5 stagioni - 42 episodi vedi scheda serie
Tu, Sanguinosa Infanzia.
I. Cosmogonia Ottanta ( '50 XX° - '10 XXI° ).
Strange(r) Things : Cose Strane, Cose Straniere, Cose Estranee. E, soprattutto, cose già - in vece che mai - viste.
E non è poi così strano - nel senso di particolare, diverso, peculiare, sui generis - “Stranger Things”, bensì quasi tutto l'opposto : è un film di 400' che in realtà non contiene e non esprime alcunché di originale [il discrimine tra influenza e citazione non ha ragion d'essere tirato in ballo: qui le fonti (e, come vedremo, i font) sono esplicitamente IL film: l'approccio alla biblio/audio/videografia è ur-, ed ultra-, tarantiniano/depalmiano], ma l'amalgama è - semplicemente – perfetto.
A proposito di Ladri di Sguardi (altrui) : Hail To the Thief.
Un racconto in progressione percussiva che sa ritagliarsi - senza divagazioni tronche o deviazioni monche - i giusti angoli di assestamento e bilanciamento, in una continua reinvenzione, una potente immedesimazione e una sagace restituzione dello Spirito del Tempo che non affogano nella ''nostalgia'' e/o nel ''documentario'' e non si adagiano o ripiegano nel pretesto sganciato da ogni contesto o nel citazionismo, ma s'inverano sulla scena.
Gli anni '80 di “Stranger Things” non sono un sottofondo, una didascalia, un'ambientazione, ma un personaggio.
Cascami e rigaglie da post-modern(ariat)o poco (mini)massimalista ( come gli U.F.O. in “Fargo”, o in “the Man Who Wasn't There” ) di mk-ultra ( tra "the Manchurian Candidate" ed “Infinite Jest” ).
Filmografia parziale.
- “Blow-Up”, Michelangelo Antonioni, 1966 (Soggetto: Julio Cortázar)
- “Shivers”, David Cronenberg, 1975
- “Close Encounters of the Third Kind”, Steven Spielberg, 1977 (Soggetto e Sceneggiatura: Steven Spielberg)
- “Alien”, Ridley Scott, 1979 (Soggetto e Sceneggiatura: Dan O'Bannon)
- “the Empire Strikes Back”, Irvin Kershner, 1980
- “Altered States”, Ken Russell, 1980 (Soggetto: Paddy Chayefsky)
- "the Shining", Stanley Kubrick, 1980 (Soggetto: Stephen King, Sceneggiatura: Stanley Kubrick e Diane Johnson) : riferimento ( la madre di Will e Jonathan che lavora di accetta ) speculare/ribaltato di senso ( redrum/murder - live/evil ).
- “the Evil Dead”, Sam Raimi, 1981
- “Scanners”, David Cronenberg, 1981
- “E.T. the Extra-Terrestrial”, Steven Spielberg, 1982 (Soggetto: Steven Spielberg, Sceneggiatura: Melissa Mathison)
- “the Thing”, John Carpenter, 1982 {Soggetto: John W. Campbell (1938) [C.Nyby-H.Hawks, 1951]}
- “PolterGeist”, Tobe Hooper, 1982 (Soggetto e Co-Sceneggiatura: Steven Spielberg)
- “VideoDrome”, David Cronenberg, 1983 (Soggetto e Sceneggiatura: David Cronenberg)
- “WarGames”, John Badham, 1983
- "Twilight Zone: the Movie", Joe Dante, John Landis, George Miller, Steven Spielberg, 1983 (Soggetto/Sceneggiatura: Richard Matheson, etc...)
- “the Goonies”, Richard Donner, 1985 (Soggetto: Steven Spielberg, Sceneggiatura: Chris Columbus) : il capostipite d'ogni riferimento, l'abbeverata alla fonte principale in bella mostra (altro che "Silent Hill"...).
- “FireStrater”, Mark L. Lester, 1984 (Soggetto: Stephen King)
- “a NightMare on Elm Street”, Wes Craven, 1984
- “Explorers”, Joe Dante, 1985
- “D.A.R.Y.L.”, Simon Wincer, 1985
[ Remote Viewing : dall'URSS ↑↑↑ all'UpSide Down ↓↓↓ ...]
- “Invaders from Mars”, Tobe Hooper, 1986 [Soggetto: William Cameron Menzies (1953), Sceneggiatura: Dan O'Bannon]
- “Little Shop of Horrors”, Frank Oz, 1986 (Soggetto: Howard Ashman)
- “Flight of the Navigator”, Randal Kleiser, 1986
- “Aliens”, James Cameron, 1986 (Soggetto: Walter Hill, Sceneggiatura: James Cameron)
- “Stand By Me”, Rob Reiner, 1986 [Soggetto: Stephen King (“the Body”, 1982)] :
"Non ho mai più avuto amici, in seguito, come quelli che avevo a dodici anni. Gesù, e voi?".
- “They Live”, John Carpenter, 1988 [Soggetto: Ray Nelson (1963), Sceneggiatura: John Carpenter]
- ”Akira”, Katsuhiro Otomo, 1988 (Sogg./Scenegg.: Katsuhiro Otomo)
- “Heathers”, Michael Lehmann, 1989
- “Twin Peaks”, David Lynch e Mark Frost, 1990-'91 [stag. 1-2]
- “X Files”, Chris Carter, 1993-2002 [stag. 1-9]
- “the Iron Giant”, Brad Bird, 1999 (Soggetto: Ted Hughes)
- “el Espinazo del Diablo”, Guillermo del Toro, 2001
- “Minority Report”, Steven Spielberg, 2002 (Soggetto: Philip K. Dick)
- “el Laberinto del Fauno”, Guillermo del Toro, 2006
- “Gwoemul”, Bong Joon-ho, 2006
- "A Scanner Darkly", Richard Linklater, 2006 (Soggetto: Philip K. Dick)
- “Fringe”, J.J. Abrams, Alex Kurtzman e Roberto Orci, 2008-2013 [stag. 1-5]
- “Coraline”, Henry Selick, 2009 (Soggetto: Neil Gaiman, Sceneggiatura: Henry Selick)
- “Super 8”, J.J. Abrams, 2011
- “Under the Skin”, Jonathan Glazer, 2013 (Soggetto: Michel Faber)
- “WayWard Pines”, Chad Hodge, Matt e Ross Duffer, e M. Night Shyamalan, 2015 [stag. 1]
Due esempi per tutti : il momento E.T. ''mancato” ( le bici che NON prendono il volo ) e quello più sottilmente reinterpretato ( Eleven con parrucca bionda ). Mentre là dove il non-luogo / dark-room / camera obscura di UtS è un posto sicuro, un rifugio, una tana, una stanza tutta per sé, una dispensa per l'aliena, ecco che in ST, per la piccola undicesima super-umana, quella messa in scena di un diorama fittizio che racchiude la proiezione mentale di un atto fisico (in/volontario, automatico ma cosciente e consapevole) che piega e (ri)flette, assoggetta e asservisce la materia/energia ( dirigersi con la mente in un altro luogo della propria linea S/T →↔← creare un varco tra due mondi contigui e combacianti ma fino ad allora del tutto separati ), la rappresentazione virtuale di un grimaldello del tutto reale atto a scardinare i portali tra i due universi paralleli, le membrane tra le due dimensioni limitrofe/sovrapposte, è Terra Incognita/Nullius, Hic Sunt Leones ( dalle quadrifauci generate da una crasi tra una lampreda e una dionea ) : da grandi poteri derivano grandi responsabilità, ma qui sono ovviamente gli adulti ad essere in difetto : i grandi poteri necessitano di grande capacità di controllo, ed Eleven cresce molto, da questo PdV, nel corso della narrazione.
Qui di seguito un già celeberrimo AV di montaggio splitscreenico che raccoglie NON tutte le citazioni consapevoli contenute in ed espresse da “Stranger Things” ( ad ogni modo un lavoro encomiabile ) :
Bibliografia parzialissima.
- “Edwin Mullhouse: The Life and Death of an American Writer (1943-1954), by Jeffrey Cartwright”, Steven Millhauser, 1972
- “the Body”, Stephen King ( in “Different Seasons” ), 1982 [Castle Rock, Maine, 1960 (12-13 anni)]
- “It”, Stephen King, 1986 [Derry, Maine, 1957-'58 e 1984-'85 (11-12 anni)]
- “Summer of Night”, Dan Simmons, 1991 [Elm Heaven, Illinois, 1960 (11-13 anni)]
Max HeadRoom is Dead (non esiste - o quasi - la TV in “Stranger Things” : accadono cose veramente mooolto strane). In realtà non era ancora nato, ma lo si sa, sia come sia, ad ogni buon conto: non si esce vivi dagli anni '80 ( nota personale : la generazione prima della mia ha dovuto fare i conti con l'EROINA, la mia invece con "Piccoli Fans" : diciamo che provo un filo d'invidia...).
E...no: se c'è un autore che nulla c'entra, ma proprio per niente, con "Stranger Things", quello è Howard Phillips Lovecraft.
II. Tu, Sanguinosa Infanzia ( l'Autunno dell'Innocenza ).
L'Homo s. sapiens è una creatura neotenica, la neotenia è una delle sue specie-specificità maggiori : ha abbandonato l'infanzia quando ha iniziato a giocare col fuoco ( che il momento possa essere ricondotto alle fioche braci della Preistorica Caverna Platonica o alla fornace nucleare degl'inferni di Hiroshima/Nagasaki poco conta : il lasso di tempo storico-evolutivo intercorso tra quei due momenti si percorre battendo una volta le ciglia su scala "cosmica" ), ma non ha ancora sviluppata la fase adulta della sua evoluzione, rimanendo una specie in fase larvale, seppur comunque capace di riprodursi, e il gioco – con tutti i suoi fecondi attributi costruttivi e le sue potenti qualità positive – è una delle caratteristiche infantili migliori che ha saputo mantenere anche in età post-adolescenziale, ma come contropartita vi sono una caterva di altre caratteristiche proprie della fanciullezza che, nutrentisi dello stesso nettare energetico secreto da questo frullar di vitalità ch'è l'immatura "innocenza" e che ha mantenuto viva e forte la muliebre ed eterogenea razza fino ad oggi, sono cresciute assieme all'umanità e al suo fianco esprimono tutte le loro deleterie prerogative ( idiozia, cattiveria, stupidità, ignoranza, indifferenza : tutte peculiari proprietà gratuite, dispensate senza sforzo alcuno, che imprimono la loro impronta epigenetica sulle società ).
Gl'infanti-fanciulli-ragazzini ( l'avventura della crescita ), i subadulti-postadolescenti ( la terra di mezzo, l'età di passaggio e con-formazione ) e gli adulti-maturi ( il venire a patti con l'arte del compromesso, e la ir-real politik: le cospirazioni para-governative e le teorie del complotto ) - le tre macrocategorie protagoniste di "Stranger Things" - restituiscono in pieno il valore di questa disamina del Principio di Realtà ch'è il crescere ( il sorpassare l'infanzia e il sopravvivere ai propri traguardi ridimensionati ).
Del resto cosa sono i due speculari, upside-down, combacianti-sovrapposti universi paralleli se non una metafora della di(tri)cotomia infanzia-adolescenza / età adulta?
“Stranger Things” attraversa più volte quel confine, e ci ricorda che di mostri ne sono piene entrambe le diramazioni della Linea S/T.
Hawkins, Indiana. Mike (Finn Wolfhard), Dustin (Gaten Matarazzo), Lucas (Caleb McLaughlin) e Will (Noah Schnapp), 4 ragazzini di 11-12 anni, compongono una ghenga di migliori amici, e la sera del 6 novembre 1983 sono appena usciti incolumi da una sessione non-stop lunga 10 ore di scopone scientifico, no, di soldatini-trenini-automobiline-biglie, no, di Commodore-Amiga-MSX, no, di L'allegro chirurgo/Indovina chi?, no, di Risiko/Monopoli/Cubo di Rubik, no, di Game Boy, no, di Tamagotchi, no, di Shadow of the Colossus-FIFA-Clash of Clans, no, di FaceBook-Tinder, no, di Ingress-Pokémon Go, no, di Dungeons & Dragons, no, cioè si, ecco, ci siamo arrivati, spiramirabilmente, interrotti sul più bello ( e quando mai non è il ''più bello'' ? ) dalla voce della madre -{ meglio 10 ore di gioco di ruolo o 8 ore di lavoro e poi un semi binge watching immersivo di Ruota della Fortuna e/o Dynasty-Beautiful [ compiti per domani : elencare le differenze tra S&S, B&B e D&D (uno & due) ] ? Stereotipo? Ma nooo...}- di uno di loro che li richiama all'ordine della realtà, sopraggiunta l'ora di cena.
Così il gruppo si divide, ed ognuno va per la sua strada.
E, si sa, nella realtà le cose cattive fanno male.
Will non farà ritorno a casa, quella sera.
Il ragazzino, però, si era sacrificato per gli altri amici nell'universo fittizio D&D ( no, non GoT ) e loro si sentono in dovere di difenderlo, nella realtà.
E, si sa, nella realtà i babau esistono.
Matt e Ross Duffer, classe 1984, reduci dalla scrittura e dalla produzione di "Hidden" e di alcuni episodi di “WayWard Pines”, creano [ e showrunnerizzano, e scrivono direttamente ( i primi due ep. e l'ultimo ), e dirigono ( 6 ep. su 8, lasciando il 3° e il 4° al co-produttore esecutivo Shawn Levy ) ] gli 8 episodi di circa 50' l'uno in rapporto 2:1 a 4K che compongono la prima stagione di “Stranger Things” per NetFlix, che li rilascia in blocco in questa estate 2016.
"Stranger Things" è nulla di ''nuovo'', niente ''sui generis'', ma è un piccolo gioiellino, sporco e grezzo, copia conforme più vera dell'autentico, là dove la ''copia'' autografa è identificabile in un ''ideale'' romanzo di Stephen King allo stato puro : un romanzo di Stephen King così com'è PRIMA di essere trasposto in un'orribile riduzione seriale approvata con gioia degna di miglior causa dallo stesso King.
Iniziando dai font dei titoli di testa ( si, quelli lì, si, si, proprio quelli lì) creati da Imaginary Forces, che utilizzano il serif Benguiat per il logo e il sans serif Avant Garde per i nominativi :
Il cast eterogeneamente eccellente ( Millie Bobby Brown, di un altro mondo, Winona Ryder, di ulcerante potenza, Matthew Modine, in totale sottrazione, David Harbour, classicheggiantemente new-hollywood ), la regia sempre performante, l'ottima fotografia bipartita di Tim Ives (6 ep.) e Tod Campbell (2 ep.) - il 1° proveniente da "Girls", "House of Cards" e "Treme", il 2° da "A Scanner Darkly" e "BoyHood", ed entrambi da "Mr. Robot" -, e le musiche originali semi-carpenteriane dei SURVIVE ( Kyle Dixon e Michael Stein ), che omaggiano l'autore dei Lost/Classic Themes senza esagerare oltre ( con echi di Badalamenti, Donaggio, Moroder...), ma dandoci dentro alla grande coi sintetizzatori, per la gioia nostra e di Bugo, e quelle non originali di the Clash, Joy Division, New Order, Tangerine Dream, Jefferson Airplane, Vangelis, Toto, the Seeds, Modern English, the Dawn, Foreigner, Echo & the Bunnymen, Reagan Youth, Dolly Parton ( ed è subito matusa-time ), e - out of period - Moby, fanno il resto.
Da rimarcare, tra i tanti momenti topici, quello nel finale del 3° ep., con l'ottimo utilizzo di "Heroes" versione Peter Gabriel (gran montaggio, pathos, tensione, emotività sincera ) e del ''classico'' (the Silence of the Lambs) campo-controcampo demmeiano (s)falsato, niente affatto male ( un poco ''telefonato'', forse, ma ''coraggioso'' ).
I cliché, le ingenuità, le citazioni ''gratuite'' si stemperano (quasi) sempre nella dirompente forza propulsiva del racconto collaudato ( il 7° e l'8° ep. - il penultimo e l'ultimo - sono meno convincenti, soprattutto per le dinamiche dei rapporti di forza tra le parti e per le conseguenti decisioni prese da esse ), rimangono alcuni dubbi irrisolti ( a meno che non si voglia tirare in ballo, per innescare la sospensione dell'incredulità, il Vaso di Pandora interstiziale a guisa di Deus ex Machina scoperchiato da Eleven ) - tra l'altro...bisognerà pur avvertire i famigliari della povera Barb(ara), no? -, e ad esempio non è chiaro come faccia Will a comunicare con la madre...
...e non è chiaro come faccia il mostro ad aprire portali-varchi-ingressi a piacimento tra il nostro mondo e lo “stessove” sovrapposto ( in perenne simil notte-inverno post-nucleare ).
Magari nessuno dei due ''fa'' qualcosa, ma - come detto - sfruttano entrambi le brecce, le falle, le crepe, le fessure, le intercapedini, i varchi, le lacerazioni e gli squarci casuali sul confine, quello si, aperto. Da 11.
“There is a crack, a crack, in everything / That’s how the light gets in”.
L'operazione di ''marketing'', d'altro canto, è spietata, ma sostanzialmente innocua se non innocente, quel che conta è la ''sincerità'' del risultato finale.
"Stranger Things" non è ''gli anni '80", NOI siamo gli anni '80 : non è un'operazione nostalgia, è una definizione di Realtà ( quella decade è ''infantile'' per ''definizione''...dal nostro PdV ), e sotto questo aspetto si situa esattamente a mezza via tra "Halt and Catch Fire", ch'è una serie che spiega, utilizza e vive quel decennio per descrivere il modo in cui ha performato l'oggi, e "Fargo", i cui andirivieni temporali abbracciano la Storia recente/contemporanea per il semplice motivo che, una volta tanto, prima o poi, il Grande Romanzo Americano qualcuno dovrà pur scriverlo.
E, non ultimo, si vuol segnalare un delizioso cortocircuito con il ''canone'' kinghiano : in “Stranger Things” non v'è un'auto-disamina diegetica, dal PdV dell'Adulto-che-fu-ragazzino, come in “the Body” o in “It”, ma il tutto è vissuto nella cogente contingenza senza ''senno di poi'' del qui ed ora, l'operazione meta-mediale è affidata in toto al ''target'' cui il ''prodotto'' è destinato : quel che King esplicitava, magnificamente, qui semplicemente viene lasciato al ''commento in diretta'' extra-diegetico dello spettatore : un'avventura, e cosa, se no?
Should I stay or should I go? Now!
“Stranger Things” è stata rinnovata per una seconda stagione [ad oggi, 29 Settembre 2016], e dovrebbe ("imperativo") essere semi-parzialmente-antologica : un sequel...insomma...non puro, ma...trasversale...hm...accanto...
III. “Queste bici sono come Cadillac per i ragazzini: l'avrebbe riportata a casa.”
( bmx saltafossi, scimmie di mare e mix-tape su musicassetta ).
See You Next Monday, Mr. Clarke ( and Mr. Sagan ).
Dustin : You know the Vale of Shadows?
Mr. Clarke : An echo of the Material Plane, where necrotic and shadow magic...
Mike : Yeah, exactly!
Dedicato a Mike, Dustin, Lucas, Will e Eleven, che avevano 11-12 anni nel 1983, dedicato a Nancy, Jonathan e Steve, che non avranno ancora 50 anni nel 2016, dedicato a me stesso :
We played king of the mountain out on the end
The world come chargin' up the hill, and we were women and men
Now there's so much that time, time and memory fade away
We got our own roads to ride and chances we gotta take
We stood side by side each one fightin' for the other
We said until we died we'd always be blood brothers...
...But the stars are burnin' bright like some mystery uncovered
I'll keep movin' through the dark with you in my heart
My blood brother.
Se si tocca il sangue, qui sopra, s’aprirà‘llora una versione alternativa, come dire...accanto (bis).
[ Ringo Boys. Ché la Madeleine può essere una 'merendina', un Buondì, un Tegolino o un Crystal Ball (tutta roba che si mangia, no?). ]
“...quando quasi ricorda la sua infanzia, e gli amici con cui l'ha vissuta.”
Qui un mio precedente post (minimamente differente per quanto riguarda il testo e il reparto iconografico) sulla prima stagione di “Stranger Things”.
* * * * ¼ - 8 ½
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta