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Stranger Things

5 stagioni - 42 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 3

  • 2019-2019
  • 8 episodi

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mck

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La recensione su Stranger Things

di mck
8 stelle

Rabbit Rats? Rabid Rats!

 

 

Non l’abbiamo già vissuta quest’avventura? Certo che sì! E dai, allora, facciamone un'altra!

 


Tutto ciò che concerne l'affastagliamento coacervico dello zeitgeist anni '80 l'ho già evidenziato e descritto nel pezzo sulla prima stagione (Hawkins: Tu, Sanguinosa Infanzia).

Strange(r) Things - Cose Strane, Cose Straniere, Cose Estranee, e, soprattutto, cose già (in vece che mai) viste -, è un racconto [non poi così strano - nel senso di particolare, diverso, peculiare, sui generis - bensì quasi tutto l'opposto: è un film di 6 ore che in realtà non contiene e non esprime alcunché di originale (il discrimine tra influenza e citazione non ha ragion d'essere tirato in ballo: qui le fonti - e i font - sono esplicitamente IL film: l'approccio alla biblio/audio/videografia è ur-, ed ultra-, citazionista), ma l'amalgama è - semplicemente – perfetto] in persistente progressione percussiva che sa ritagliarsi - senza divagazioni tronche o deviazioni monche - i giusti angoli di assestamento e bilanciamento, in una continua reinvenzione, una potente immedesimazione e una sagace restituzione dello Spirito del Tempo che non affogano nella ''nostalgia'' e/o nel ''documentario'' e non si adagiano o ripiegano nel pretesto sganciato da ogni contesto o nel citazionismo, ma s'inverano sulla scena. Gli anni '80 di “Stranger Things” non sono un sottofondo, una didascalia, un'ambientazione, ma un personaggio. Cascami, lacerti e rigaglie da post-modern(ariat)o poco (mini)massimalista.

 


Tutto ciò che riguarda il growing up kinghiano, la cesura e il ponte tra fanciullezza e adolescenza, l'ho già rimarcato e affrontato nel pezzo sulla seconda stagione (Chicago: Jane, in the World).

Stranger Things - 2” gioca esplicitamente e seriamente (coming of age + adventure arcade) sulla riecheggiante ripetizione del già assimilato, sulla reiterazione della replica, sulla fotografia di una fotografia, sull'autoritratto di una copia conforme/carbone, sull'eterno ritorno del già conosciuto (un terrificante e annichilente loop ch’è un ottovolante), e, parimenti, viceversa, sulla variazione del canone: un dialogo multi ma soprattutto metamediale con (dis)soluzione e con consolid(ific)azione di continuità tra i ricordi del presente mentre si muta abbandonando il passato e il presente dei ricordi che a quel passato ci tengono ancorati come se stessimo calpestando una rampa di lancio verso il futuro, e con le sue citazioni, i suoi ricalchi, le sue ruberie, i suoi omaggi, è, parafrasando la risultanza di una linea di dialogo, tanto una metafora quanto un'analogia: le ninfe d'essere umano, le imago dell'Homo s. sapiens, i ragazzini, nel loro coming of age, mutano pelle tante volte quanto una larva-girino-lucertola di Demogorgone. Le regole prima si imparano, poi si rispettano, poi si mettono in discussione, poi si trasgrediscono, e poi si scrivono. Con le relative e dovute eccezioni del caso di volt'in volta. Eleven/Jane re-impara qual è il suo nome, e i suoi piedi la portano a ripercorrere il cammino percorso dalle proprie radici.

 


Rabbit Rats? Rabid Rats!
Qual è allora il leitmotiv/f, il trait d'union, il fil rouge e il comun denominatore di questa terza stagione? La storia, la storia, la storia. E il tempo che passa, e mentre scorre si cresce.
E, già, sì, il - chiamiamolo e definiamolo pure come una “contestualizzazione violenta” - sincreti(ni)stico product placement! Non per forza remunerativo, cioè retribuito da una contropartita in dollari fruscianti, ma facente pienamente parte dell'art direction / production design / set decoration: ancora una volta, insomma, è un Personaggio. Ed è tale in quanto entra in rapporto (se pure attraverso una relazione a una sola via a senso unico) con gli altri, caratterizzandoli e creando dinamiche atte a tratteggiarne la caratterizzazione.

 


Il berretto del di lì a poco diventante squadrone della Ceramiche Ariostea indossato da Lucas ne è esempio perfetto.
E poi, inevitabilmente, certo: “I russi! I russi! Gli ammeregani! // Su che cosa / metteranno / le mani?!”

 


Quello della potrebbe essere la sindrome/disturbo post traumatica da stress post trasloco. E spero venga reintrodotta una location vi-r/t-ale: la scuola (se sarà ambientata in autunno...).

 


“Papà, quando eri grande come me avevi il mio nome?”
Lee Smolin - “Time ReBorn - From the Crisis in Physics to the Future of the Universe” - 2013 (Einaudi, 2014)

 


Stranger Things - 3” è una buona storia, una grande avventura, immersa nel flusso costante e inarrestabile del tempo che passa, e scorrendo trasforma in maniera sostanziale il paesaggio della nostra vita. Erode montagne considerate invalicabili, scava canyon che un attimo prima non esistevano in quella che credevamo essere un’immutabile, eterna era geologica chiamata giovinezza. 

 


Stranger Things - 3” è un’avventura - che principia dal Romero di “Day of the Dead” (anche se si svolge “nel” centro commerciale di “Dawn of the Dead”, il mall che sta fagocitando tutti i negozi del centro cittadino, spegnendone la vita, e che a sua volta, 30 anni dopo, sarà divorato vivo da Amazon & C. di Jeff Bezos e soci) e termina “Back to the Future” - composta da 7 linee narrative - 5 dei buoni e 2 dei cattivi - che si generano, esplodono, divergono per poi preciptare, convergere e collassare, Big Bang e Big Crunch, e poi di nuovo, ancora, divisione, allontanamento, trasloco.   

 


Stranger Things - 3” dimostra un profondo rispetto verso i suoi personaggi (per lo meno quelli che sopravvivono, per la serie: “Seconde linee: tremate!”). Basti pensare alle coppie formate da Natalia Dyer (Nancy) e Charlie Heaton (Jonathan) e da Maya Hawke (Robin) e Joe Keery (Steve), a come viene sviluppato il loro rapporto mentre la storia procede, e gli uni contribuiscono a creare l’altra e viceversa (o, ancora, alla figura dell’insegnante Clarke). Solo quello di Will - Noah Schnapp, uno dei migliori giovani attori della serie -, tra i principali, è, tutto sommato, fin’ora, forse un poco sottoutilizzato.

 


Due momenti rimarcabili del pre-pre-sottofinale:
- la parossistica e risaputa, ma autenticamente struggente, scena (vedi anche quella della lettura del ritrovato discorso scritto di Hopper) dello scontro fra Eleven (Millie Bobby Brown) e Billy (Dacre Montgomery), con la ragazzina che riconduce il giovane uomo alla realtà della propria coscienza riportandolo sulla spiaggia alieno-californiana di un altro Zemeckis, quello di “Contact”…
- Paul Reiser della Weyland-Yutani di “Alien(s)” (o la Tyler Corporation di “Blade Runner”) - la Cavalleria! I buoni! Seee…! - che guarda nell’abisso e l’abisso gli/ci restituisce lo sguardo promettendo niente di nulla di buono…

 


New Entry: Maya Hawke (figlia di suo padre e di cotanta madre: Uma Thurman), bravissima. E Jake Busey (tutto suo padre, ed è un complimento).  

 


Conferme: Sadie Sink (Max, la sorella minore di Billy; ottima alchimia con la protagonista), Dacre Montgomery (Billy, il fratellastro maggiore di Max; “Quei baffetti vanno o vengono, figliolo?”) e Priah Ferguson (un personaggio - la sorellina di Lucas - un po’ troppo estremizzato, ma funzionale). E, naturalmente, Murray Bauman (il Brett Gelman di "FleaBag"): chiamare ore pasti, ma pure a tutte le altre, ché intanto non disturbate!

 


Citazioni (va beh, una per tutte - a parte "Terminator + Rocky IV", e "Magnum, P.I." alla TV, e "D.A.R.Y.L. in cartellone, tra gli altri... -, dai). “Close Encounters of thr Third Kind” (ovviamente già presente nelle passate stagioni, specialmente la prima, assieme ad “E.T. - the Extra-Terrestrial”).

 

 

E, logicamente, "Under the Skin".

 


PS. Winona Ryder versione soldatino dell’Armata Rossa da sola vale la visione.

 


PPS. No spoiler. Chi è “l’americano”? Jim Hopper (David Harbour)? Quasi certamente. O il personaggio dello scienziato interpretato da Matthew Modine, del tutto assente (causa del suo "momentaneo/apparente/costituente" stato hopper-schrödingeriano...) in questa terza stagione?

 


Già utilizzata nella prima stagione, vale la pena riascoltare, da “Stratch My Back”, la cover della “Heroes” di David Bowie e Brian Eno ad opera di Peter Gabriel.

 


Bonus Track & Spoiler Alert! - Non aprite il video se non volete spoilerarvi la Costante di Planck (e non usatela come password: facendo parte del Principio di Indeterminazione di Heisenberg, una volta immessa in un sito il sito stesso diverrà immediatamente, anzi, meglio, contemporaneamente, inconoscibile e al prossimo accesso la password stessa verrà dimenticata e resa irrecuperabile).

 

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Ultimi commenti

  1. M Valdemar
    di M Valdemar

    Domanda semiseria semiscema (posto che non ho mai visto nemmeno un pezzettino di ST), sorta spontanea sulla scorta delle due-tre immagini promozionali della nuova stagione (tipo questa : https://images.everyeye.it/img-notizie/tutte-citazioni-easter-egg-stranger-things-3-episodio-episodio-v13-387217-1280x720.jpg ), "imperdibili" anche per chi ne gira al largo, data la sovraesposizione: perché si (li) vestono così di merda? Cioè, è un fattore intrinseco (e quindi comprensibile (solo) per chi usufruisce dell'iconografia di ST) oppure è semplice voglia di stupire (male) con effetti speciali (di merda) e iper-caratterizzazioni?
    Insopportabili, porca pupazza (leggi: voglia di menare quelle facce da mocciosi ritardati ai massimi livelli).

    1. mck
      di mck

      Risposta semiseria definitivamente scema: fenomeno delle giostre, ma che cazzo di polemica è??
      È la divisa da lavoro della gelateria (per i due sulla sx).
      Per quello sulla dx... anche tu vestivi così, amico valdemaro: http://static.dagospia.com/img/patch/11-2014/matteo-renzi-salvini-quiz-610553.jpg

    2. mck
      di mck

      https://www.filmtv.it/serie-tv/125031/stranger-things/stagione-3/recensioni/957931/#rfr:user-47656

      Passando a cose - un po' - più serie, ma è mai possibile che dopo millemila anni che la sezione serie tv è stata aggiunta a ftv.it, ancora oggi, adesso, or'ora, proprio mo', cliccando sui link che rimandano alle recensioni delle stagioni delle serie, dal journal o dalle notifiche, il sito stesso ti rimanda alla generica home, rendendo per esempio impossibile risalire a questa pagina, e dal journal, e dalle notifiche???
      (Ecco il perché della presenza del link a questa pagina in testa a questo commento.)

      Sì, ho già avvertito la Redazione, millemila volte.
      E no, non sto URLANDO.

    3. M Valdemar
      di M Valdemar

      Sì, è una scocciatura, anche per me che non frequento il posto (né certo queste disfunzioni mi invogliano a farlo).

  2. M Valdemar
    di M Valdemar

    E questa [ https://www.indiewire.com/2019/07/evan-rachel-wood-calls-out-stranger-things-3-hopper-1202156151/?fbclid=IwAR0bJrmM5XRNwI4wlJ4TjWT-UG_cKpQToDEXBQNK5X7c9_CfeIU_VBT2yHY ]? Un'altra che ci siamo giocati dopo la Chastain coi suoi deliranti, tossici tweet? Cristo, sta critica "femminista" produce mostri che manco la Bestia di Salvini, eccheccazz*

    1. mck
      di mck

      Nuuuuuoooooooooo!!!!!

    2. mck
      di mck

      Anzi: Nnnnnuuuuuuuuoooooooooooo!!!!!

    3. mck
      di mck

      Anzi anzi: Ma Dio Anubi!

    4. mck
      di mck

      https://www.filmtv.it/serie-tv/125031/stranger-things/stagione-3/recensioni/957931/#rfr:user-47656

      [Certo, tu però, non avendo visto la serie, non sai come si comporta Hopper. Chissà, magari alla fine ti ritrovi d'accordo con lei... ---Imbarazzo---]

      No, seriamente: è vero proprio il contrario di ciò che esprime Wood: addirittura un paio di linee di dialogo fra i ragazzini "sanno molto" di condizionamento da MeToo. Ma anche questa mia idea può essere alimentata dalla fonte del pregiudizio (che il MeToo alimenta a dismisura): la verità è che quel che dice Mike a Eleven - non chiedermi in che occasione: uno degli ultimi due episodi, spannometricamente - è solo buon senso: niente "Illuminazione" metooica, solo logica, moralità ed etica (da entrambe le parti: maschile, femminile, tutto ciò che ci sta in mezzo ed oltre, e demogorgonica).
      E anche ciò che Wood utilizza per "difendere" il proprio pensiero, "giustificarlo", "contestualizzarlo" e "relativizzarlo", è sbagliato alla radice: "Yes I am aware it’s ‘just a show’ and its set ‘in the 80s,’ even though this stuff was unacceptable then too, but thats exactly my point." Ché gli anni '80 sono stati il pozzo nero del maschilismo attivamente violento? È questione di fottuto buon senso (non di senso comune).

    5. M Valdemar
      di M Valdemar

      "Certo, tu però, non avendo visto la serie, non sai come si comporta Hopper": verissimo. Mi ponevo un interrogativo e lo giravo a te. È che è stato facile riconoscere lo schema, quello, per fare un esempio, che fa sorgere sollevazioni popolari (via social) sul "trattamento tossico" riservato ai personaggi femminili di GoT nella stagione conclusiva. Una roba che fa cascare le palle. Appena qualcuno osa anche solo porre un dubbio alla illuminata di turno ecco che "non puoi capire perché sei uomo" oppure, "ma come può un uomo capire le dinamiche del pensiero femminile" e via delirando. Ne leggo (un po' perché mi piace, lo ammetto) di ogni, e d'altronde personaggi illustri che si prestano alla "causa" ce ne sono sempre più.

    6. mck
      di mck

      https://www.filmtv.it/serie-tv/125031/stranger-things/stagione-3/recensioni/957931/#rfr:user-47656

      È che non mi andava di spiegare la rava e la fava a uno che je fotte sega [aka: "ne gira al largo _data_ (??) la sovraesposizione"] della serie... ;-))

      Riassumendo con la mia solita maestria: Hopper nei primi 2/3 ep. è il ___classico___ padre apprensivo che come prima tappa del tour della casa al ragazzo della figlia in visita sceglie di mostrargli la collezione di coltelli, mannaie e trinciadita in cucina.
      È una caratterizzazione forte, persino """disturbante""", ma ___naturale___ e - premesso che naturale non è sinonimo di sano - ___sana___.
      Mai --MAI-- è lasciato ad intendere, anche NON conoscendo il personaggio così come lo si è imparato a comprendere nelle passate stagioni, che ci sia una pur vaga possibilità che questa sua protettività paterna possa via via venire corrotta da un'insana gelosia che a sua volta possa poi addirittura sfociare in atti anche solo minimamente violenti, né verso il ragazzo né, men che meno, verso la figlia.

      [Attenzione: non ci sarebbe alcunché di male se il personaggio portasse con sé questa deriva (e la serie mi sembra abbastanza adulta da sopportarne/supportarne il carico etico), ovviamente non dovrebbe essere "giustificato" moralmente in alcun modo. Ma qui stiamo proprio fantasticando prendendo come basi le allucinazioni di Wood.]

      Evan Rachel Wood ha la capacità critica di Marzullo.

  3. CineNihilist
    di CineNihilist

    Interessante svisceramento di una serie mainstream con tutti i suoi pregi e difetti. Io ho visto tutte e tre le stagioni, ma devo confessare che l'ultima l'ho vista per inerzia.
    Lo schema ormai è ripetitivo, le caratterizzazioni sempre più monotone con l'avanzare dell'età e l'epilogo felice è ormai scontato. Vabbè, nel finale della terza stagione è un po' triste ma alla fine si sa che andrà tutto bene (infatti Hopper mica muore ehhehe, lo tengono caldo per altre 5 stagioni).
    Sarà che sono lontano da quell'infanzia dorata che erano gli anni '80 e non cogliendo tutti i riferimenti (a differenza tua che sei eccellente in questo) vedo una formula horror/sci-fi trita e ritrita.

    Il bello della prima stagione è che era molto più cupa ed "originale" nei reinventare uno stilema passato ormai abusato (laboratorio segreto, governo cattivo, minacce esterne incontrollabili, cittadina sperduta di campagna, gruppo di avventurieri) però ormai la formula è portata all'estremo e allo sfinimento.
    Gli attori come sempre bravissimi soprattutto Millie Bobby Brown (anche se secondo me Noah Schnapp giganteggia insieme agli attori adulti), però gli inciuci amorosi cominciano a stufare diventando blandi e ripetitivi, dove alla fine il coming of age prende il sopravvento sull'avventura "fantastica", trasformando la storia in una sorta di telenovela.
    Poi tutto lo star system che ha inglobato i giovani attori è spaventoso e il fanatismo del pubblico è delirante, poi vabbè, è anche colpa mia che mi sono interessato troppo a queste dinamiche da gossip/pettegolezzi che non mi era mai successo prima d'ora. Forse è il ritrovare un'infanzia/adolescenza perduta nei protagonisti che mi ha fatto scattare questo guilty pleasure, come se fossi rimasto succube della serie, dove provo una certa repulsione ma che allo stesso tempo mi tenta e che mi tiene avvinghiato alle peripezie dei giovani protagonisti. Un paradosso veramente strano da spiegare, ma che per inerzia mi spinge a vedere l'ennesima puntata perché ormai non ne puoi fare a meno. Una dipendenza dalla serie che mi spinge a curiosare anche per la quarta stagione pur sapendo che alla fine dei conti mi deluderà, lasciandomi l'amaro in bocca una volta finito l'ultimo episodio.

    Il mio giudizio rimane comunque positivo e riconosco i pregi e i limiti della serie, però la ripetitività e la disillusione delle ultime stagioni mi ha stancato, forse anche perché sono cresciuto e comincio ad avvertire la ovvia infantilità della serie, nonostante affronti anche tematiche adulte. L'obbiettivo di Netflix secondo me è quello di trasformare Stranger Things in una sorta di Harry Potter, quindi partire con loro da piccolini fino a vederli adulti e dunque sistemati con tanto di famigliuola. E guarda a caso anche la saga del maghetto ha iniziato stufarmi quando hanno cominciato ad essere più grandicelli. Nonostante abbia un soggetto meno intrigante di Stranger Things secondo me.

    Chissà, magari guarderò anche la quarta stagione cadendo nel tranello del marketing, però per me Stranger Thing poteva benissimo finire con l'eccezionale prima stagione.

    Ancora complimenti per la recensione e interessante anche la discussione sopra questo mio lungo commento ;)

    1. mck
      di mck

      Noah Schnapp è sì decisamente il migliore del gruppo.
      Hopper per adesso è in quarantena in Kamčatka, poi si vedrà :)

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