2 stagioni - 12 episodi vedi scheda serie
Not Dark Yet.
Un film di due ore ch'è aria fresca e viva in questa petulante morìa occidentale.
“I don't know how to leave.”
(“Non so come andarmene. / Non riesco a trovare l'uscita. // Non so come uscirne. / Non riesco ad andarmene.”)
Mathilde “Tig” O'Callaghan Notaro (Jackson, Mississippi, 1971), la Barb di “Transparent” (e uno), stand-up comedian da “Late Show” e dallo stile deadpan (humor asciutto, piano, laconico, autistico, nero, in totale understatement con contropiede fulminante), dopo “Knock knock, it’s Tig” per ShowTime, con “One Mississippi” - compagna di viaggio di “FleaBag” (Phoebe Waller-Bridge), “Better Things” (Pamela Adlon) e “The Marvelous Mrs. Maisel” (Amy Sherman-Palladino e Rachel Brosnahan) -, la prima serie tv da lei creata -{ideata, showrunnerizzata, scritta (con Diablo Cody - il pilot - etc...), prodotta [con Louis C.K. (e due) etc..., per Amazon (in precedenza Netflix aveva pubblicato “Tig”, un documentario su di lei)] e interpretata (con John Rothman, Noah Harpster, Rya Kihlstedt, Stephanie Allynne (ovvero: “Douglas Jones? He moved like a cobra!”) - sua compagna nella vita -, etc...}- ri-torna a casa (abbandonando, nella finzione - quella che fa interpretare il Mississippi e l'immaginaria cittadina costiero-fluviale di Bay St. Lucille al Texas e alla Louisiana, ch'è un po' come dire che per impersonare Forza Nuova sia stata chiamata o si sia offerta la Lega Nord, giusto per farvi capire come son messi laggiù tra il Tennessee e l'Alabama -, temporaneamente/definitivamente, L.A.), sul "luogo del delitto", e ri-porta in scena - dopo averlo fatto coi suoi spettacoli teatrali - la propria esperienza, “Tutto il bene e tutto il male in perfetta sincronia”: le molestie sessuali ricevute sin dalla prima infanzia e protrattesi durante il corso di tutta la pre-adolescenza da parte del nonno acquisito, il padre del suo patrigno, la scoperta dell'essere omosessuale, il lavoro radiofonico come dee-jay e autrice di podcast, e poi, in rapida, anzi concomitante, successione: una violenta infezione intestinale di origine batterica (la C. diff causata dal Clostridium difficile, nomen omen), una polmonite, un cancro bilaterale al seno e conseguente asportazione chirurgica d'entrambe le mammelle, un'emorragia interna, e la morte della madre, entrata in coma per un colpo alla testa causato da una caduta in un banale incidente domestico: la vita così come viene, insomma.
“Non è che non sono felice di vederti. È che...non sono felice.”
"One Mississippi", ovvero: uscirne vivi. 6 episodi da 25' l'uno diretti da Nicole Holofcener (Six Feet Under, Parks and Recreation, Orange is the New Black), Ken Kwapis (the Office, He's Just Not That into You, Big Miracle, a Walk in the Woods, Happyish, Santa Clarita Diet) e Shira Piven. Fotografia di Rhet Bear. Musiche di Marcelo Zarvos. La sigla di testa è “Jambalaya (On the Bayou)” (1952) di Hank Williams, Sr. (1923-1953), nella versione di the PlainsMen, mentre alla fine del 5° ep. entra in scena live on stage Ferron (Deborah Foisy, 1952).
“Beh, adesso devi riposarti, domani sarà una giornata piena e importante.”
“In realtà sarà una giornata vuota e insignificante. Perché mia madre non ci sarà. Da adesso in poi tutte le giornate saranno così. La città è più vuota. Io sono più insignificante.”
“Buona notte.”
“Mala notte.”
“Mala notte.”
E quanto è giusto che ci sia precluso l'ascolto (paragone immediato con la scelta herzoghiana presente in “Grizzly Man”) dell'ultimo messaggio registrato della madre rimasto in memoria nella segreteria dello smartphone e al contempo, “per contro”, ci vengano invece mostrate le cicatrici della duplice mastectomia, più volte e in vari contesti (Tig Notaro ha fatto dell'esperienza del suo corpo una violenta, ostentata, necessaria protagonista, si pensi al suo special spettacolo dal vivo “Boyish Girl Interrupted”, HBO).
Un film di due ore ch'è aria fresca e viva in questa petulante morìa occidentale.
STAGIONE 1 (2016) - * * * * ¼ (½)
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PS. Ecco Tig Notaro, “the Other Side of the Siren”:
http://www.comedybay.it/tig-notaro-boyish-girl-interrupted-2015/
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Un crogiolo di vite e - ché non sempre le due cose vanno di pari passo - vita.
“One Mississippi”, stag. 2: “Aggressivamente positivo, come un atto divino”. La prima stagione sanciva il ritorno a casa. Questa, la successiva, quella casa la riempie di altre persone, che alle altre si uniscono. Nella terza probabilmente si sarebbe potuta godere un po' di felicità, ma Amazon - che ne ha consentito la nascita - ne ha cancellato la produzione - decretandone la morte prematura (poi chissà...).
- “Sai, oggi giù al centro anziani stavamo ascoltando il tuo programma radiofonico e mi ha fatto ricordare di una volta, quand'ero ancora solo una ragazzina, al ballo delle debuttanti. Ballai quasi tutta la sera senza la mia scarpa destra perché non riuscivo più a trovarla. Poi ad un certo punto ho chiesto aiuto e ci siamo messi a cercarla e cercarla, e c'era questo giovanotto che mi teneva in braccio. Sai, così non avrei sporcato le calze.”
- “Certo...”
- “Beh, anche lui stava cercando di trovare la mia scarpa, ma per tutto il tempo muoveva la sua mano sul mio corpo. Sai, palpava i miei fianchi, e i lati del mio seno, e...stringeva il mio sedere. Ah-ah, oddio, beh... Alla fine trovammo la scarpa e mi mise subito giù. Fu davvero un'esperienza da Cenerentola!”
- “Sembra che fosse un vero principe!”
- “Oh beh...è accaduto molto tempo fa.”
Anche solo per questo passaggio (un dialogo tra Beulah Lancaster - interpretata da Carol Mansell, già nella combriccola della casa di riposo in “Better Call Saul - 3” nel ruolo dell'amica/nemica di Irene, la vecchietta crudelmente sfruttata da Saul/Jimmy per il “suo” bene - e Tig Bavaro / Notaro) “One Mississippi” andrebbe trasmessa su Rai 1 in prima serata.
La seconda stagione si prende qualche rivincita/soddisfazione coraggiosa in più - difficile immaginarlo, dopo ciò cui abbiamo assistito nell'annata precedente, eppur'è così -, tanto dal PdV prettamente politico (contenuto/sostanza) quanto da quello tecnico (stilistico/formale): i molti e diretti riferimenti alla presidenza Trump; la “violenta” scena all'accettazione/informazioni del pronto soccorso dell'ospedale privato cristiano, a dir poco quietamente disturbante; il creazionismo e la leggenda dei dinosauri (e, di sponda, il sistema scolastico U.S.A.), contro cui il documentario di finzione "Jurassic Park" nulla può; la condivisione del dolore col fratello, un sorprendente Noah Harpster, e la conseguente distruzione del di lui senso di colpa; tutta la parte sulla questione afroamericana affrontata da Bill, un meraviglioso John Rothman (“Rescue Me”, “Synecdoche, New York”, “Kings”), per amore/merito di Felicia, un'ottima Sheryl Lee Ralph (“E.R.”, “Ray Donovan”); il finale tronco del 2° ep., “InTo the Light”, con “Light of Love” dei Music Go Music che parte secca dopo lo stacco a nero che separa e incornicia le remore, le incertezze, le paure di Kate (Stephanie Allynne, bravissima) nei confronti di sé stessa, di Tig e del proprio amore (etero, omo, stright, wrong) verso quest'ultima.
Inoltre contiene, all'inizio del pilot e alla fine del 3°, dei/due momenti musical catartici come solo in “Mad Men” nell'ultima stagione.
“One Mississippi - 2”, sempre 6 episodi da 25' l'uno, qui diretti dalla stessa Tig Notaro (il pilot), Ken Kwapis, Wendey Stanzler e Minkie Spiro e scritti dalla coppia nella vita (vera) Tig Notaro & Stephanie Allynne (i primi due), Kate Robin, Cara Di Paolo e dalla new entry Zoe Jarman. Fotografia di Rhet Bear e musiche di Marcelo Zarvos. Rispetto alla prima stagione la canzone dei titoli di testa, il classicone “Jambalaya” di Hank Williams (“Son of a gun, we'll have big fun on the bayou!”), è eseguita da Courtney Marie Anderson. Comparsa (ep. 4°) di Dr. John, direttamente da New Orleans e “Treme”, al bancone del bar del locale in cui si esibisce Missi Pyle nei panni del personaggio fittizio della cantautrice Cassandra Knight. Mentre il finale di stagione (e di serie, purtroppo, almeno per ora) gioca “facile” con “Alive” di Sia. Chiudono il cast Beth Grant (la Jack del Crocodile Bar in “American Gods -1”), l'amica/compare/sodale di Beulah, Carly Jibson, Adora Dei, Angela Trimbur, etc...
Metacinema/1 non appena il 4° ep. si sta letteralmente (ambientazione e dinamiche) trasformando in “the L Word”...stacco...e Kate è inq.ta da sola in casa a guardarsi un ep. di...”the L Word” (non saprei quale, uno in cui Shane si scopa qualcuno, perciò...uno a caso delle 6 stag.).
Metacinema/2: il 5° ep. (bellissimo il finale che termina una volta tanto su Kate e non su Tig: ma la serie riesce sempre ad essere genuinamente commovente, sfruttando varie metodologie, tutte lecite) mette in scena la vicenda di (ehm...auto)molestie sessuali (masturbazione imposta) che ha per protagonista Louis C.K., uno dei produttori esecutivi della serie e fan della prima ora di Tig Notaro (la quale sapendo, fece).
Le linee narrative poi convergono tutte verso il finale di stagione, nessuna esclusa: da una parte Kate, che prima riteneva che cose come farsi annusare tra le gambe dal professore di ginnastica nello spogliatoio e toccare le tette in ogni occasione fossero cose normali che accadono a tutte (a tutte no, ma a troppe si), e dall'altra Tig, che si destreggia tra altri ricordi adolescenziali (Steve, il quarantenne scapolo che NON l'ha violentata né molestata) e il presente, e tra di loro il resto delle caratterizzazioni, in un crogiolo di vite e - ché non sempre le due cose vanno di pari passo - vita.
STAGIONE 2 (2017) - * * * * (¼)
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