5 stagioni - 12 episodi vedi scheda serie
I tre Holmes.
Il nostro eroe, più in forma che mai dopo le vicissitudini del finale di stagione precedente (e del capitolo apocrifo “L’abominevole sposa”), ritorna in tre avventure nuove di zecca. Le tematiche seriali continuano a trascendere l’avventuroso plot, intersecandosi quasi meta- cinematograficamente con l’ormai storico affiatamento di tutto il cast coinvolto. Le vicissitudini personali del protagonista e amici (e affini) si manifestano quindi in maniera più risoluta e progressivamente invadente rispetto alla norma.
Modo d’intendere il personaggio, umanizzandolo, comunque alla base dell’adattamento generalista moderno degli sceneggiatori e ideatori (e produttori esecutivi e coprotagonisti) Moffat e Gatiss che, in opposizione alla “splendida” macchina di deduzione e logica descritta dal canone romanzesco, ci presentano un Holmes geniale ma spesso in bilico sul sottile versante che separa la brillantezza dalla follia. Aspetto invero avulso dall’idea radicata dell’archetipo investigativo ideato da Doyle: non nuova in assoluto, anche il coevo “Elementary” si concentra infatti sulle problematiche connesse al possesso di una mente superiore, ma sicuramente declinata con arguzia e piacevolezza.
Ma dove l’andamento di “Elementary” potrebbe definirsi come lineare e piacevole, senza picchi, quello di Sherlock è invece sinusoidale, quindi armonico ma ondulato. Con molte ascese ma anche qualche sonora caduta. Manifestatasi finora, per chi scrive, parzialmente con gli episodi 2x01 (“Scandalo a Belgravia”) e 3x03 (L’ultimo giuramento), fragorosamente col successivo 2x02 (“I mastini dei Baskerville”) e col nuovo 4x03 (“Il problema finale”).
Inaspettatamente, perché i prime due episodi di questa annata mantenevano viva l’attualità del personaggio, più tradizionalmente l’episodio introduttivo (vagamente ispirato al racconto “L’avventura dei sei Napoleoni” del 1905), con qualche slegatura quello di mezzo (“Il detective morente”), che però introduceva uno stimolante villain (Culverton Smith, interpretato dal convincente Tobey Jones). Il “problema (finale)” arriva con la puntata 4x03, dove l’eccesso di cliffhanger disseminati a piene mani nelle due precedenti avventure (palesando la natura omogenea della stagione) si risolve in un inutile “colpo di scena” e una stesura dell’episodio francamente confusionaria e stancante. Con tematiche “familiari” declinate senza mordente in un apparato da “gioco al massacro in camera chiusa” ed in un eccesso sfiancante di momenti clou e continui overacting attoriali, non solo da parte del solito Cumberbatch ma anche del troppo presente Gatiss (per ragioni produttive, forse). Un imprevisto calo, speriamo passeggero.
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