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Stranger Things

5 stagioni - 35 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Stranger Things

di Antisistema
5 stelle

Vedendo le recensioni estremamente positive della critica ufficiale e degli youtubers cerebrolesi quanto incompetenti come Victorlaslo88, ci si rende conto che evidentemente tale mestiere abbia perso di prestigio, facendo sorgere sospetti fondati su come la critica sia in fondo prezzolata e quindi deve parlare bene di certi prodotti, perché altrimenti il pubblico non li legge ed i produttori non gli sganciano più soldi o benefici di altro tipo.
Non sarei l'individuo adatto a parlare di Stranger Things in tutta verità, perché tale serie va contro certe mie idee prestabilite, però se un prodotto è veramente valido, non ci sono scuse che tengano innanzi alla qualità. Sicuramente viste certe recensioni elogiative su questa serie TV giunta alla terza stagione, mi sono reso conto di dover dire la mia perché forse alla fine sono uno dei pochi a poter dire qualcosa senza avere conflitti d'interesse sia economici che emotivo-nostalgici. Dovrò fare delle inevitabili anticipazioni su taluni avvenimenti della serie perchè la scheda di Filmtv racchiude tutte e tre le stagioni, quindi non potendo suddividere  il tutto, sono costretto ad accorpare in un'unca recensione.  

Non amo molto il media seriale, avrò visto si e no in tutta la mia vita una ventina scarsa di prodotti televisivi (tenendo conto dell'animazione) e spesso mi sono fermato dopo la fine della prima stagione, ma faccio una piccola eccezione per questa mia recensione di una serie TV, perchè dopo anni dall'uscita nel 2016 della sua stagione d'esordio, l'ho visionata nel corso dell'estate anche per dare un senso al mio abbonamento Netflix in condivisione che avendo unc atalogo filmico mediocre, sta al momento rubando soldi dalle mie tasche, tanto vale quindi sfruttarlo e vedere finalmente questo fenomeno mediatico. 

In tempi mediocri rifugiarsi nel passato, non è un fenomeno nuovo, molti coming of age lo facevano già negli anni 70' come L'Ultimo Spettacolo di Peter Bogdanovich (1971), ma sfruttando tale salto indietro nel temporale con critica spietata al passato e l'impossibilità di replicare quegli schemi nel presente, Stranger Things dei fratelli Duffer si pone più sulla scia di un American Graffiti di George Lucas (1974), con un picco di nostalgia iper-spudorato che raggiunge picchi talmente alti che nella prima stagione le citazioni al decennio anni 80' sono abbondanti e fungono da contorno corposo della narrazione. Nel 1983 nell'immaginario paese di Hawkins nella piena provincia americana, siamo in piena epoca Reganiana, la tranquillità cittadina viene scombussolata dalla scomparsa di Will Byers (Noah Schnapp), un ragazzino di 12 anni, non si sa che fine abbia fatto e se ne sono perse totalmente le tracce, sua madre Joyce (Winona Ryder) e il figlio maggiore di lei Jonathan (Charlie Heaton) setacciano la zona così come lo sceriffo Jom Hopper (David Habour) e gli amici d'infanzia del ragazzino; Mike (Finn Wolfhard), Dustin (Gaten Matarazzo) e Lucas (Caleb McLaughlin), misteriosi avvenimenti legati alle luci ad intermittenza e tracce non identificate appartenenti ad uno strano essere, gettano una luce inquietante sulla scomparsa di Will, a cui si aggiunge la presenza sul luogo della scomparsa di una ragazzina dalla testa rasata, che i tre ragazzini ribattezzeranno Undici (Millie Bobbie Brown), poco loquace ma dagli strani poteri telecinetici, ma in realtà sembra sapere qualcosa sulla scomparsa di Will. 

 

Finn Wolfhard, Gaten Matarazzo, Caleb McLaughlin

Stranger Things (2016): Finn Wolfhard, Gaten Matarazzo, Caleb McLaughlin

 

Siamo innanzi ad un prodotto che nella prima stagione si rifà esplicitamente al cinema di quel decennio, Spielberg con ET-L'Extraterrestre (1982) sicuramente funge da base fondamentale dell'immaginario di rifermento dei fratelli Duffer, nel soggetto narrativo ma anche nelle scelte di messa in scena, partendo dall'uso intneso delle luci che emanano un fascino ignoto, che forse incute timore a vedersi, ma spinge ad avvicinarsi alla loro fonte per esplorare cosa c'è al di là di esse. La prima stagione gioca quindi su questo aspetto narrativo, quattro ragazzini immessi in un qualcosa di più grande di loro, ma non troppo, perchè il tutto è confinato ai luoghi in cui Will è scomparso, così come la presenza di questo strano essere mostruoso ribattezzato Demogorgone, sembra aggirarsi, il tutto sembra gravitare intorno al laboratorio di Hawkins nel quale avvengono dei non meglio precisati esperimenti segreti per conto del governo. 

Il plot è molto labile, così come la narrazione è pienamente infarcita di clicchè e la netta separazione in tre piani narrativi (adulti, teenager e ragazzini) che collimano solo nelle due puntate finali della prima stagione, sono degli elementi decisamente a sfavore perchè finiscono con l'appesantire un mistero la cui risoluzione necessitava di molte meno puntate, perchè i fratelli Duffer tendono a decomprimere la narrazione con delle sottotrame come quella dedeciata ai teenager Nancy (Natalia Dreyer), sorella di Mike, il suo ragazzo Steve Harringthon (Joe Kerry) e Jonathan, risultano essere un peso per la narrazione che avrebbe fatto molto meglio a puntare decisamente solo sui ragazzini e gli adulti, senza complicarsi troppo la vita, perchè poi paga tale scelta con un finale veloce quanto affrettato nel dipanare le linee narrative, chiudendosi praticamente con Undici usata come deus ex-machina contro il Demogorgone. Si segue piacevolmente, un discreto intrattenimento, molto sopravvalutata, però con qualche accorgimento i Duffer avrebbero potuto chiuderla già qui e sfruttare più adeguatamente il misterioso "Sottosopra" da cui sembra essere uscito il Demogorgone, un luogo tetro e sinsitro, speculare a quello nostro in ogni particolare, ma con una totale assenza di vita. 

La prima stagione di Stranger Things parte molto in sordina, ma poco a poco cresce, ma alla fine si ha la sensazione di aver visionato un qualcosa molto ripiegato in sè stesso, che si prende molte comodità per girare attorno ad un spunto iper-diluito nella narrazione, per concentrarsi sui personaggi, alcuni dei quali come i ragazzini sono alla base del successo di questa serie e abbastanza in parte (più di tutti Millie Bobbie Brown), con scene leggere ma profonde tipo il primo bacio di Mike ad Undi, che funziona alla grande per come girato e messo in scena, ma poteva sicuramente avere più impatto e una maggior perizia di scrittura, senza perdere tempo ai 3000 gomitini e citazioni celebrative agli anni 80'. Interessante è lo sceriffo Jim Hopper con una scrittura buona tra lato burbero e componente malinconica, così come la mamma in apprensione interpretata dalla grande Winona Ryder, protagonista adulta principale, risulta essere una scelta indicativa, lei che nella seconda metà degli anni '80 fu una sorta di vera e propria icona giovanile "alternativa" in film cult degli anni 80', forse un tantino forzata a volte nella recitazione (ma è più la scrittura a penalizzarla certe volte, tremendo lo scambio di battute con Jonathan a metà serie in strada innanzi a tutti), ma nel complesso è intensa e soprattutto molto carismatica, Winona buca ancora lo schermo e si spera possa tornare finalmente al cinema grazie a questo successo, ha 50 anni è ancora bella, una seconda possibilità dopo la carriera compromessa ad inizio anni 2000 per vicende note, credo la meriti anche perchè inutile accanirsi contro una persona che ha pagato anche troppo per quello che ha fatto. 

Natalia Dyer

Stranger Things (2016): Natalia Dyer

 

La prima stagione molto apprezzata dalla critica e pubblico, ha spinto Netflix a chiedere ai fratelli Duffer di proseguire immediatamente per battere il ferro finchè è caldo. I creatori si mettono all'opera ed in appena 2 settimane pianificano il seguito, ma un tempo così ristretto non può che creare dei problemi (a meno che non ti chiami Billy Wilder, che talvolta scriveva la sceneggiatura giorno dopo giorno, ma il Dio del cinema poteva questo ed altro, anche se ovviamente non amava lavorare così ed infatti spesso se non aveva una sceneggiatura già pronta non si presentava manco sul set) e così arrivano le magagne, dove i difetti sopravanzano i pregi anche se c'è subito da dire che in sè per sè non c'è questo scarto netto tra la prima e la seconda stagione, semplicemente tutta l'operazione Stranger Things è stata osannata oltre i propri meriti e così ad una prima stagione stra-mitizzata a qualcuno è venuta la delusione per la seconda, forse dovuta anche all'attesa di un anno, ma se viste una dietro l'altra non presentano questa enorme discrepanza narrativa. 

Quello che salta all'occhio è che ci si ritrova innanzi ad un classico sequel alla Hollywood, tutti quelli che criticano i prodotti sfondati dall'industria americana del cinema non capisco perchè perdonino questa seconda stagione, alla fine è una scopiazzatura iper-pompata e laccata della prima stagione, la sceneggiatura sembra uscita dalla mente di un ragazzino che scrive una fanfiction immaginandosi un sequel della prima stagione, ficcando al suo interno una marea di situazioni duplicate senza che tutto questo conduca ad un qualcosa che sia un approfondimento della mitologia del sottosopra o dei personaggi nuovi e quelli vecchi che avevano avuto poco spazio nella prima stagione per ovvi motivi, come ad esempio Will, qui rivive un'altra volta il medesimo percorso intrapreso nella prima stagione con il risultato che funge da mezzo intorno a cui si muovo le vicende, senza mai arrivarlo conoscerlo come persona, tanto che dopo 2 stagioni sta praticamente a zero come caratterizzazione.
Abbiamo quindi Will di nuovo nei guai, la stessa narrazione suddivisa in tre blocchi (ragazzini, adolescenti ed adulti), che s'incrocia solo nelle ultime due puntate come nella prima stagione, il "Sottosopra" viene usato a convenienza, e da un demogorgone siamo passati ad un esercito di demogorgoni etc... bigger is better praticamente, il manuale del perfetto sequel rispettato.
Dei nuovi personaggi salverei solo Bob, la cui parabola è stra-telefonata ad un certo punto, mentre la nuova compoente del grupp odei ragazzini Mad Max è inutile, ancora di più suo fratello (toglilo dalla narrazione e non cambierebbe un accidente, almeno il momento alla "Laureato" potevano concederselo, ah già! Sia mai che i bebè che vedono questa serie si scandalizzino per due tette di fuori ed una relazione tra un ragazzo ad una donna adulta e sposata), mentre dei vecchi protagonisti, Dustin e Lucas sono impalpabili (complimenti per voler uccidere il demogorgone con una mazza chiodata quando nella prima stagione ci volle Undici per farlo...), con Mike che si eclissa come manco Sebastian Vettel a metà del mondiale del 2018.
Alla fine tutto questo mucchio audiovisivo porta come utilità solo ad approfondire Undici aprendo uno spiraglio nel contestato quanto famigerato episodio 7, che per quanto narrativamente apra certe strade che a me non piacerebbero se usate per seguire certe soluzioni, dall'altro l'ho trovato tutto sommato caruccio ed una boccata d'aria fresca in una serie stantia nelle location e nelle soluzioni narrative, la città incredibile a dirsi viene in aiuto e rappresenta una discreta variazione in una stagione che affoga nella più totale comforte zone, contesto solo la natura spin-off per come sembra impostata, perchè totalmente scollegata da tutto il contesto se non per Undici e la sua scelta definitiva.
Ritornando ad Hawkins e la serie viaggia nei suoi binari prestabiliti, concludendosi praticamente come la prima, ma spingendo molto in grandezza senza arrivare a dire nulla di nuovo. Le puntate migliori le ho trovate quelle dirette da Andrew Stanton, carino il finale con molta dose di nostalgia, ma solo per situazioni personali, di certo non per le vicende dei personaggi di cui frega poco e Mike ed Undici coronano il loro momento tanto atteso come in ogni fanfiction che si rispetti e per la gioia dei fanboy.
In sostanza 8 ore e passa dove Undici e Steve sono sugli scudi, il resto non pervenuto... e direi che 8 ore sono un lasso di tempo sufficiente, oppure non bastano neanche più quelle? Alla seconda stagione il fiato è già corto in pratica.
 

Winona Ryder

Stranger Things (2016): Winona Ryder

 
Giungiamo così alla terza stagione che si dovrebbe incentrare sulla crescita dei protagonisti, specie i ragazzini ora liceali. Basta partite e giochi, ora si parla di ragazze ed uscite per fare qualcosa di più che mere partite a D&D; Lucas, Mike e Dustin sono tutti fidanzati, Will sembra quello più indietro con la crescita, in questo confronto i fratellini Duffer ci regalano la scena più bella di tutta la stagione; la distruzione della casetta di Will da parte di quest'ultimo, un gesto lacerante per il suo animo, ma estremamente gratificante per la sua crescita, che avviene nel modo più traumatico e diretto possibile.
Al secondo episodio la terza stagione ha finito di dire quello che aveva da dire di interessante, perché per il resto i Duffer forse per scrollarsi di dosso la risibilita' dei loro plot precedenti, zeppano il film di russi, mutaforma, mostri Ombra e una nuova porta aperta che conduce al "Sottosopra"; in pratica un delirio assurdo che sembra partorito dalla mente di un bambino di 10 anni ed infatti poco si legano tra loro tutte queste cose, tanto che sfugge alla fine di cosa voglia parlare questa stagione, la crescita si ferma al secondo episodio per tutti i personaggi, del "Sottosopra" non sappiamo nulla di più rispetto a prima con l'aggravante di una risoluzione del conflitto gestita nel medesimo identico modo del finale di stagione precedente, quindi circa 8 ore all'insegna di una formula ripetitiva e che già nella seconda stagione mostrava il fiato cortissimo, mentre qui siamo al fondo del barile.
Se per lo meno le prime due stagioni risultavano essere politicamente innocue, qui invece il lato ideologico reazionario dei Duffer emerge con preponderanza, partorendo una stagione tronfia di patriottismo americano, propaganda anti-comunista ed elogio allo stile di vita yankee.
I russi comunisti cattivi saranno anche un riferimento ai film anni 80' come dite voi, però Stranger Things è un prodotto del 2019, sono passati 30 anni dalla fine della guerra fredda, non ti puoi approcciare quindi al "nemico" come lo facevi negli anni 80', quindi con personaggi tagliati con l'accetta (o tutti cattivi e crudeli, oppure stupidi e cretini come Smirnoff), manca in pratica l'umano a favore di gusci vuoti macchiettistici e patetici. Smirnoff è uno dei personaggi più imbarazzanti che abbia mai visto, il giro nel luna park in cui si converte allo stile di vita USA fatto di cibo spazzatura fast food, divertimento spicciolo e premi vinti, è una subdola propaganda a favore dell'imperialismo colonialista e capitalista americano che seduce l'uomo (e gli spettatori) tramite il consumismo sfrenato come unico modo per essere felici.
 

Millie Bobby Brown, Finn Wolfhard, Gaten Matarazzo, Caleb McLaughlin

Stranger Things (2016): Millie Bobby Brown, Finn Wolfhard, Gaten Matarazzo, Caleb McLaughlin


Non è un caso che gran parte della serie sia ambientato nel centro commerciale, emblema del consumismo americano tanto che spiace vedere una citazione a caso al film di Romero Il Giorno degli Zombi, sapendo come il regista la pensasse su tutto questo argomento, d'altronde nel secondo episodio assistiamo ad una Undici dapprima triste e sconsolata per la bugia di Mike, mentre poi insieme a Max si diverte nel centro commerciale facendo shopping sfrenato con tanto di inascoltabile "Material Girl" di Madonna (Ma Undici dove ha preso i soldi per quella roba?), facendosi testimonial del consumista made in USA, in pratica il diverso (Undici) è stato preso e omologato alla massa iper-consumista con un messaggio evidentemente per lo spettatore (specie se giovane). Tra un mostro Ombra che spacca tutto e basta, russi imbarazzanti (la base militare sotto il centro commerciale lascio perdere per amor di pietà) presi per i fondelli da tutti (in pratica si sono infiltrati tutti tranquillamente in questa super base segreta dove evidentemente non esiste la videosorveglianza), spot allo stile di vita USA e personaggi odiosi come la sorella di Lucas (vorrei proprio sapere da questa cretina cosa sappia dell'ideologia comunista che avversa "dall'alto dei suoi 10 anni", avrà letto pensatori come popper ed Aredt? Ne dubito fortemente). Insomma, manca il cuore per via dei personaggi stravolti come Jim Hopper, che perde molto del suo fascino malinconico (quanto cacchio è ingrassato!), per diventare solo un burbero sopra le righe e spaccone (si ok omaggio a Magnum PI come direte voi, ma le citazioni non si devono mangiare la serie come sta avvenendo dalla seconda stagione, ma devono amalgamarsi con essa e nel tono stabilito senza stravolgere dei personaggi inutilmente con il risultato di depotenziarli), mentre la mia Winona Ryder oltre a non servire praticamente a nulla questa stagione, viene confinata a macchietta comica come il tono generale della narrazione e mi spiace come quest'attrice che stimo da anni perchè da piccino la vidi in ruoli che rappresentavano un opposizione ad un certo modo di vivere omologato della società, abbia preso parte a questo spottone a favore dello stile di vita americano contro i cattivoni comunisti che portano distruzione, fame e miseria (il centro commerciale che toglie il lavoro ai piccoli negozianti lungi dall'essere un prodotto del capitalismo becero e disumano, con la base sotterranea comunista e tutti gli acquisti dei terreni intorno, diventa simbolo della fame e miserie portata dal comunismo, in pratica un problema del libero mercato sfrenato, viene scaricato su un nemico esterno, arrivando ad una auto-assoluzione del sistema capitalista che preserva sè stesso, compattando gli americani ricchi e poveri contro un nemico esterno).
 

David Harbour

Stranger Things (2016): David Harbour


Cosa si può salvare di quest'ultima stagione (al momento, ne sono previste cinque in totale) nefasta quindi? Direi solo qualche sprazzo nelle prime due puntate, qualcosa dell'episodio finale (la lettera su tutte), il dialogo tra Nancy e sua madre e la combinazione tra Steve, Dustin e Robin (un'ottima new entry e la migliore a recitare in questa stagione, mai banale anche se la sua sessualità l'ho trovata un esercizio di originalità a tutti i costi per rendere Steve ancora "sfigato") che strappano più un sorriso quando girano al massimo. Per il resto è un'ennesima ripetizione senza alcuna variante in scala più grossa ed internazionale di quello che è successo nelle prime due stagioni, solo che qui il tono troppo ironico e scanzonato finisce per privare di umanità i protagonisti e di gravitas a tutto quello che affrontano visto che sembrano affrontare una minaccia come quella del mostro Ombra e dei russi come se stessero facendo una scampagnata, risultando dei pesci fuor d'acqua perchè i fratelli Duffer hanno commesso l'errore di rendere troppo grande lo scacchiere in cui si trovano i nostri personaggi.
Se gli adulti hanno poco e nulla da dire, altrettanto si può dire per Nancy e Jonathan, così come per Billy ed il suo destino di cui frega niente a nessuno (manco il coraggio poi di portare a termine il remake del laureato con la signora Wheeler, il moralismo bigotto dell'elogio della famiglia dei Duffer è fastidioso, non basta sangue e tagli per rendere la serie un qualcosa di più che per bambini), Undici a volte l'ho trovata scritta bene altre molto meno (quanti litri di sangue avrà perso nell'uso dei suoi poteri questa stagione? Nessun effetto collaterale?), di sicuro Millie Bobbie Brown compie passi indietro sul piano della recitazione trovandola tutt'altro che eccezionale come la spaccia qualcuno, diventando preda di numerosi tic e di qualche manierismo recitativo sin troppo esibito; di interpretazioni di minorenni molto più incisive della sua se ne trovano a bizzeffe nella storia del cinema, mi sovvengono su due piedi quelle nei film Papermoon (1974) o Lo Spirito dell'Alveare (1973), per non andare poi indietro al neorealismo. Il finale m'è sembrato molto da chiusura della serie, se non fosse stato per la sciagurata scena finale che apre prospettive poco interessanti; in sostanza una terza stagione che risulta essere peggiore della seconda, che in 8 ore non riesce a dire nulla di nuovo sul "Sottosopra" nè sull'evoluzione dei personaggi, perdendosi in toni iper-scanzonati che la portano nella comforte zone voluta dai fan cristallizzandola in una forma che oramai risulta evidente che la imprigiona in un qualcosa che non si evolve e vive solo per celebrare e citare sè stessa, manco stessimo parlando di un prodotto che ha 10 anni, invece dei 3 effettivi. A seguire si segue, però ho provato troppa sensazione di deja vu e poi la propaganda a favore dell'america Reganiana che altro non è che la visione di riferimento dell'america first di Trump, l'ho trovata indigesta, consegnandoci un prodotto capitalista ed inutilmente fascista.

 

Winona Ryder

Stranger Things (2016): Winona Ryder

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