Suits

Pearson Hardman è uno studio di avvocati di New York ma non uno qualsiasi, uno dei più esclusivi della città e ha come clienti persone appartenenti alla classe dirigente che quando si tratta di proteggere i propri interessi non badano a spese. Gli avvocati che ci lavorano sono i migliori e non sono abituati a perdere. Per potere solo sperare di entrarci bisogna superare dure selezioni, la prima delle quali è essere laureati col massimo dei voti a Harvard. In caso contrario non si è nemmeno presi in considerazione. Mike Ross è stato appena assunto. Mike Ross non è laureato a Harvard. Mike Ross non è laureato. La sua ultima occupazione prima di questa era lo spacciatore.

Suits - Di cosa parla

È il titolo che, in una parola, dà le prime preziose indicazioni su cosa aspettarsi da questa serie, la parola Suits ha infatti almeno due significati: il primo è “azione legale” e questo ci suggerisce che si tratta di un legal drama. Il secondo è “vestito elegante” (sia da uomo che da donna) ed anche questa è una precisa indicazione sull’ambiente all’interno del quale si muovono i personaggi. E, in effetti, la serie è ambientata in un importante ed esclusivo studio legale di New York, il Pearson Hardman. Tanto importante ed esclusivo che per poterci lavorare, non solo devi essere laureato in legge, ma devi essere laureato in legge a Harvard, l’università più prestigiosa degli Stati Uniti per quanto riguarda le materie giuridiche.

Peccato che uno dei soci senior dello studio, l’affascinante e spregiudicato avvocato Harvey Specter (Gabriel Macht), non esiti ad assumere come suo associato il giovane Mike Ross (Patrick J. Adams) dopo un rocambolesco colloquio, ritenendolo il migliore dei candidati, nonostante quest’ultimo non avesse mai frequentato Harvard e addirittura non fosse neanche laureato. Questo segreto tra i due sarà un po’ il “peccato originale” che inevitabilmente inciderà sulle loro storie e anche su quelle di chi, in un modo o nell’altro, ne verrà a conoscenza.

Accanto ai due protagonisti principali si muovono tutti gli altri personaggi che ruotano attorno allo studio e gli episodi narrano delle loro vicende sia professionali che personali. Il tono della serie alterna brillantemente tensione, commedia e romanticismo e, anche se spesso è difficile interpretare i tecnicismi legali e giuridici, le vicende riguardanti lo studio legale ci fanno quantomeno intuire il funzionamento di un mondo, quello delle cause civili che coinvolgono grosse aziende e grandi interessi economici, nel quale la giustizia è quantomeno interpretabile se non perfino liquida: è significativo il fatto che il più delle volte non si arriva nemmeno al processo vero e proprio, poiché si cerca un accordo (quasi sempre di natura economica) per evitarlo.

Storie d’amore e di amicizia non mancano, ma neanche segreti, colpi bassi e tradimenti e forse è proprio l’intreccio di questi elementi e il fatto che non sempre ci sia un “giusto” e uno “sbagliato” oppure un buono e un cattivo ben definiti ciò che si apprezza di più della serie. Alla fine, infatti, i protagonisti ci assomigliano più di quanto non pensiamo proprio perché probabilmente, come loro, anche noi spesso portiamo un bel vestito per nascondere qualcosa. D’altronde suits non significa soltanto “abito elegante” ma esprime anche un giudizio sulla persona che lo porta, spesso di carattere dispregiativo: gli uomini in giacca e cravatta sono così belli e impeccabili fuori ma chissà cosa nascondono. In fondo siamo un po’ tutti suits.