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Better Call Saul

6 stagioni - 63 episodi vedi scheda serie

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La recensione su Better Call Saul

di ilcausticocinefilo
7 stelle

 

 

 

Allora, sgombriamo subito il campo da fraintendimenti: Better Call Saul non è migliore di Breaking Bad. Ammesso e non concesso che abbia senso paragonarle, vista la loro natura fondamentalmente diversa, difficilmente la serie prequel si può considerare un semi-capolavoro semi-perfetto dall'inizio alla fine. Difficilmente si può dire che questa serie surclassi l'altra in termini di regia, sceneggiatura, recitazione. Il massimo cui si può giungere è l'evidenziare come, in certi casi, si ponga quasi sullo stesso livello.

 

Il problema cardine, tuttavia, è proprio che – rispetto a Breaking BadBetter Call Saul soffre di un andamento molto più discontinuo, di alti e "bassi" costanti. Ci sono tante perdite di tempo – forse addirittura troppe –, diversi episodi e quasi un'intera stagione (la 4a) che girano a vuoto. Soprattutto, ora della 6a ed ultima, ha già perso molto mordente e si trascina alquanto stancamente verso una conclusione sinceramente deludente, non in linea con i migliori capitoli (ad es. l'episodio forse più eccezionale di tutti, ovverosia Chicanery, il 5° della 3a stagione, quello del confronto definitivo in aula tra Jimmy e Chuck).

 

 

Bob Odenkirk

Better Call Saul (2015): Bob Odenkirk

 

 

SPOILER: L’ultimo quartetto di episodi soffre d’un andamento bradipesco, soporifero e sfiancatemente ripetitivo, mentre la svolta finale risulta psicologicamente ben poco credibile e reintroduce un velo di puritanesimo perbenista della serie “fortissimamente contriti, criminali incalliti si pentono”. Bah. Un personaggio come Jimmy/Saul s’è già pentito molte volte, ma questo non gli ha mai impedito di ricominciare a fare come prima, se non peggio. “Ma allora tu sei sempre stato così”, come gli vien detto da Walter White in persona.

 

Appunto. E un soggetto del genere – nel mondo reale – difficilmente “rinsavisce” e cambia radicalmente dalla sera alla mattina condannandosi a terminare la propria esistenza in carcere. Il finale precedente – quello dello scontare i 7 anni e mezzo e poi cavarsela – sarebbe stato in ordine: più realistico, giustamente cinico e – in special modo – neanche troppo velatamente impietoso. Perché? Perché Jimmy una volta uscito di galera che vita potrebbe mai condurre? Non gli è rimasto più niente, solo rimpianti.

 

Quindi persino una vita “libera” sarebbe in effetti dura e punitiva (senza dimenticare che ha già vissuto anni e anni di una vitaccia grigia incolore e tremendamente solitaria, dopo la fuga e la “trasformazione” in Gene Takavic, in certo modo dunque scontando una forma di pena, anche se poi il carcere è sicuramente ancora peggio e il Jimmy presentato in tutte le sei stagioni - prima della svolta ex-abrupto - senza dubbio l'avrebbe pensata esattamente così, e avrebbe fatto di tutto per starci il meno possibile). Parentesi: precisamente la sensazionale sequenza del “me ne basta solo uno” (di giurato) risulta in sé il miglior quarto d’ora di questa mesta conclusione, capace di battere di misura tutto il resto dell’allungata brodaglia in B/N   FINE SPOILER.

 

 

Bob Odenkirk, Michael McKean

Better Call Saul (2015): Bob Odenkirk, Michael McKean

 

 

Che dire? Basta ad affossare definitivamente un’intera serie? Ad essere onesti, no. Better Call Saul rimane una serie più che buona, a tratti ottima, incapace però di raggiungere l’eccellenza nel finale, il che è un peccato dopo sette anni e passa e 59 episodi buoni-ottimi-eccezionali. La qualità da punto di vista registico resta e la recitazione è sicuramente al di sopra della media, tuttavia anche in questo dipartimento si può dire Breaking Bad regni sovrano: Odenkirk è bravissimo ma Cranston è semplicemente un fuoriclasse; Seehorn è brava ma Paul è quasi mimetico e via discorrendo. Ma anche volendo lasciar da parte il confronto, la recitazione non basta e mai basterà da sola a mantenere in piedi un film o una serie: se la sceneggiatura talvolta la tira troppo per le lunghe, poco possono fare gli attori per porvi rimedio.

 

In sintesi: la 1a stagione è buona, la 2a anche, la 3a eccellente (con la punta di diamante rappresentata dall’episodio succitato); la 4a buona ma sbrodolata (salvata in extremis dal ghignante ultimo episodio dell’udienza alla commissione per il reinserimento, nel quale un Jimmy-oramai-quasi-”saulizzato” si lancia nella sua performance forse più cinicamente spregiudicata); la 5a probabilmente la migliore, la più tesa, la più corposa, la più intrigante (col culmine rappresentato dagli ultimi tre episodi, tra viaggi nel deserto e faccia a faccia da pelle d’oca tra Jimmy-Kim e Lalo Salamanca); la 6a ottima per la prima parte (fino al miglior episodio di tutti, concernente Howard); fortemente altalenante nella seconda come ampiamente sottolineato.

 

Perciò, sì, vale la pena di dare un’occasione a Better Call Saul, fosse anche solo per la genialità intrinseca al personaggio, ma non aspettandosi però un capolavoro paragonabile, che so, alla serie progenitrice, a The Wire, The Shield ecc. Insomma, non una nuova vetta della serialità televisiva, ma un’opera capace di tenerne nonostante tutto alto il nome, alla larga da banalità, superficialità e vacuità.

 

 

Bob Odenkirk, Rhea Seehorn, Patrick Fabian, Ed Begley jr.

Better Call Saul (2015): Bob Odenkirk, Rhea Seehorn, Patrick Fabian, Ed Begley jr.

 

 

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