6 stagioni - 27 episodi vedi scheda serie
La tecnologia fa ormai parte delle nostre vite, influenza e modifica il nostro modo di vivere, cambia le nostre abitudini, le modalità di rapporto (connessione) tra noi stessi, l’immediatezza e la facilità di utilizzo consente a tutti noi una libertà quasi assoluta, libertà di gestire gli strumenti a disposizione per farne l’uso che riteniamo più opportuno, oggi tutto è globale, alla portata di un click, o di un tocco sullo schermo…uno specchio nero nel quale la società contemporanea guarda se stessa, ammirando compiaciuta uno spettacolo da circo degli orrori, una rappresentazione tragicomica di un mondo alla deriva, fuori controllo e senza più regole.
Black Mirror, la serie antologica ideata e prodotta da Charlie Brooker racconta tutto questo, lo fa con episodi della durata variabile (dai 45 ai 60 minuti), un condensato compatto di storie dove l’elemento tecnologico ormai fuori controllo diventa il mezzo per una riflessione profonda sull’uomo e sulla sua natura.
Messaggio al Primo Ministro
Il primo episodio è una bomba ad orologeria che lentamente si avvia alla naturale deflagrazione, il tempo scandisce la distorsione mentale (ma scopriremo illuminata) di un ricatto reso pubblico attraverso YouTube, un ricatto che chiama in causa direttamente il Primo Ministro inglese, invitato in diretta tv ad avere un rapporto sessuale con una scrofa, altrimenti la giovane principessa Susannah (membro influente della famiglia reale), rapita nottetempo e tenuta in ostaggio chissà dove verrà uccisa, ovviamente in mondo connessione.
Il Primo Ministro Callow (un bravissimo Rory Kinnear) cercherà in tutti i modi di rintracciare il rapitore, il suo staff preoccupato delle ripercussione politiche della vicenda tenterà trucchi di ogni tipo, ma il tempo stringe e il ricattatore invisibile è sempre un passo avanti, i media impazziscono, la popolazione si blocca davanti alle tv in attesa di vedere l’umiliante scena.
L’episodio scritto dallo stesso Brooker ha la potenza di uno tsunami, uno spietato ma lungimirante studio dei meccanismi che governano la nostra società attuale, una fotografia macabra di cosa siamo diventati, un mini-film intenso, teso, un condensato di ritmo che sotto la patina leggera del thriller politico nasconde un baratro di indecenza e decadenza, nasconde la faccia di tutti noi, schifati dalla follia e dal disgusto ma pronti a guardare, e guardare ancora (registrando, duplicando, condividendo), perché semplicemente non ne possiamo più fare a meno.
Voto: 8.5
15 Milioni di celebrità
In un futuro distopico e alieno la gente vive in strutture super tecnologiche che hanno lo scopo di produrre energia, cosi i giovani abitanti che abitano in confortevoli celle (perche tali sono) passano le loro giornate su delle cyclette pedalando come forsennati, piu strada fanno piu aumentano i loro crediti virtuali, con questi crediti possono comprare nuovi gadget per il proprio avatar, cibo, o pagare diverse forme di intrattenimento televisivo (talk show, reality, porno).
Lo scopo principale delle infinite pedalate resta quello di raggiungere i 15 milioni di crediti, necessari per comprare il biglietto che da l’opportunità di partecipare al talent show Hot Shot, dove puoi mettere in scena le tue capacità artistiche sperando di conquistare un posto nel mondo che conta, quello dello spettacolo.
Il taciturno Bing (Daniel Kaluuya) si innamora della voce della bella Abi (Jessica Brown Findlay), la sente cantare in bagno una vecchia canzone e qualcosa dentro di lui si rompe, per un attimo un emozione reale penetra il muro della finzione che circonda la sua esistenza, Bing offre ad Abi il biglietto per partecipare al talent ma le cose non andranno come il ragazzo si aspetta.
Forse il migliore e il più cupo episodio della prima serie, scritto da Brooker insieme a Kanaq Huk ci mostra un mondo dove il senso del vero scompare, dove le emozioni lasciano il posto a surrogati pixellati che trasformano l’uomo in un essere incapace di vivere, perso in una realtà fittizia dominata dai talent show, l’individualità lascia il passo ad un uniformità anonima, spenta, che sogna un successo intangibile.
Critica feroce e chirurgicamente centrata al nostro contemporaneo televisivo, analisi velenosa di un percorso di show business che ormai da anni sembra ben avviato, bravi i due attori protagonisti, mefistofelico Rupert Everett nel ruolo di uno dei giudici del programma Hot Shot, finale da applausi che non lascia speranze ma solo un gran senso di vuoto.
Voto: 9
Ricordi Pericolosi
I ricordi sono qualcosa che ci appartengono ma che il passare del tempo inevitabilmente tende a “sporcare”, se non addirittura a cancellare del tutto, in un prossimo futuro questo problema viene risolto con l’istallazione sottocutanea di un chip (detto grain) che consente l’archiviazione dei ricordi, in pratica una specie di gigantesco hard disk dove inserire tutta la nostra vita, le nostre esperienze, le cose belle e quelle brutte.
Ma il grain non funziona solo come semplice scatola dei ricordi, con una specie di chiavetta possiamo mostrare il nostro vissuto su schermi televisivi e condividerli con altre persone, si può per esempio riguardare all’infinito un colloquio di lavoro, cercando nei volti degli esaminatori dei segni rivelatori.
E’ quello che fa il giovane avvocato Liam (Toby Kebbell) convinto che il suo incontro lavorativo non sia andato bene, ne vorrebbe discutere con la moglie Ffion (Jodie Whittaker) ma quando arriva nella casa di alcuni amici, dove era aspettato per una cena, qualcosa subito lo turba, Ffion sembra particolarmente in intimità con un certo Jonas (Tom Cullen) e nella mente di Liam si insinua il tarlo della gelosia, un verme che scava sempre più a fondo giungendo infine ad una scomoda verità.
Stavolta l’elemento tecnologico è un catalizzatore di ossessioni e paranoie, la nostra vita non è piu solo nostra e qualsiasi evento passato può generare pericolose tensioni, quello che all’apparenza puo sembrare uno strumento fondamentale per conservare intatta la nostra essenza, il nostro vissuto, diventa invece un arma a doppio taglio che ci priva della libertà, che ci obbliga alla condivisione di ogni singolo attimo della nostra vita, inevitabilmente fatta di errori e bugie, di scheletri nell’armadio da tenere nascosti, di un nostro privato che cessa di essere tale, soprattutto nella vita di coppia.
Scritto da Jesse Armstrong e ben interpretato dai due protagonisti, 45 minuti di tensione e paranoie, di verità nascoste e di libertà perdute, alla fine non resta nulla, solo ricordi di una vita ormai distrutta, frammenti da eliminare in modo decisivo, con taglio netto.
Voto: 8.5
Mi ero ripromesso di stare lontano dalle serie tv per un po di tempo, non ci sono riuscito, ma ho puntato su un prodotto di facile fruibilità che si gusta in massima libertà e senza impegno, episodi singoli non legati fra loro se non per il tema principale (la tecnologia e dove ci sta portando), serie britannica che per me è stata una vera rivelazione, tematiche importanti affrontate con il piglio giusto, plot scritti alla grande che gettano una luce inquietante sul nostro mondo e su quello futuro, ottime storie che stimolano riflessioni e che scavano nel profondo evitando retorica e facili soluzioni, insomma un lavoro eccellente.
Questa prima stagione di Black Mirror si merita un posto di primo piano nell’universo televisivo di qualità, inutile dire che la consiglio a tutti.
Voto alla stagione: 9
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