8 stagioni - 113 episodi vedi scheda serie
La religione dei morti
L’odissea dei sopravvissuti all’apocalisse zombie si può dire che prenda l’abbrivio qui: dopo la breve introduzione della prima annata (di soli 6 episodi), ripercorrente comunque tematiche pre-catastrofe ben strutturate ma principalmente trite, la serie mostra finalmente una sua specificità progettuale autonoma.
Si sceglie il viaggio quale veicolo narrante delle vicissitudini del peculiare gruppo familiare Clarck/Curtis, inizialmente unito nell’apparente impossibilità di trovare un porto sicuro in un mondo al collasso. Successivamente le latenti crepe nei rapporti tra i vari membri porteranno ad una “separazione” generazionale, ove i figli decideranno dolorosamente di staccarsi dall’abbraccio protettivo dei padri (e delle madri) per affrontare autonomamente, in una sorta di diaspora post-apocalittica, il nuovo mondo. Chi conquistato da un malcelato delirio di onnipotenza e chi con approccio quasi parossistico-religioso.
Percorsi narrativi (finalmente) originali che permettono di rivisitare l’approccio al tema dei morti viventi e di diversificare la serie sia dalla madre TWD (sulla lunga distanza un po’ asfittica) che dagli altri ambiti scaturiti dal prolifico mondo a fumetti partorito dalla fantasia (d’ispirazione romeriana) di Kirkman: oltre a serie TV, che prolificano anche sul web con mini-capitoli apocrifi, anche videogames (“The Walking Dead stagioni 1 e 2” della Telltale Games) con le stesse tematiche di fondo: ogni scelta (del giocatore) influenza l’andamento della storia, cambiandone il finale secondo le varie ramificazioni previste da opzioni multiple di dialoghi e azioni. Acquisisce di conseguenza centralità la seconda generazione di attori coinvolti, con Frank Dillane, Alycia Debnam-Carey e Lorenzo James Henrie sugli scudi, mentre la solida schiera di co-protagonisti conferma il suo solito apporto attoriale.
Una “fagocitante” ispirazione che però, in questa seconda annata, conferma ancora intatta tutta la sua freschezza.
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