5 stagioni - 35 episodi vedi scheda serie
Quasi capolavoro, ancora una volta in maniera ineccepibile o non esente da qualche difetto inevitabile? Perdonatemi se non ho inserito, qui, immagini della quarta stagione ma non vi sono in archivio, al momento, su FilmTv.it. Eh eh. La scheda va aggiornata.
Ebbene, dopo essere stata procrastinata per i problemi occorsi dovuti alla pandemia che ne rallentò la lavorazione e posticipò, giustappunto, l’annunciata release, è finalmente uscita a livello mondiale in contemporanea sulla piattaforma di streaming più celebre e universalmente celebrata, ovvero Netflix, da venerdì scorso, ovvero dal giorno 27 maggio 2022, la nuova e attesissima stagione di Stranger Things, cioè la quarta tranche d’una delle serie tv di maggior successo degli ultimi anni. Inaugurata splendidamente nel 2016 e il cui primissimo episodio fu distribuito, sempre mondialmente, nel dì del 16 luglio dell’anno suddetto. Riscuotendo immediatamente un successo di pubblico e Critica talmente ampi e perfino così inaspettati da obbligare, giocoforza, i suoi creatori, i fratelli Duffer, più esattamente i gemelli Matt & Ross, e l’intera compagine produttiva, a girare subitaneamente il secondo capitolo.
Secondo capitolo che, parimenti, in forma identica se non superiormente, ottenne e agguantò nuovamente, stavolta però più prevedibilmente, un eclatante trionfo cosmico decisamente notevole.
Cosicché, come dice il detto, non c’è due senza tre, quindi ci fu la terza stagione che, a sua volta, sbancò alla grande e incrementò gli abbona(men)ti a Netflix e, di conseguenza, superfluo ci par persino evidenziarlo pleonasticamente, eccoci giunti a questo quarto segmento da noi qui brevemente disaminato e, in maniera recensoria piuttosto secca ma c’auguriamo esaustiva, sintetizzato nella sua trama seguentemente descrittavi volutamente all’acqua di rose per non sciuparvene la visione. Trama assai contorta, genialmente e consuetamente ingegnosa e piena di risvolti meravigliosi che, nella sua complessa intelaiatura, al solito arzigogolata, sfaccettata e ricolma d’eccezionali sorprese maestose, nuovamente c’incantò e siamo sicuri vi stupirà, lasciandovi piacevolmente esterrefatti, ammaliati dalla sua esplosiva amalgama emozionante, sapientemente dosata e architettata con brillantezza insuperabile e degna di nota. Sì, una sapida miscela che, per l’ennesima volta, funziona in maniera egregia. Ragazzi, qui parliamo d’alta scuola registica, non solo televisiva. Altresì, è vero, la formula è sempre la stessa, dunque gli escamotage narrativi, gli espedienti filmici e le vicende mostrateci, cominciano inevitabilmente a mostrare un po’ la corda, come si suol dire. E molta della lucente, magnetica originalità originale s’è leggerissimamente perduta. Ciò va ammesso. Però, in grandissima parte, Stranger Things conserva intattamente e in modo assolutamente immutato, inattaccabile, il suo fascino assai particolare, irripetibile e unico. Premettiamo, anzi, diciamo quanto segue. Per questa quarta stagione di Stranger Things, Netflix ha optato per una strategia distributivo-promozionale alquanto peculiare. Infatti, rispetto a quanto accaduto per le precedenti tre stagioni, stavolta gli iniziali sette episodi di Stranger Things 4, come sopra scrittovi, sono subito attualmente visibili, in quanto emessi, anzi, messi in onda venerdì 27 maggio, mentre i rimanenti due finali saranno visionabili solamente a partire dal 1° luglio. Complessivamente, quindi, gli episodi sono nove. Il primo episodio di questa corrente, quarta stagione sorprendente, consta della durata di un’ora e diciotto minuti. E gli altri sei s’aggirano sui cinquanta minuti. Mentre, quelli ancora inediti, saranno più lunghi, avvicinandosi, a quanto pare, stando a quello comunicatoci, cadauno alle due ore. Come d’abitudine, gli episodi dal secondo al sesto sono più o meno lunghi rispetto ad altri.
Così che, dopo i primi tre minuti e mezzo di riassunto velocissimo della passata stagione, veniamo catapultati, di flashback spiazzante e imprevisto, nel 1979, all’interno dell’orripilante laboratorio degli orrori e degli esperimenti ai confini della realtà, presieduto dal freddissimo e luciferino, albino dr. Frankenstein ante litteram di nome Martin Brenner (naturalmente, incarnato sempre da un perfetto, algido, ambiguo, spettrale e agghiacciante Matthew Modine che se n’incarna puntualmente ispirato). La bambina di nome Undici, come sappiamo, dai poteri speciali spiccatamente sopra la media, viene da Martin severamente interrogata. Dopo pochi istanti, udiamo delle spaventevoli urla terrificanti. Presto, il laboratorio verrà sanguinosamente preso d’assalto da qualcosa di mostruosamente inarrestabile.
Tutti gli altri bambini “superdotati”, a differenza di Undici, e gli uomini e le donne presenti nella struttura, sono stati velocissimamente divorati e impietosamente trucidati dai demogorgoni, le creature demoniache di nostra conoscenza... Brenner incolpa Undici della strage.
È stata lei a risvegliare, dal letargo, i mostri del sottosopra oppure a cosa è addebitabile tale scempio infernale ed aberrante? Mistero... e partono i titoli di testa oramai celeberrimi e melliflui.
Al che, l’azione si sposta, come d’uopo, ad Hawkins. E rincontriamo l’allegra combriccola, ora cresciuta, delle passate stagioni, cioè il simpaticissimo nerd svitato Dustin Henderson (Gaten Matarazzo), Lucas Sinclair (Caleb McLaughlin), per l’appunto Eleven (da noi, Undici/Millie Bobby Brown), Will Byers (Noah Schnapp), sua madre Joyce (Winona Ryder) e suo fratello Jonathan (Charlie Heaton), Nancy Wheeler (Natalia Dyer), Steve Harrington (Joe Keery), Erica Sinclair (Priah Ferguson), Max Mayfield (Sadie Sink), Robin Buckley (Maya Hawke), Mike Wheeler (Finn Wolfhard) e un nuovo arrivato, sì, la new entry di questa stagione, il folle e scatenato Eddie Munson (Joseph Quinn).
Lo sceriffo Jim Hopper (David Harbour), apparentemente morto alla fine della terza stagione, è invece vivo e vegeto (d’altra parte, sebbene non compaia nel primo episodio, dapprincipio, ne viene accreditato ugualmente, quindi il mistero della sua inesistente morte viene svelato immediatamente). Ma vive or in un’altra dimensione, abitata da creature terrificanti, oppure non è stato acchiappato da qualche mostro, bensì da dei mostri russi, metaforicamente parlando, umani solo nelle sembianze ma dall’animo atrocemente disumano?
Entra in scena anche un palestrato biondino dal bel faccino, Jason Carver, campione di basket del college di Hawkins, incarnato da Mason Dye. Innamorato, perlomeno ciò pare, perso della ragazza più carina della scuola, ovvero Crissy Cunningham/Grace Van Dien. Crissy va a farsi un giro nel bosco ed Eddie Munson spunta dietro di lei. Munson non ha intenti malvagi nei suoi riguardi e forse non è affatto quel cattivo ragazzo che a tutti, a prima vista, erroneamente sembra. La sua brutta reputazione forse, infatti, deriva solamente dai suoi equivoci atteggiamenti, di primo acchito, scontrosi e burberi. Invero, è soltanto un bel tenebroso per niente svitato, solamente col mondo arrabbiato in quanto, malgrado le sue ostentate pose da duro e ribelle senza causa, se ne sente respinto, lontano ed emarginato, schivato, stigmatizzato e ingiustamente mal adocchiato e giudicato? Il vero Eddie non è quel bad boy così percepito e disegnato, quasi unanimemente, dai suoi frettolosi coetanei molto superficiali.
Lui e Crissy, probabilmente, dopo una simpatica chiacchierata, si piacciono alla grande ed empaticamente legano fra loro due non poco. Si desiderano e Eddie, inoltre, desidera che Crissy si sballi un po’. Così che, la invita a casa sua. Casa sua, per modo di dire, in quanto è una roulotte fatiscente, per quanto spaziosa e, al suo interno, confortevole. Una sorta di bungalow-ranch-container situato nella zona periferica di Hawkins, a due passi dalla zona boschiva. Ove la foresta cela un segreto orrifico sigillato nell’inconscio e forse dimenticato dalla coscienza degli adulti... Fintamente smemorati?
Eddie cerca, dentro la sua disordinata abitazione, nel suo caotico marasma pazzesco, una droga costosa e speciale da donare a Crissy. A suo modo, è un regalo e un prezioso gesto d’amore? Mentre lui, momentaneamente, si assenta, lei cade in stato di trance e in zona “horror” letargica. Ove viene brutalmente inseguita e poi aggredita da qualcuno che è l’incarnazione tremenda della favola nera dell’uomo nero. Chi è questo monstre ischeletrito e senza volto? Anzi, dal viso escoriato, putrefatto e tumefatto à la Freddy Krueger di Nightmare - Dal profondo della notte di Wes Craven?
Crissy scivola in un incubo mortale. Il suo corpo, preda d’una sorta d’incantesimo raccapricciante, levita lentamente in aria, si sfracella quindi repentinamente contro il soffitto e le sue articolazioni, le sue fragili ossa, già scricchiolanti, vengono, da una forza oscura e nefasta, in un nanosecondo spezzate, divelte, tranciate di netto, i suoi bulbi oculari vengono incavati e implodono in modo orribile. Crissy, orrendamente, muore all’istante.
Eddie, sgomento, rabbrividendo di terrore infinito, allucinato da tale accaduto repellente, fugge via a gambe levate...
Viene dalla polizia ricercato in quanto, il giorno dopo l’oscena morte di Crissy, è naturalmente il primo indagato, indiziato e sospettato. E chi è Victor Creel? Un uomo che, in un passato nemmeno troppo lontano, impazzì e massacrò turpemente, trucidò la sua intera famiglia in maniera sanguinaria, follemente?
Victor Creel è, innanzitutto, interpretato da nientepopodimeno che Robert Englund. Esatto, alias Freddy Krueger. Perciò il riferimento e l’omaggio dei fratelli Duffer, da noi appena espostovi, non è di certo casuale.
Creel perse la testa davvero, facendo a fette la sua famiglia in quanto incapace d’intendere e di volere, colto da improvvisa furia omicida ingeneratasi per via della sua galoppante pazzia incredibile? È questa la ragione alla base del suo folle sragionare incontrollabile e, di conseguenza, della giudiziaria, lapidaria decisione penale ed infernale d’internarlo seduta stante in quanto, dopo il suo crimine efferato, fu istantaneamente giudicato malato di mente irrecuperabile? Creel sostenne, prima della strage avvenuta e a lui forse ingiustamente imputata, che la sua abitazione fu infestata da un indomabile demone violentissimamente potente e dall’occulta ferocia implacabile e impietosa. La sua tesi, all’apparenza per l’appunto insostenibile, fu a sua volta solamente la fantasia squinternata d’un delirante pazzo totalmente perso nella sua mente farneticante e decisamente poco attendibile?
Ecco, dunque, che nel terzo episodio v’è, subito prima dell’intro, la ricomparsa e fulminea, folgorante rientrata in scena decisiva, chiave e importante del Dr. Sam Owens (Paul Reiser). Alcuni agenti segreti, infatti, accorrono in tutta fretta, scendendo velocemente dall’elicottero, verso la sua magione-rifugio. Qualcuno, ai piani alti, ha impellente bisogno di lui, sì, urgentemente. E non v’è un solo secondo da perdere.
Intanto, si torna a parlare, anzi ad accennare a Creel. Il suo fantasma aleggia e, acquattato al buio, striscia e serpeggia. Creel, però, è innocuo e impotente, oramai per sempre, essendo sepolto vivo in un nosocomio manicomiale oppure è redivivo e, conseguentemente, ritorna il suo spauracchio temibile e sta ricominciando l’incubo micidiale? E che cos’è la maledizione di Vecna? Un macabro sortilegio di natura ancestrale e profondissimamente raccapricciante? Nel frattempo, si succedono altri accadimenti primari a ingarbugliare, fascinosamente, la trama e a imprimerle vigore vitale, filmicamente propulsivo in modo esplosivo. Così come visto nel secondo episodio, Undici, dopo essere stata bullizzata mostruosamente dalla studentessa Angela (Elodie Grace Orkin) e dalla sua compagnia d’immaturi imbecilli, dopo aver reagito istintivamente, molto veementemente, all’ennesimo affronto codardamente bastardo perpetratole dall’infermabile e cattivissima Angela, a cui sferrò un colpo assai violento, forse sacrosanto, viene interrogata da due poliziotti alquanto sbrigativi. Che disdegnano aprioristicamente le sue traballanti risposte a riguardo del fattaccio avvenuto e della sua reazione un po’ scriteriata eppur, ribadiamo, nient’affatto sbagliata, semplicemente umana. Undici è in preda al panico e in stato per l’appunto confusionale, il gesto compiuto a danno di Angela le scatena dei brutti ricordi che parvero estintisi, perlomeno affievoliti e obliati. Sigillati in un passato lontano e apparentemente, dalla sua coscienza, rimosso e cancellato. Invece, dentro di lei riscocca l’atavica, mai davvero domata paura di essere una crudele freak non adatta al mondo dei normali... Mentre però sta avvenendo il suo trasferimento in una struttura detentiva per minori giudicati socialmente disadattati e pericolosi, qualcuno ferma tutto.
Jason vuole vendicare la barbara morte della sua ex ragazza, cioè Crissy. E si mette alla disperata ricerca di Eddie Munson. A suo avviso, il responsabile del lugubre assassinio della povera Crissy.
Arriviamo, dopo molta tensione e suspense mozzafiato a mille, al quarto episodio. E qui, nel mistero insoluto e cupo, tenebroso e tragicamente onirico, crescentemente c’addentriamo e pian piano esso sarà eviscerato e risolto? Ogni tetro dubbio sarà fugato? I ragazzi stanno indagando...
Quarto episodio che, dopo i primi due diretti dagli stessi Duffer Brothers, assieme al terzo, vede la regia di Shawn Levy (Una notte al museo). Che da qua in poi, fino al settimo segmento, a sua volta lascerà il posto a Nimród Antal (Predators).
Secondo l’assai sintetica sinossi di IMDb, per tale quarto episodio, eccone la brevissima trama:
Max è in grave pericolo e il tempo sta per scadere. Un paziente del manicomio di Pennhurst ha visite. Altrove, in Russia, Hopper è al lavoro.
Come dunque avrete intuito, finalmente vediamo negli occhi, per modo di dire, eh eh, Victor in manicomio. Un uomo dal viso stropicciato, sciupato, più che altro deturpato. Sembra quasi che indossi una maschera di pelle sintetica a mo’ di Leatherface/Faccia di cuoio di Non aprite quella porta? Sì, è una domanda.
Una scena che ricorda molto Shutter Island di Martin Scorsese e Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme, sebbene l’atmosfera malinconica del luogo e le nere atmosfere profuseci, tristissime, in tal caso son stemperate da un dark humor brillante e attenuate dall’incontenibile verve d’una Maya Hawke simpaticamente sopra le righe che ne asciuga, con leggerezza e qualche tocco di leggiadria ed ilarità euforica, la pesantezza tematica, solo però leggermente e in minima parte.
Caschiamo, altresì, nei primi, veri topos inflazionati del penitenziario-culla dei poveracci reietti e da dio abbandonati. E la scena forse fallisce parzialmente e non colpisce interamente a dovere. Rivelandosi banale e prevedibile. Insomma, tanta spasmodica attesa viene quasi del tutto azzerata da una regia piatta e insulsa. Che si riprende, comunque, nel racconto glaciale di Creel. Per poi innalzarsi nell’incubo finale con Max, questo sì, strepitosamente appassionante e girato superbamente. Gelidamente furente e vincente. Lisergico e di grande impatto visivo, malgrado l’eccesso di computer graphics, a tratti, pacchiana e kitsch. Scena introdotta dalla spettrale riapparizione mortifera, catacombale di suo fratello morto, trapassato, defunto, Billy/Dacre Montgomery (l’episodio si chiama Caro Billy/Dear Billy, peraltro).
Ce la farà, la povera innocente e giovanissima Max, a salvarsi dalle grinfie di Vecna, definita da Creel l’emanazione di Satana?
Stranger Things 4 vive di colpi di scena lasciati a metà e svelati quando meno ce l’aspettiamo, abbonda di twist, ribaltamenti prospettico-diegetici e cosiddetti cliffhanger ficcanti collocati alla fine (altrimenti non si chiamerebbero così) d’ogni puntata al cardiopalma. Lasciandoci col fiato sospeso e inducendoci a saltare di colpo e psicologi contraccolpi all’episodio successivo.
Ha una struttura da thrilling di matrice orrifica e si discosta notevolmente dalle tre serie precedenti a impianto molto più fantasy-fantascientifico. Stavolta, il sottosopra non è popolato e infestato da fameliche creature simili a Gremlins giganteschi e a dinosauri-alieni carnivori. Bensì è dominato da un demone babau che forse può essere sconfitto con un esorcismo o con la forza dell’amore, della vita e dell’amicizia.
Stranger Things 4, quindi, assume ampi connotati metafisici e acquisisce, anzi, evolve in senso più prettamente, poeticamente umano, accentuando il lato suo vividamente spirituale e misterico, quasi esoterico. Mentre, sul versante dello sguardo registico, diviene stilisticamente molto più umanistico, profondo e introspettivamente affascinante, godibilmente efficace.
Ed eccoci arrivati al quinto episodio, chiamato Il progetto Nina/Nina Project.
Diretto, come sopra dettovi, da Antal, è uno dei più lunghi di questi primi sette episodi, constando infatti della durata di un’ora e venti minuti circa.
Ed è un episodio introduttivo e preparativo, potremmo dire, della rivelazione decisiva e imprescindibile per l’intera sua struttura narrativa e soprattutto per la totale risoluzione finale decisamente brillante. Undici è arrivata al laboratorio del dr. Owens per riacquisire i suoi sovrannaturali poteri speciali grazie al programma rivoluzionario e altamente costoso messo a punto da quest’ultimo. Non è sicuro al 100% che il programma funzioni, malgrado vi siano ottime probabilità che Undici possa, giustappunto, riappropriarsi delle sue forze ai confini della realtà. Con suo sommo stupore, più che altro, in maniera per lei scioccante e completamente imprevista, le viene incontro il suo vero padre biologico, sì, Brenner/Modine.
Lei, atterrita, colta di sorpresa in modo, ripetiamo, agghiacciante, cerca di fuggire via disperatamente ma viene istantaneamente fermata e sedata. Sottoposta, con la forza, a sostenere l’esperimento suddetto.
Precipitando in un incubo a occhi aperti e, in ogni senso, all’apparenza senza via d’uscita alcuna. Ed è in tale episodio che incontriamo un curioso e allucinante personaggio che impareremo meglio a conoscere e del quale, prossimamente, ci sarà chiaramente evidente la sua identità precisa.
È un giovane infermiere, l’amichevole, si fa per dire, di nome Orderly (Jamie Campbell Bower). Undici, imprigionata in un mondo asettico e asfissiante, rivive ad libitum e allibita un’angosciosa situazione psicologicamente strozzante che, attanagliandola nell’animo e non dandole un sol attimo di tregua, riparte puntualmente, assurdamente daccapo.
Nel mentre, Jason sta ancora dando la caccia ad Eddie Munson.
Arrivati or a questo punto, ci fermiamo per non rovinarvi le altre sorprese, dicendovi solamente questo.
Gli ultimi due episodi dei primi sette di Stranger Things 4 son intitolati Il tuffo/The Dive e Il massacro al laboratorio di Hawkins/The Massacre at Hawkins Lab. Quest’ultimo dura un’ora e trentotto minuti.
Perciò, chi è quell’infermiere a cui sopra abbiamo accennato? Il suo vero nome è Henry e ha un’attinenza con Vecna? Forse è Vecna stesso ed Henry/Vecna potrebbe essere nientepopodimeno che il figlio di Victor Creel?
Chissà...
Concludiamo questa nostra lunga disamina, affermando che Stranger Things 4, dopo i primi due episodi impeccabili e sgargianti, i migliori, firmati dai fratelli Duffer, un po’ si sfilaccia, perdendosi in alcune superflue lungaggini e in qualche lentezza che poteva essere evitata. Probabilmente, il tutto andava accorciato. Gli ultimi tre episodi sono i più macchinosi e forse peggio girati. Ma, a conti fatti, aspettando il gran finale, Stranger Things 4 assolve totalmente al suo compito con enorme classe.
La serie Stranger Things, arricchitasi di quest’altro notevole capitolo, non ancora terminato e a cui seguirà la quinta stagione già in preparazione, assurge oramai in maniera intoccabile e totemica a cult imperdibile della pop culture più fantasmagorica e mirabolante, strepitosamente magica.
Come andrà a finire?
Al momento, possiamo soltanto teorizzare, congetturare in merito e avanzare, fantasiosamente, le nostre personali previsioni.
di Stefano Falotico
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