6 stagioni - 63 episodi vedi scheda serie
“È così crudele, e non so nemmeno perché!”. Jimmy non si trasforma in Saul, ma si rifugia in lui: la sua non è una “liberazione”, ma una messa in scena. Chuck dice a Jimmy quel che Jimmy è sempre stato, è e sempre sarà, restando e rimanendo tale. Kim invece dice a Jimmy quel che Jimmy potrebbe essere e diventare, se solo lo desiderasse e volesse.
“Saul Goodman.”
“Yeah. It’s like: ’s’all good, man!”
“That guy has a lot of energy.”
“Yeah. It’s just a name.”
Se Walter White non è sempre stato Heisenberg, Jimmy McGill (Bob Odenkirk) è sempre stato Saul Goodman: e se la cosa non vi torna, allora consideratela meglio, ripensateci: Saul Goodman non è il diavolo, e “Slippin'” Jimmy McGill non è certo un santo. Cosa? Mi chiedete delle prove, Vostro Onore? Dovrei narrarvi una storia, allora. Si potrebbe iniziare a raccontarla partendo da 15 anni fa...
“È così crudele, e non so nemmeno perché!” - Irene, la vecchietta, a Jimmy, sulla vita, l'universo e tutto quanto.
Jimmy non si trasforma in Saul, Jimmy si rifugia in Saul: non è una “liberazione”, la sua “trasmutazione”, come avviene per Walter, è - più che una costrizione, un ripiego, una vera ed autentica necessità - una messa in scena, l'indossamento di un abito, di un mantello mimetico: per nascondersi e difendersi, e per cacciare ed attaccare meglio: si, è un mondo bello e crudele, quello degli esseri umani, là fuori, e Jimmy-Saul è l'espressione prima, ultima e “migliore” della sopravvivenza del più adatto: si adatta all'ambiente (mettendo in atto e traslando l'estremizzazione dell'esperienza, una versione 2.0 del gioco-truffa inscenato in coppia con Kim per scaricare la tensione accumulata) e al contempo lo performa, dal basso verso l'alto della scalata sociale: il sogno americano...
“'Sto tizio è come Houdini. Credimi, quando il gioco si fa pericoloso…non ti serve un avvocato criminale: ti serve un criminale avvocato. Capisci cosa sto dicendo?” [“Dude is like Houdini. Seriously, when the going gets tough…you don't want a criminal lawyer: you want a "criminal" lawyer. Know what I'm saying?”]
Jesse Pinkman a Walter White - “Breaking Bad”, stag. 2, ep. 8 (“Better Call Saul”).
Chuck McGill (Michael McKean) dice a Jimmy McGill quel che Jimmy McGill è sempre stato, quel che Jimmy McGill è e quel che Jimmy McGill sempre sarà, restando e rimanendo tale.
“A dire il vero non mi è mai importato molto di te” - Chuck a Jimmy.
Kim(berly) Wexler (Rhea Seehorn) invece dice a Jimmy quel che potrebbe essere e diventare, se solo lo desiderasse e lo volesse.
“I will fix this. Myself. Me. Jimmy McGill. Okay?” - Jimmy a Kim.
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Sono due le serie che riescono ad indagare, icastizzare (raffigurare, definire, rappresentare) e restituire l'umana natura: questa terza stagione di Better Call Saul (più delle altre due) e le tre stagioni di Fargo (in egual misura). Ad unirle (in Fargo-1), Bob Odenkirk [e, beh, si, le targhe personalizzate, certo…: “L(a)WY(e)R UP” in BCS-3 e “ACE HOLE” in Fargo-3 (oltre ad una citazione, fuori campo e subliminale, ad un omonimo Ehrmantraut), più "D(o)UG(i)E L(i)V(e) in TwinPeaks-3].
L'iconicità (la punteggiante rappresentazione grafica del contesto e la pura narrazione senza alcun bisogno di linguaggio orale ma “solo” visivo: il volto umano, i movimenti di macchina, gli stacchi di montaggio, le ellissi, gli zoom, le panoramiche (semi)circolari, i dialoghi fuori campo, le carrellate), quindi, si, certo, si conferma la cifra distintiva della serie di Vince Gilligan e Peter Gould, sempre accompagnata da una caratterizzazione tridimensionale, fisica, impressionista (ed impressionante) dei personaggi.
Basti, a tal proposito, il nuovo PdV gettato su uno degli elementi senz'altro topici, e financo “fondamentali”, del cinema - e della vita - di sempre e soprattutto degli ultimi anni (con il progredire degli effetti speciali digitali, anche se “tutto”...precipita verso quel ponte gettato sulla storia, oltre che s'un fiume, da Buster Keaton nel 1926 con “the General”), vale a dire l'incidente - nello specifico automobilistico - subito da un mezzo di locomozione (treno, automobile, aereo) e da chi lo guida e ne è trasportato.
Vi sono incidenti d'auto ovunque [rimanendo alle sole serie di questo solstizio d'estate 2017: BCS-3 (stacco di montaggio sul contesto in moto lungo lo spazio e con un gap di tempo), Fargo-3 (ribaltamento autoveicolo con macchina da presa fissa in asse a seguirne la rotazione dall'interno), Twin Peaks-3 (tutto molto più casalingo), Non Uccidere-2 (veicolo principale in moto da sx vs dx, veicolo sfondante in entrata dallo sfondo); interessante - a latere -, poi, notare - a caso - come due importanti film di Roman Polanski inizino, uno, e terminino, l'altro, con due incidenti “persona vs automobile”: “Bitter Moon” e “Ghost Writer”], nelle nostre vite, e quindi nel cinema, ma ciò che viene costruito nell'ep. 9, “Fall”, è assai rimarcabile: non è dato sapere - non so - quanto il merito sia del regista, dello sceneggiatore, o dei due showrunner, ma il risultato è qualcosa di eccezionale: tutto accade nel momento angolare di spazio in moto e tempo fermo tra due batter di ciglia (ne sarebbe felice Walter Murch), ed è - “semplicemente” - la devastante, annichilente,ed - ebbene si, finalmente! - sorprendente messa in scena di un - attenzione: espressione medico-scientifica in uso - attacco/colpo/episodio di sonno “improvviso”.
Spoiler: 1 - Chiudete gli occhi. 2 - Riapriteli. 3 - Ecco.
Altra iconicità spettacolare e potente (oltre a quell'unghia che gratta dalla parete l'arricciarsi di un nastro adesivo in carta per mascherature...), ad inizio stagione: 10 minuti di film muto (musicato), e poi: due cartell(on)i inquadrati in successione ad invadere il - e la profondità di - campo, assieme, ed insieme restarci, rimarcando e persistendo il significato: “los Pollos Hermanos” + “Dead End” [Gus(tavo) Fring (Giancarlo Esposito) + (Don) Hector Salamanca (Mark Margolis)].
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A proposito della paternità e maternità di alcune scene, sequenze, idee, invenzioni: scrittori che si alternano alla regia, registi che si alternano alla scrittura, Vince Gilligan che apre le danze, Thomas Schnauz (e Gennifer Hutchison) che costantemente volteggia(no) e Peter Gould a chiudere il ballo.
Ep. 1 - “Mabel”, scritto da Vince Gilligan e Peter Gould e diretto da Vince Gilligan.
Ep. 2 - “WitNess”, scritto da Thomas Schnauz e diretto da Vince Gilligan.
Ep. 3 - “Sunk Costs”, scritto da Gennifer Hutchison e diretto da John Shiban.
Ep. 4 - “Sabrosito”, scritto da Jonathan Glatzer e diretto da Thomas Schnauz.
Ep. 5 - “Chicanery”, scritto da Gordon Smith e diretto da Daniel Sackheim.
Ep. 6 - “Off Brand”, scritto da Ann Cherkis e diretto da Keith Gordon.
Ep. 7 - “Expenses”, scritto e diretto da Thomas Schnauz.
Ep. 8 - “Slip”, scritto da Heather Marion e diretto da Adam Bernstein.
Ep. 9 - “Fall”, scritto da Gordon Smith e diretto da Minkie Spiro.
Ep. 10 - “Lantern”, scritto da Gennifer Hutchison e diretto da Peter Gould.
PS. Qualcuno dovrebbe spiegarmi come sia possibile il non innamorarsene all'istante...
Recensioni alle passate stagioni (tutte composte da 10 episodi di 45-50 minuti l'uno) :
“È stato bello aggiustare qualcosa, per una volta.” - Mike Ehrmantraut (Jonathan Banks) a Jimmy McGill.
E no, non lo è stato, non lo è e non lo sarà (pers'or com'è, Jimmy - ex-Saul, new-Gene -, nel proprio limbo futuro - una destinazione al contempo precisa e indefinita - in B/N).
"Better Call Saul" è il viaggio - un'ampia e vasta teoria di generi che incastra tragedia, farsa, dramma, commedia, gangster/noir in pieno sole - che ci porta verso quel - irreversibile - collasso di (im)probabilità.
Godetevi l'irresistibile, ammaliante, moralistica, beffarda, impassibile, sciagurata avventura, fin che dura.
* * * * (¼) - 8 (½)
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