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Fargo

5 stagioni - 51 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 2

  • 2015-2015
  • 10 episodi

L'autore

Immorale

Immorale

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La recensione su Fargo

di Immorale
9 stelle

“Dopo la seconda guerra mondiale abbiamo avuto sei anni senza un omicidio qui, sei anni. In questi giorni, cioè, a volte... mi chiedo se voi altri non vi siete portati la guerra a casa” (cit.)

La 2^ stagione del fantastico progetto seriale dei famosi fratelli registi (qui numi tutelari e produttori esecutivi, la scrittura è [prevalentemente] di Noah Hawley) compie un passo “generazionale” indietro, fino al 1979. Ci si ritrova catapultati al salto di decennio, in attesa degli anni 80 reaganiani, nella diffusa gelidità ambientale del Minnesota, terra d’elezione di sanguinose emozioni. Superficie cinematograficamente immutabile, fredda e insensibile, incurante del depositarsi geologico di livelli di ghiaccio e neve, corpi e strati ematici, valigette e pistole.

 

 

Ritroviamo uno dei protagonisti, il giovane Lou Solverson (qui interpretato da Patrick Wilson), alle prese con una guerra di espansione criminale da sud; la manageriale mala di Kansas City lancia un’OPA sul territorio dei Gerhardt, una “sempliciotta” famiglia criminale locale. L’introduzione è spettacolare e ci fa riacclimatare con lo stile di Fargo: inquadrature ambientali, gustosi piani sequenza, split screen ed incisivi dialoghi a sorreggere una serie di veloci eventi che, in una mezz’ora scarsa, coinvolgeranno imprevedibilmente tutti gli interpreti principali. Questa la mera introduzione, poiché dal 2° episodio in poi, dopo una serie di eventi “prevedibili” (scontri alleanze e contrattazioni) ma magistralmente resi, si entra (felicemente ?) nel pieno dell’universo Coen.

 

 

Gli altri protagonisti, perché al contrario della prima stagione l’andamento è palesemente più corale, possono essere identificati nella svampita Peggy Blumquist (Kirsten Dunst), l’ambizioso Mike Milligan (Bookem Woodbine) e nella scheggia impazzita Ohanzee Dent (Zahn McClarnon), personaggio che nelle sue “intemperanze giovanili” non può non richiamare alla mente un Lorne Malvo meno metodico e organizzato ma parimenti letale. Oltre ad una serie di personaggi di contorno, tanto cari ai registi, per ampliare l’effetto grottesco del tutto: come non citare, tra questi, l’ottimo Nick Offerman nei panni dell’avvocato e “libero pensatore” Karl Weathers.

 

 

Tutti elementi primari e secondari di un incredibile caleidoscopio che porta il bizzarro Mondo (l’infinito e..oltre) a Fargo e dintorni: omicidi e violenza (ovviamente), contrasti familiari, arrivismo criminale, malattie, attaccamento al dovere, giustizia, primi rigurgiti “new age”, il Vietnam, ricatti, post-femminismo anni 60, l’esperanto, la 2^ guerra mondiale, la “vuota” politica a venire e..nuove rivoluzionarie macchine da scrivere.

 

 

Dieci puntate memorabili, quindi, con relativamente pochi difetti quali una percepibile lieve dispersione del plot (anche visivo), arginata però con l’innegabile “mestiere” che contraddistingue i registi e sceneggiatori coinvolti, qualche “nonsense” e la graduale percezione della mancanza di un personaggio cardine quale lo splendido burattinaio Malvo della prima annata.  

Per il resto, una vera goduria.

 

 

 

 

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