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Il Trono di Spade

8 stagioni - 74 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 8

  • 2019-2019
  • 6 episodi

L'autore

Immorale

Immorale

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il Trono di Spade

di Immorale
7 stelle

(Spring) after winter

La stagione finale di ogni serie tv – fin dall’alba (seriale) dei tempi– al pari della 2^ (quella che dovrebbe sperabilmente confermare il buon avvio) è forse la più difficile da produrre: tutti i fili tematici, le trame e sottotrame, e le azioni dei personaggi devono (dovrebbero) essere ricondotte a fini ultimi coerenti e lineari con quanto costruito in precedenza. Ovviamente, più saranno complesse la trama e l’ordito, più risulterà difficoltoso ultimare il racconto con coerenza.

 

Emilia Clarke

Il trono di spade 8: The Last Watch (2019): Emilia Clarke

 

GoT aveva perso il suo “mentore” già alla 6^ annata, avendo all’epoca George Martin non ancora ultimato i relativi libri della saga letteraria, stagione che insieme alla 7^ era coincisa con un calo qualitativo generalizzato, pur confermando la solidità dell’impianto narrativo e produttivo. Un lavoro apparentemente improbo, quindi, questa ottava – attesissima e sospiratissima – stagione (ad alto pericolo di spoiler inopportuni*), portato invece a compimento – a parere di chi scrive – in maniera efficace e con buoni spunti.

 

scena

Il trono di spade 8: The Last Watch (2019): scena

 

La prima parte (3 puntate) depura i “filtri” narrativi tenuti in stagnazione nella stagione precedente e si concentra (finalmente) sull’agognato arrivo dell’inverno. Si amplificano il pathos e l’epica – caratteristiche non principali del progetto seriale – in situazioni preparatorie allo scontro non propriamente originali ma ben calibrate ed evocative (fra il “Signore degli Anelli” ed echi alcolici del cinema/letteratura di guerra in genere**). Il redde rationem incombente incatena l’attenzione dello spettatore - tenuto conto della notoria crudeltà sceneggiativa (martiniana) della serie (comunque sufficientemente mantenuta anche dopo l’abbandono del deus ex machina) – che segue con trepidazione le azioni dei protagonisti finalmente (quasi) tutti riuniti - se non sotto una stessa bandiera – per uno scopo comune.  Pathos che raggiunge il culmine nella puntata 8x03 (“La lunga notte”), concentrata sull’assedio dell’armata dei morti alle mura di Grande Inverno: la fotografia oscura amplifica il senso di terrore latente (la minaccia incombente – letteralmente - da un punto qualsiasi dell’oscuro nulla circostante gli assediati), non attenuato dal fioco chiarore (spettrale) delle fiamme evocate da Melisandre, e riesce a far digerire qualche scelta “tattica” discutibile quali il martirio dei Dothraki lanciati (inutilmente) alla cieca contro il nemico e – soprattutto – la mancata osservanza di una strategia d’assedio basica: il (preponderante) nemico sarebbe consigliabile attenderlo all’interno delle mura, non all’esterno…

 

scena

Il trono di spade 8: The Last Watch (2019): scena

 

Definita la traccia narrativa dei non morti, la seconda terzina di puntate si concentra sulla resa dei conti con la Regina Cersei Lannister: il discusso episodio 8x05 (“Le campane”) ne rappresenta l’acme ed il punto di snodo narrativo più considerevole. Molto criticato dai fan a causa della  svolta “comportamentale” di quella figura assurta - col crescere delle stagioni - quale eroina “Girl Power/MeToo” predestinata e cioè la “Regina di Draghi” Daenerys Targaryen. Svolta invece a mio avviso ben calibrata, saggiamente offerta in pasto agli spettatori quale “colpo di scena” ma in realtà – analizzando i comportamenti pregressi ben sintetizzati dal discorso “motivazionale” di Tyrion Lannister ad un indeciso Jon Snow (“Lei ha sempre ucciso, prima gli schiavisti, poi i ricchi sfruttatori poi i cattivi e infine gli innocenti: la morte cammina con lei”) – non così inattesa e naturale evoluzione di condotte di (violenta) rivalsa progressivamente e tenacemente attuate nei confronti dei rivali incontrati sul suo cammino verso l’agognato trono. Perfino il finale speranzoso -  quasi circolare e forse semplicistico – appare ben ponderato nell’economia del racconto, discontinuo rispetto alla nota ferocia del progetto e principalmente  riallacciato alla “positività” della fonte fantasy (un futuro migliore al termine “dell’intrapresa”).

 

Emilia Clarke, Kit Harington

Il trono di spade 8: The Last Watch (2019): Emilia Clarke, Kit Harington

 

Un’annata con qualche difetto, quindi, ma “potente” nella narrazione e “onesta” nel tracciare i fili ultimi di una cruenta e sanguinosa lotta per il potere, sin dall’inizio diegeticamente dinamica nello sconvolgere le categorie nelle quali - naturalmente - gli spettatori incasellano (staticamente) i personaggi; a causa di questo atteggiamento (comunque noto fin dagli inizi sia letterari che televisivi), insensati “alti lai” – buoni solamente per qualche polemica web e conseguenti titoli di giornali - si sono levati contro questa conclusiva stagione e qualche buontempone ne pretenderebbe addirittura la riscrittura in toto (sic) grazie ad una raccolta firme online: ignoro a che punto sia tale petizione, ma mi permetto di suggerire un titolo antologico di stagione: “Il ritorno del Re Folle”.

 

 

*parlo per esperienza personale: la moglie del sottoscritto – anch’essa divoratrice di serie TV – mentre passeggiava con i cani al parco si imbatté (nei giorni “pandemici e febbrili” dell’uscita dell’ultima annata) in una coppietta che - seduta  su una panchina – en plein air ed a voce alta discettava delle puntate di GoT, distribuendo – con noncuranza - spoiler nell’aere dell’affollato giardino. La buona anima (mia moglie) si limitò ad allontanarsi velocemente. L’anima nera del sottoscritto invece, una volta sentito l’accaduto, consigliò – per future occasioni – il metodo Bolton– (Sansa) Stark:https://www.youtube.com/watch?v=Asf_BTsQ_L4

 

**“Te lo immagini, - dissi, - Diomede che si beve una buona borraccia di cognac, prima di uscire di pattuglia? (...) – Tuttavia... Se Ettore avesse bevuto un po’ di cognac, forse Achille avrebbe avuto del filo da torcere...

Anch’io rividi, per un attimo, Ettore, fermarsi, dopo quella fuga affrettata e non del tutto giustificata, sotto lo sguardo dei suoi concittadini, spettatori sulle mura, slacciarsi, dal cinturone di cuoio ricamato in oro, dono di Andromaca, un’elegante borraccia di cognac, e bere, in faccia ad Achille” (Emilio Lussu – Un anno sull’altipiano – 1945).

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