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The Man in the High Castle

4 stagioni - 40 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

L'autore

RiccardoGentilucci

RiccardoGentilucci

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Man in the High Castle

di RiccardoGentilucci
9 stelle

Impeccabile e ben sviluppata, trama fluida e dinamica, con frequenti colpi di scena e mai banale. Personaggi caratterizzati alla perfezione, tormentati e molto complessi psicologicamente. Unica pecca, il finale. Se il finale fosse stato diverso, probabilmente avrei dato come voto 10, ma qui subentra la soggettività di ognuno.

Ieri ho visto l'ultimo episodio della IV stagione di "The man in the high castle", che stando a diversi articoli che ho letto, dovrebbe essere anche l'ultima della serie. Erano diversi anni che non scrivevo una recensione, ma oggi ne ho sentito davvero la necessità. Che dire, sono rimasto davvero spiazzato e per certi versi anche deluso dal finale, non mi aspettavo qualcosa in più, ma probabilmente qualcosa di diverso, questo sì. Ma prima di entrare nel vivo della recensione, partiamo da un breve ma esplicativo riassunto della trama. La serie narra di cosa sarebbe avvenuto se la seconda guerra mondiale non fosse stata vinta dagli Alleati, ma bensì dai giapponesi e dai nazisti: per cui ci troviamo dinnanzi ad un'America ben diversa da come siamo abituati a conoscerla, divisa sostanzialmente in tre zone: una facente parte dell'impero giapponese, una del regime nazista ed una neutrale. Ma non parliamo di una semplice rivisitazione storica, ma di qualcosa di ben più ampio. La serie ruota attorno ad alcuni personaggi principali, che sono John Smith, americano ma ufficiale nazista, Juliana Crain, membro della resistenza al regime nazista, Tagomi, il ministro del commercio giapponese e Kido, ispettore capo della polizia giapponese, questi solo per citarne alcuni, ma ce n'è sono tanti altri di indubbia importanza. Senza entrare troppo nel vivo della trama, fino alla III stagione, la serie si presenta avvincente, con continui colpi di scena e nulla è mai banale o dato per scontato. I personaggi sono costruiti alla perfezione, sono tutti perfettamente caratterizzati e calati nella parte, più fra tutti, John Smith. A mio avviso, sarebbe dovuto essere rivisto invece il personaggio di Juliana Crain, che per certi versi risulta alle volte, oserei dire, odioso. Ma forse è anche questo il bello di "The man in the high castle", ovvero che si arriva ad amare più tra tutti un ufficiale nazista, che ha commesso efferati crimini, ma che al contempo ama alla follia la propria famiglia, per cui farebbe di tutto e che comunque è consapevole degli errori commessi, che se ne avesse il potere cambierebbe il mondo, ma non può, ne è impossibilitato, mentre al contempo si finisce per provare una certa antipatia per quelli che invece dovrebbero essere i buoni, vedi Juliana Crain o anche il suo fidanzato. Molto rappresentativi anche il ministro del commercio giapponese, Tagomi e l'ispettore capo della polizia giapponese, Kido. All'interno della serie prende piede l'ipotesi dell'esistenza di mondi paralleli, ovvero di mondi in cui la realtà ha preso strade differenti, per via delle decisioni delle stesse persona che popolano i diversi mondi. Ma questa, col tempo, diventa più di un'ipotesi ed il reich nazista punta alla conquista di tutte queste possibili relatà alternative e parallele. Dopo tanti colpi di scena, dopo che un John Smith, sempre più affranto ma altrettanto scaltro, riesce a ribaltare ogni situazione a suo vantaggio, questo cede proprio sulla sua più grande debolezza: l'affetto e l'amore per la sua famiglia. Il finale, lascia molti punti interrogativi e non fornisce risposta ai tanti dubbi sollevati durante lo svolgimento della serie e soprattutto il futuro di ciò che accadrà dopo l'ultima puntata è molto incerto. Ed è per questo che probabilmente mi sarei aspettato di più, forse avrei desiderato un lieto fine per tutti, che però non ci è stato, ma magari l'intento degli autori era proprio questo: ognuno di noi ha una visione diversa della realtà che ci circonda, di quello che potremmo definire il "nostro" mondo e così facendo ognuno potrebbe essere libero di immaginare un futuro degli eventi che più possa essere consono ai proprio pensieri e teorie, fornendo quindi una risposta totalmente soggettiva ai tanti quesiti sviluppati. Ma alla fine fin fine, mi sarei aspettato comunque qualcosa di diverso, di più lieto, di più delineato, ma si sà non tutti gli epiloghi sono felici.

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