11 stagioni - 177 episodi vedi scheda serie
Tredici episodi -ispirati in parte al fumetto- scritti, recitati e diretti con estrema attenzione alla forma quanto ai contenuti. Assieme ad American Horror Story, una delle più coinvolgenti serie horror destinate alla televisione. Molto più cinematografica di decine, centinaia di banalissimi film a base di revenant.
Il piccolo Carl subisce una mortale ferita durante una battuta di caccia. Rick lo accompagna -su consiglio di Otis, l'uomo responsabile dell'incidente- di corsa da Hershel, l'unico che può effettuare un'operazione. Come conseguenza del buon esito dell'intervento il gruppo, al seguito di Rick e Lori, viene momentaneamente ospitato nella fattoria del coraggioso veterinario. Durante la permanenza emergono però gli attriti tra Rick e Shane, mentre sboccia l'amore tra la bella figlia di Hershel, Meggie, e il coreano Glenn. La seguente scoperta di un fienile pieno di zombies, mantenuti da Hershel nella vana speranza di riportarli alle condizioni normali, mette a repentaglio la permanenza degli ospiti nella fattoria. Mentre tutti i componenti del gruppo -forse subendo l'influsso del violento Shane- diventano più cinici e spietati, solo il saggio Dale rimane ancorato ad una morale e un comportamento civile, nonostante il caos che sta sconvolgendo il mondo.
Emozionante, coinvolgente, sceneggiato con cura e interpretato da ottimi attori. Regie degli episodi meticolose e avvincenti, effetti speciali opera del (sempre migliore) Knfx di Nicotero (eccezionale effettista anche dietro la macchina da presa nell'undicesimo episodio, La sentenza), con esiti sul piano visivo al limite della perfezione. Gli zombi costituiscono un "contorno", stanno a margine di un dramma che si svolge all'interno di una micro società in via di disfacimento: sorta di metafora del momento storico che ci riguarda e che mette l'uomo contro l'uomo e, perciò, contro se stesso. Sorprende l'alto tasso di violenza e lo splatter (dosato ma invasivo) sparso senza limitazione di censura per un prodotto destinato al pubblico televisivo. E sorprende anche il costante approdo verso l'abbattimento morale (la figlia di Hershel che tenta il suicidio, la triste sorte di Sophia e del saggio Dale, il piccolo Carl che tortura uno zombi immobilizzato nella palude, il poco velato sadismo operato da Andrea, personaggio avvilito nella prima stagione ed ora spietata combattente che non disdegna di fare a pezzi gli zombi).
Su The walking dead ci sarebbe da scrivere un trattato, per i significati velati o meno che ne costituiscono l'ossatura principale (evidente la denuncia contro le armi, facilmente reperibili nella serie cosiccome nella realtà americana) e per come gli autori riescono a convogliare, verso un altro media, quel "grande cinema" sui revenant oggi ormai alla deriva (vengono in mente gli ultimi incompiuti -e brutti- film di George Romero, padre putativo della serie). Che piaccia o meno il genere, questa specifica seconda stagione merita assolutamente la visione. Anche a chi l'horror non piace. Perchè prima che il brivido (presente in abbondanza), prima del bagno di sangue e la incerta deambulazione dei "morti viventi", quello che attanaglia lo spettatore sono i risvolti psicologici di protagonisti nel (poco) bene come nel (tanto) male tragicamente umani: e perciò perduti, e perciò dannati, e perciò impauriti, e perciò tragicamente comprensibili...
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