La recensione su Dexter

“Dexter” non mi ha, mai, “entusiasmato”: e alla luce di questa nona stagione – un revival (una tantum?) licenziato 8 anni (10, nella continuity del racconto) dopo il termine ufficiale della serie sviluppata a suo tempo da James Manos basandosi sul personaggio creato da Jeff Lindsay – la mia opinione non può ch’essere confermata: un buon prodotto, gradevole, con pregi notabili, ma non notevoli, e mai un vero guizzo “autoriale” che non sia relegato a una sporadicamente punteggiante “esposizione sentimentale” del carattere protagonista messa in scena dal suo interprete, Michael C. Hall (Six Feet Under, Cold in July, Christine), o a una più costantemente martellante “presenza archetipica”, un coacervo di maschere di dolore, bellezza, serenità, saggezza, pazza follia e consolazione, rappresentata, più che dal personaggio, in questo caso dall’attrice che lo incarna, Jennifer Carpenter (Brawl in Cell Block 99, Dragged Across Concrete), la cui Debra Morgan è continuamente fuori fuoco & spesso fuori campo (in senso letterale: si tratta proprio di una scelta attuata in fase di stesura del copione & realizzazione registica), perennemente in over acting (idem) e particolarmente carismatica pur nella sua essenza di costrutto/proiezione cerebrale altrui.

Scritta dallo showrunner Clyde Phillips con la collaborazione di altri sceneggiatori e diretta principalmente da Marcos Siega (6 ep. fra i quali il pilota e il finale di stagione, veramente “terminale”, ma, chissà, magari non di serie) assieme a Sanford Bookstaver (i restanti 4), “Dexter 9”, aka “Dexter: New Blood”, è un racconto in cui, a tratti, i morti gettano illuminanti ombre, e liminali voci, e poi vuoto, e silenzio, assenza, più acuta presenza (e mi sto ancora riferendo a Jennifer Carpenter / Debra Morgan), ma poi cosa rimane? Una storia, che doveva finire. Che già era finita. E che forse, adesso, è - almeno lo auspico - finita davvero. Ma se così non fosse, sarei pronto ad assistere a un ennesimo restart & (a questo punto) spin-off (con passaggio di testimone), il quale coerentemente, con ogni probabilità, agirebbe senza colpo ferire, con un nuovo protagonista (Jack Alcott) che - vuoi per com’è stato scritto e trattato, vuoi per com’è stato inscenato e interpretato - non mi sembra, ad oggi, all’altezza dell’eredità che ha ricevuto e raccolto.

Ottime new entry sono Julia Jones (un’apparizione in “WestWorld 2”, e una conferma in “Wind River”) e Clancy Brown (indimenticabile on “StarShip Troopers” e recentemente arruolato per “Promising Young Woman”), mentre completano il cast Johnny Sequoyah (per gli amici Giannina) e Alano Miller (sì, è evidente che la serie non brilla dal PdV battesimale: qualcuno ha detto Aviana Olea Le Gallo Adams?). Ritornano invece David Zayas nel ruolo di Angel Batista e, in un flashback - girato appositamente, non di repertorio - John Lithgow.
Ovviamente il podcast di Steve Martin, Selena Gomez e Martin Short batte 3 a 0 quello di Molly (Jamie Chung).

“The world needs us.”

- “Usi questo quando… insomma… ti occupi dei criminali?”
- “No, mai. I fucili sono rumorosi, fanno disordine, e poi non ho una buona mira. Però ci fa sembrare normali.”
- “Tutti i miei compagni hanno un’arma.”
- “Esatto.”

«Non t’importa minimamente di salvare gli altri, vero? Lo fai solo per soddisfare il tuo “passeggero oscuro”. Che non è neanche un passeggero: è alla guida, cazzo! E la cosa ti piace.»

“Non sopporto quando sono io quello che sanguina.” 

Nota. A Gray WasteLand of Intangible Sludge.

L'irraggiamento solare che colpisce Miami, Florida, non è la stesso di Iron Lake, New York, però...

https://www.vox.com/culture/22840526/colors-movies-tv-gray-digital-color-sludge

- Stag. 1-5 (2006-2010): in maniera incompleta e randomica, da qualche parte qui su filmtv...

- Stag. 6-7 (2011-2012)

- Stag. 8 (2013), l'“ultima”... 

- Stag. 9: New Blood (2021-2022): * * * ¼/½ - 6.75