2 stagioni - 20 episodi vedi scheda serie
Semmai si dovesse proseguire ostinati nella suddivisione quasi classista delle qualità delle serie tv e di quelle tipicamente cinematografiche, The Knick di Steven Soderbergh soddisferebbe entrambi i requisiti. Una grande serie tv, un grande film. Nella New York di inizio '900 si consuma l'esistenza dei personaggi (dottori, suore, autisti di ambulanze, direttori, infermiere) che ruotano attorno al Knickerbocker, ospedale rinomato per la grande abilità dei suoi dottori e per i suoi metodi medici/scientifici all'avanguardia. John Tackery, chirurgo oppiomane e cocainomane, riesce a mantenersi attivo e influente nel microcosmo ospedaliero proprio grazie alle costanti ricariche di energia ottenute con la droga, e la sua indole, ambiziosa ma aggressiva, causa in chi lo circonda un curioso senso di apprensione, timore ma anche rispetto. Al suo fianco, il dottor Edwards, medico di colore figlio di una cuoca e di un cocchiere, interessato a dare il suo contributo nell'ambito medico-scientifico e a superare tutti i limiti che il colore della sua pelle comporta. Attorno ai due protagonisti, oltre a una coppia di efficaci personaggi femminili (l'infermiera Elkins è un eccezionale mixaggio di ingenuità e malsana accondiscendenza), ruotano un'altra infinità di caratteri che rendono The Knick una vera e propria carrellata sui tipi umani più disparati.
Non sfiorandolo nemmeno l'idea di dispensare colpe e premi ai suoi personaggi, e conducendo in tal senso un'introspezione caratteriale degli stessi tale da dimostrarne l'innata, umanissima, imperfezione, Soderbergh confeziona uno dei migliori prodotti televisivi degli ultimi anni, sommando alla sveltezza e alla fluidità narrativa uno stile e un'estetica invidiabili da moltissimi autori di Cinema (cosa che Soderbergh è, o era, per quanto ne dice lui stesso). Figlio di un approccio che evita qualunquismi, quasi capriccioso nell'ipercinetica e chiaroscurale messa in scena, The Knick costituisce in maniera storicamente attendibile un affresco di un tempo, e dimostra con sagacia ed astuzia come l'umanità spadroneggiasse (e spadroneggi tuttora, da sempre e per sempre) in un'esistenza trionfalmente relativista. Fra una suora fumatrice che pratica aborti e una madre affettuosa che impazzisce e diventa assassina, Soderbergh non salva nessuno da un'incrollabile stato di incertezza, tale da rendere tutti i personaggi complessi e pluristratificati. Pur costretto dai limiti che impone la lunghezza standard di ciascuno dei dieci episodi (a comporre i gustosissimi 600 minuti di serie), Soderbergh non si lascia castrare esteticamente, e offre all'occhio attento una lunga serie di ricche trovate visive, dal continuo contrasto luce-ombra (su cui costruisce anche l'intero comparto tematico degli episodi) fino alle movenze di una mdp nervosa ma entomologica, in grado di individuare le tensioni emotive che muovono gli esseri umani senza eccessiva invadenza, ma con grande consapevolezza umanistica. Senza eccessivi spettacolarismi o infiocchettate sviolinate che appassionino il pubblico più facile, The Knick garantisce uno sguardo disturbante su un intero mondo e su un'intera epoca, risultando comunque scevro di gratuità o provocazioni di qualsivoglia genere, benché il regista americano non si neghi precise e "chirurgiche" (è il caso di dirlo) sequenze di interventi a cranio aperto così come a intestino aperto, con risvolti lì lì per risultare implausibili ma alla fine scientificamente attendibili.
Non è certo però la plausibilità la principale arma di questa notevole serie televisiva, anche se in fatto di sviluppo tecnologico il film è incredibilmente accurato e attento (tanto da rivelare curiose informazioni sull'invenzione della macchina a raggi X, quando ancora si sconosceva la loro potenziale pericolosità, così come sulle lente novità inerenti le scoperte dei gruppi sanguigni). Il vero segreto di The Knick è quello di sfuggire a qualsiasi classificazione, in termini di genere soprattutto (definirlo medical drama è ridicolo, assai superficiale), e a toccare una grande varietà di tematiche non apparendo, tuttavia, schematico né stanco, oltre al fatto che riuscirebbe a far affezionare eversivamente al personaggio più contraddittorio e perverso. Le tematiche delle passioni umane e della loro consumazione (dal sesso fino alla droga), care a Soderbergh, ritornano qui a ricolmarne l'immaginario creativo, mantenendo nell'estesa differenziazione dei caratteri una coerenza non facilmente riscontrabile altrove. Insomma, The Knick appassiona nella maniera più genuina, senza trovate accomodanti e invitando lo spettatore che ha apprezzato a una presta revisione di tutte le dieci puntate, anche solo per individuare la più nascosta perla registica (fra le tante che riempiono questo intero grande film che è The Knick).
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