4 stagioni - 38 episodi vedi scheda serie
D:”Dove sei ?”
A Banshee si iniziano a tirare le somme.
L’urlo funebre della mitologica creatura si diffonde sempre più rumoroso tra le case, i magazzini e i bar dell’immaginaria cittadina della Pennsylvania; alcuni fili narrativi vengono infatti conclusi in questa stagione pre-finale ed il destino di vari personaggi più o meno fondamentali trova il suo naturale (ma sempre sanguinoso) compimento.
Il tema principale, il “rapporto” Hood-Carrie-Rabbit, è stato definito nella passata annata e l’approccio allo sviluppo delle varie tematiche si fa progressivamente più corale, ampliando a dismisura gli intrecci del plot. E si approfondisce la conoscenza con l’arcinemico di stagione: il truce indiano ribelle Chayton Littlestone, interpretato dal massiccio Geno Segers.
Come si è già detto il progetto seriale di base è “cialtronesco” (fulminante e calzante definizione coniata da Marcello del Campo) e la sua forza risiede nella pletora di caratteri messi nel calderone seriale e nell’improbabilità (pulp-trash-splatter) di molte situazioni. Che divertono (sanguinosamente) a più riprese, grazie ad un nutrito nugolo di volenterosi e sconosciuti attori, molti alla “prova” della vita, trovatisi perfettamente a loro agio nel mood definito dagli autori. I più noti all’avvio, almeno per lo scrivente, erano Matt Servitto (già visto ne “I Soprano”), il caratterista Frankie Faison (infinite partecipazioni sia televisive che cinematografiche), Anthony Ruivivar (noto principalmente per la partecipazione alla serie TV “Third Watch” dal 1999 al 2005, “Squadra Emergenza” in Italia) e, successivamente all’avvio della visione, mi è capitato di riconoscere Ivana Milicevic in una particina in “Casino Royale” di Martin Campbell del 2006. Ma gli interpreti di contorno più memorabili sono senz’altro Job (Hoon Lee), grande hacker e controparte sboccata e ironica del protagonista Hood (Antony Starr) e Clay Burton (Matthew Rauch), il silenzioso e letale braccio destro dell’antagonista “verticale” Kai Proctor (Ulrich Thomsen).
Per una terza stagione (ancora) rutilante e carnascialesca, con solo un pizzico in meno di sexploitation.
R: ”Dovresti chiedere dove non sono e tra venti minuti ti risponderei non sono a Banshee, Pennsylvania del cazzo!”
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