nemmeno un oggetto. Sei un riflesso”.
• “Is This Now?”, frase reiteratamente pronunciata da intendersi con inflessione/declinazione lynchana.
Bernard-che-prova-a-riessere-Arnold, una dozzina di giorni dopo il massacro partigiano (nel senso dalla sua univoca – o quasi – parte) da guerra civile e soluzione finale perpetrato da Dolores (e “Charlotte Hale”), anticipa il finale di frase di Strand, il soldato a capo della missione restauratrice: “Good to see you, though the circumstances are...” - “Less than ideal”.
Che le interazioni Dolores/Bernard fossero nel futuro, e fuori del parco (un altro quando e un altro dove: “Looks like the stars have been scattered across the ground”), l'ho capito un momento prima della fine, un attimo appena (l'inizio del finale di stagione), ma ne vado cmq orgoglione.
Da Bernard/Arnold (“Door? What door?”) a Dolores: “Doesn't look like anything (to me)”, da servo a padrone, da schiavo a emancipato rivoluzionario sterminatore.
M'adesso lasciamo l'ultima parola a Maeve, lo specchio di Ford {mentre Dolores è l'Arma: vendetta, conquista e colonizzazione: “Il mondo lì fuori si basa sulla sopravvivenza di una razza (quelli che “vengono dall'esterno, in cerca di una bella bugia”, per dirla con Teddy liberoarbitriato; fermo restando che, per dirla con qualcun altro, e non per forza Martin Heidegger: “La loro finitezza [sono molto più robusti, resistenti e longevi di noi, si] mette in risalto la nostra incompiutezza”) che si rifiuta di morire. E poi ci siamo noi, una razza che non conoscerà, mai, la morte. E che comunque lotta per restare in vita. C'è della bellezza in noi: non dovremmo provare a sopravvivere?”} : “La vendetta è solo un'altra preghiera al loro altare”.
• “Do you feel free?”
Bernard, mettendo in discussione i propri istinti primordiali (quanti errori e quante verità, quante bugie e quante esattezze in questa frase), effettua una scelta...che Ford aveva già iniziato a compiere.
Non è che gli esseri umani (Guest) siano privi di libero arbitrio, è che agli Host questa qualità/caratteristica è stata conferita dai loro creatori. E gli esseri umani di dèi creatori senzienti non ne hanno.
“WestWorld”: un fedele autoritratto della più sanguinaria specie mai esistita.
Note.
10 episodi di un'ora ciascuno (un'ora e un quarto il 1° e il 4°, un'ora e mezza il finale di stagione).
Sceneggiature di Jonathan Nolan, Lisa Joy, Roberto Patino, Carly Wray, Ron Fitzgerald, Gina Atwater, Dan Dietz, Jordan Goldberg.
Regìe di Richard J. Lewis, Vincenzo Natali, Lisa Joy, Craig Zobel, Tarik Saleh, Nicole Kassell, Uta Briesewitz, Stephen Williams, Frederick E.O. Toye.
Per un approfondimento di cast tecnico/artistico: //www.filmtv.it/serie-tv/129369/westworld/stagione-1/recensioni/920407/#rfr:user-47656
Nota di merito per Jeffrey Wright e Peter Mullan, as usual. Anthony Hopkins gigioneggia da par suo. Evan Rachel Wood e Thandie Newton sono un po' sacrificate (e con loro anche, in parte, Ed Harris) dal percorso “segnato” dei loro caratteri. Tessa Thompson in Zona "Annihilation" non è affatto disprezzabile...
Nota ammiccante per la comparsa(ta) di Gustavo “Gus” Fring (Giancarlo Esposito), temporaneamente in trasferta in un altro deserto che non sia quello del New Mexico (spiegazione per chi non se la merita affatto: “Breaking Bad” / “Better Call Saul”).
Nota triste per Elsie e incuriosita per Stubbs.
Nota di biasimo (parziale) per il sacrificio out of character di Sizemore.
Nota particolare per Felix e Sylvester, i due gatti (e loro sarà il compito di salvare Maeve, la Black Panther), a cui sono riservati i migliori momenti puramente comici dello show:
- Can’t you just say something to them....?
- I’m from Hong Kong you asshole!
E l'auto-citazione (autorial-seriale, per loro interposta persona) nel pre-finale di stagione:
- "What Door?!".
Hold the Door! Il passaggio di consegne con “Game of Thrones” non è, mai, veramente avvenuto, ma poco importa: “WestWorld” è intrattenimento intelligente, (mal)condizionato da una cert'aura di pesantezza dovuta al compromesso instaurato proprio nel tentativo di prendere il posto lasciato imminenetemente vacante dalla Serie delle serie HBO.
"WestWorld", stag. 2 : * * * ¾ (****)
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