7 stagioni - 91 episodi vedi scheda serie
(Trust) - Another Crappy Day in Prison - (No) - Like a BloodHound for Oblivion - (Bitch).
I. Orange is the New Black (stag. 4 - 13 ep. - 2015).
1. Jenji Kohan, a Boss Lady.
La terza "età dell'oro" della tv - dagli albori (plasmati e creati dagli inserzionisti pubblicitari e dagli sponsor in un compromesso tanto malefico quanto ''benefico'') di “Bonanza” (1a) passando per Norman Lear (2a) -, iniziata con “Oz” di Tom Fontana nel 1997 (ma il confine è elastico e può inglobare “Twin Peaks” di David Lynch e Mark Frost del 1990 e "NYPD Blue" di David Milch ("DeadWood") e Steven Bochco del 1993), ha raggiunto in questo periodo il suo picco d'onda.
La scuola di David Chase (the Sopranos) ha forse partorito un allievo (Matthew Weiner : “Mad Men”) superiore al maestro e un altro (Terence Winter : “BoardWalk Empire”) molto...scorsesiano.
David Simon (“the Wire”, “Treme”) sa trarre il massimo dalla propria esperienza sul campo (o meglio: corner), e dai suoi gran collaboratori (George Pelecanos, Ed Burns).
Vince Gilligan (“Breaking Bad”, “Better Call Saul”), che piega la trama per assecondare le svolte e i rilievi del paesaggio totemico creato senza però, mai, renderla accessoria, e anzi operando una traslazione tropologica su di esso, è molto ancorato all'effigie, all'iconicità figurativa, e per contro Aaron Sorkin (“Studio 60 on the SunSet Strip”, “the NewsRoom”) lo è con la stessa forza allo stream-logos (termine che ho inventato adesso), in cui la forma assume valore vestigiale. E, a mezza via, il Bryan Fuller di "Hannibal" e "American Gods".
Forse la questione più importante, giunti a questo punto, è: dato il travaso di Autori dal Cinema-Cinema (unicum) alla Serialità (cinematografica, televisiva, web) - Scorsese, Van Sant, Soderbergh, Wong Kar-wai, Allen, Dumont, Spielberg, von Trier, Lynch [ e A.Hitchcock, R.W.Fassbinder (Berlin AlexanderPlatz), K.Kieslowski (il Decalogo), E.Reitz. (Heimat)...], ma penso anche ad ''autori'' minori che sono stati completamente assorbiti dalla serialità (J.Dahl, J.Podeswa, D.Minahan, N.Marshall, B.Anderson...), e tralasciando per un attimo il ''caso'' Fukunaga, che ha comunque iniziato col cinema prima di prendere il largo con TD1 e ritornare al cinema - con risultati ancora da decifrare - attraverso...NetFlix, il prossimo passo - che ancora non vedo - è l'emerge di un vero Autore che dalla Serialità voglia e/o possa trasferirsi con armi e bagagli al Cinema. Piccoli esempi ce ne sono, manca ancora il salto quantico.
Scommessa: Noah Hawley (“Fargo”) : un autore cresciuto dal ''basso'', che ad oggi sembra riassumere in sé le migliori caratteristiche degli Autori appena qui sopra elencati.
E poi, c'è Jenji Kohan.
2. Another crappy day in prison.
La quasi/simil peculiarità di OItNB, rilevabile marcatamente in questa terza stagione [ là dove la prima (che, se non lo era del tutto, ad ogni modo) rimaneva invece molto concentrata su Piper - il ''Cavallo di Troia” che Jenji Kohan ricevette in ''dono'' dalla vera Piper, Kerman al posto di Chapman, per poter entrare ''fisicamente'' in un carcere femminile di minima sicurezza dello stato di NY - mentre la seconda già poneva le basi per un distacco ufficiale di Piper dal ruolo di primadonna accompagnandola verso la parte di capitano-giocatore : da questo PdV la serie è cresciuta ( in quanto a qualità espositive ) quasi esponenzialmente ], consiste nel fatto d'essere riuscita a smarcarsi da una certa rigidità di ''genere''
- caratteristica questa che condivide con molte altre serie tra loro eterogenee : gli esempi sono infiniti, e con l'avvento della Terza Età dell'Oro della serialità oramai quasi tutte le opere maggiori sono frutto di questa commistione, da “Lost” ( che rimane molto verticale, tra flashback e flashforward dedicati ad un personaggio per episodio ) a “the Sopranos” ( che si estende più che altro orizzontalmente, con episodi che terminano ''nel bianco'', o che semplicemente non terminano ), con ( a scalare, più o meno, da una predominante verticale verso una orizzontale ) “NYPD Blue”, “Six Feet Under”, “Game of Thrones”, “Breaking Bad”, “the Wire”, “BoardWalk Empire” e “the NewsRoom” a rollare nel mezzo ) -,
che vede ai poli opposti le serie puramente verticali, come i procedural duri e puri (Law & Order), e le serie prettamente orizzontali (“Mad Men”), e di farlo amalgamando questi due tòpoi del racconto seriale in modo da ottenere una fertile promiscuità difforme che riesce a stare insieme restituendo un elevato grado di organica omogeneità non solo armonica e coerente ma quanto mai prolifica di ellissi e incastri ed insorgente un'ulteriore, fervida ed ubertosa diversità di narrazione : non vi sono solo tante trame verticali che tutte assieme - anche incrociandosi, ostacolandosi ( e comunque per questo progredendo ) e rilanciandosi - portano avanti, (inter)dipendenti le une dalle altre, quella orizzontale creandola per addizione
[ come per esempio accade nella già citata - a suo modo paradigmatica - “Game of Thrones”, che da questo PdV è una serie meno evoluta (in senso negativo), come lo è da un altro PdV, ovvero quello della distribuzione ( ma in questo caso il senso è neutro, né bene né male, solo : diverso ) : GoT segue una trasmissione (televisiva, via cavo e satellitare) tradizionale (salvo leaks), un episodio a settimana, mentre OItNB viene rilasciata (via internet) da NetFlix tutta in una volta, e lo spettatore può decidere se effettuare il binge watching oppure spezzettare la visione, come del resto, in senso inverso, può fare, impiegando qualche accorgimento, con GoT : guardare un ep. a settimana e sbavare-fremere-arzigogolare, oppure registrarsi tutti gli episodi, resistere alla tentazione e sopravvivere agli spoiler : centellinare la visione è una piacevole regressione all'...''old''-style pre-web : se si avesse la ''forza'' di aspettare la fine di una stagione HBO per poi ( attraverso lecite registrazioni casalinghe ad uso e consumo puramente personale, o gli speciali delle reti che trasmettono l'intera stagione in un giorno e/o una notte oppure l'uscita dell'annata corrente su supporto fisico, dvd o blu-ray ) spararsela in vena, nei capillari tra sclera e congiuntiva, in una botta sola, probabilmente si concentrerebbe (aumentandolo localmente) il piacere ma alla fine dei conti sarebbe più quello castrato ( e molto più assurdo potrebbe essere l'optare per il contrario, ovvero dilazionare la modalità di rilascio di NetFlix e ricostruirsi una programmazione classica/standard/televisiva ) di quello prodotto ],
ma c'è una trama orizzontale di fondo, estesa eppure precisa, che ad ogni episodio, con dei picchi, viene prima rallentata e poi accelerata, e/o viceversa, dalle storie personali delle detenute, non per forza intrecciate a fondo con la trama principale [ in questa terza stagione : il destino dell'istituto di Litchfield ( non di chi ci lavora, vive reclusa o dirige, ma proprio quello dell'istituzione-complesso edificio in sé, con tutto quello che comporta in fatto di relazioni umane, per quanto labili, che andrebbero evaporando ) e le scelte della nuova gestione calate dall'alto, con esiti e conseguenze ], ma sempre e comunque interlacciate tra loro ( a formare parte della Trama Orizzontale ).
Insomma, ogni personaggio non ha a disposizione un film indipendente dagli altri - che viaggia su propri binari paralleli i quali s'incrociano solo attraverso dei punti d'interscambio predefiniti e prestabiliti - per raccontare la propria vita, non vi è compartimentazione, non vi sono ( a proposito di prison movie ) celle o cubicoli, bensì, pur non essendo un unico lungo film di 10 e più ore come, per esempio, “Fargo” di N.Hawley, è una complessa architettura che, sorreggendosi su di uno scheletro standard, ne migliora e amplifica le qualità positive. Da questo punto di vista “Orange Is the New Black” è una serie molto adulta, matura e sofisticata (in senso buono) e persino innovatrice.
E spesso, e molto volentieri, il fatto che veniamo a conoscenza delle storie personali di alcune detenute che abbiamo oramai imparato a conoscere da 3 anni ( anche se ovviamente il tempo interno alla serie trascorso ammonta a qualche mese ), è sbalordente : per sua stessa natura e soprattutto perché ben scritto e recitato ( si pensi alle storie di Big Boo, Chang, Leanne e Norma, dio santo ).
Una piccola pecca : a volte gli stacchi analettici sono un po' telefonati ( esempio prolettico, un piccolo flashforward verso il terzo ed ultimo post che dedicherò a questa terza stagione di OItNB : nel 10° ep. Big Boo ( Lea DeLaria ) suggerisce per scherzo a Pennsatucki ( Taryn Manning ) di praticare sesso orale con la guardia che piace proprio a quest'ultima per riceverne in cambio, al posto delle ciambelle avute ''per'' un bacio, una torta-gelato, e lei le risponde che non è una bella idea dato che il dolce si scioglierebbe prima che riescano a trovare un posto in cui mangiarlo lontano dai secondini – stacco – flashback di Pennsatucky incentrato su sesso facile in cambio di tornaconto ridicolo in territorio white trash. E (quasi) mai la fine di un episodio sarà tanto annichilente, e mai il cadere nell'arancio-condizione dei pre-titoli di coda sarà più benvenuta ), ma è un ''difetto'' indeterminabile in quanto la scala valoriale attraverso cui lo si dovrebbe misurare non contempla proporzioni 'si minuscole.
3. “You know, you're not Walter White yet. You're... Walter White-ink”.
Mutandine condite, ovvero : “ Capisc, Gangsta BadAss ?! ”.
Dove eravamo rimasti...
In attesa : che la biondina svampita si trasformasse completamente in Heisenberg ed esprimesse, convogliasse, liberasse la malvagità : breaking bad, Piper! Che la prigione ti riabiliti al ferino, magnifico mondo qua fuori ( sempre che non t'incrementino nuovamente la pena : ci provi gusto, vero? ).
La storia e il ''senso'' di OItNB si annidano ( come il proverbiale - Flaubert, Warburg, van der Rohe - dio ) nei dettagli : e la serie di Jenji Kohan è un profluvio agro e ironico, brusco e benevolo, severo e felice di minute finezze e rifiniti particolari ( e, quand'occorrono - perché servono, per restituire un'imago non troppo distorta del mondo reale qua fuori, pur...là dentro – elefanti tutùrosati volteggianti in punta di ballerine in cabina di regia, sala di montaggio, stanza di scrittura e set di recitazione ) : lasciati in sospeso e solo accennati, dimenticati e riproposti, nascosti e ripescati, insistiti e impreziositi dalla loro stessa cesellatura, incastonati nel paesaggio umano e non-luogo per eccellenza ( di spersonalizzazione, anche se in regime di minima sicurezza ) : non mi riferisco alle immagini iconiche ( le tute arancioni e grigio-beige, i calzettoni bianchi, i vassoi del pranzo e le sedie spartane, i cartellini identificativi, le porte e le serrature pur senza celle vere e proprie ma ambienti comuni di riposo e stazionamento...) o ai caratteri, le situazioni, le battute e le canzoni che compaiono e si muovono interagendo fra catarsi e tòpos, tutti elementi atti a ri-stabilire ( di continuo ) un contesto -- non perché ciò abbisogni ( allo spettatore meno attento o più fan-atico, tra momenti tragici ed altri puramente comici, può sfuggire di mente che ci troviamo in un carcere non per ''estetica'' ma per scelta ''morale'' ), ma semplicemente per pungolare la piaga e ribadire l'ovvio : come Klimt con tutto quell'oro e Bacon con la porpora violetta, violacea, tumescente ed ematomica e Caravaggio/Rembrandt con gli sfondi cinabro-tenebra sui quali disporre e perpetrare illuni ombre sempre più cupe e divampanti ferite di luce, a tratti --, ma piuttosto a certe sfumature che brulicano al di sotto della superficie del pathos, delle azioni-reazioni, ovvero, ebbene si, ai sentimenti, alla loro origine, alla loro evoluzione, alla loro ur e al loro ante-post-super deflagrazione.
I loro segn(al)i costellano la mappa antropologica del sito detentivo e conducono il gioco all'interno dei confini doppiamente legislati ( sottostare alle leggi come tutti, e in più essere privati di alcuni diritti fondamentali, a prescindere dalle colpe più o meno gravi, irrimediabili o irrisorie, e dalla giustezza della giustizia messa in atto ) della prigione : sono rattrappiti dalle circostanze, ed esplodono, poi, grazie ad esse : sono disinnescati e contenuti, vengono conservati con cura in un ripostiglio emotivo della coscienza, viaggiano sottotraccia tra un fotogramma ( meglio : un frame ) e l'altro, eppure...conducono il gioco, muovono pedoni e pedine, o semplicemente sono sentinelle che ne evidenziano le priorità : sacrificano brandelli di umanità sull'altare del tornaconto a breve termine, e all'inverso, giustapponendosi a queste derive, dispiegano il passo lungo della resistenza contro la frustrante corrosione dell'animo e l'erosione logorante delle aspettative : il rimpianto collide con l'aspirazione, dissipandosi o cementandosi: la prigione s'accredita a mappa in scala acutizzata del mondo.
E no, non sto parlando di “Oz” o “WentWorth”.
Ch'eppure ed infatti, OitNB - proprio come la precedente serie ideata, creata, prodotta, scritta e showrunnerizzata da Jenji Kohan, “Weeds” - è anche un'opera cazzona e buffa, che si espone al ridicolo per amor di battuta e ch'è capace si di crudeltà quanto di placidamente ristagnare nell'assurdo, irragionevole ricettacolo di gesta del gregge umano : e grazie a questi incidenti di sintassi, a questi tripli carpiati salti all'indietro moviolati in avanti, racconta più veri del vero un carattere, una storia, un microcosmo : la società e l'umanità.
Non un atto di fede richiede il superare indenni la 1a stag. [ ché di suo è certamente un buon prodotto, che cresce - pur con l'eccedente bagaglio indispensabile rappresentato dal grimaldello-Piper, dal passepartout-Chapman, ma percorso da lampi di acuto dolore ( la morte di Tricia per mano colposa di Pornstache ) - inesorabile sino al climax finale ( il ''solito'' : sei in prgione, ti fanno il culo, reagisci ) : ''subito'' stemperato ad inizio di 2a stag., con accomodamento di conseguenze fatali e collaterale trasferta temporanea ], ma una certa diligente attenzione : una pertinace costanza che dona i suoi frutti.
Note.
Dal pilot della 1a stag. al season finale di questa 3a annata sono passati circa 10 mesi di tempo interno. La pena di Piper era di 15 mesi, aumentatale di un tot per la scena muta fatta durante la (non)testimonianza rilasciata nel corso del processo verso il boss di Alex. La serie è stata rinnovata ad oggi fino alla 7a stag. (2019).
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II.
New Entry ( nuove di zecca o già apparse in ruoli secondari o in cameo nella 2a ).
Chang ( Lori Tan Chinn e Teresa Ting ) :
Leanne ( Emma Myles ) :
Stella Carling ( Ruby Rose ) :
Lolly Whitehill ( Lori Petty, l'indimenticabile Tyler di “Point Break” ) :
Maureen Kukudio ( Emily Althaus, una Alison Pill più...grezza ) :
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III.
Episodi (Jenji Kohan) / PlayList (Bruce Gilbert).
Ep. 1 - “Mother's Day”, scritto da Jenji Kohan e diretto da Andrew McCarthy.
In cui, tra le altre cose, conosciamo la mamma di Mr. Healy [ Michael Harney (DeadWood, Weeds, True Detective) interpreta ottimamente uno dei (pochi) caratteri maschili presenti ( l'altro - Joe Caputo - è affidato a Nick Sandow, altrettanto bravo ) meglio costruiti e più sfaccettati ].
Oltre a godere di un prologo tutto in mano a Pennsatucky (Taryn Manning) che da solo vale l'abbonamento a NetFlix ( si fa per dire ).
“I'm a wacky clown. I don't need symmetry.”
( Sono un clown demenziale/pagliaccio stravagante, non mi serve/non cerco la simmetria. )
Big Boo a Nicki (Natasha Lyonne).
Big Boo (Lea DeLaria) riuscirà anche, partendo dal “Dove sono finiti tutti i criminali?” di Freakonomics di S.D.Levitt e S.D.Dubner del 2005 ( portato poi sul grande schermo da Alex Gibney, Morgan Spurlock, Eugene Jarecki ed altri nel 2010 ), a consolare Pennsatucky, impegnata a rimuginare sopra ad un improvvisato cimiterino dei propri aborti, con un : “Magari dovresti smetterla di punirti. Cioè, che cosa fa una buona madre? Una buona madre fa ciò che è meglio per i suoi figli. E forse ciò che era meglio per i tuoi figli era proprio eliminarli prima di fargli vivere una fottuta e miserabile vita di merda” ( o, per dirla in un altro modo ancora : “Hai evitato che la tua progenie di tossica testa di cazzo flagellasse la società” ). Che avrà in risposta un bel : “Già… Potrebbe essere. Sai, adesso mi sento un po' meglio”.
Mentre, qualche passo più in là…
Ep. 1 - “HummingBird” by Miss E (2015)
Ep. 2 - “Bed Bugs and Beyond”, scritto da Jim Danger Gray e diretto da Constantine Makris.
In cui le cimici dei letti la fanno da padrone, Bennet dimostra di avere i denti più bianchi che mai si siano visti in un compound U.S.A. iraqeno, e lettini per bambini vengono abbandonati sul ciglio della strada (quella giusta?).
“Bloody Mother Fucking AssHole” by Martha Wainwright - figlia di e sorella di, e l'incontrario, e indimenticabile apparizione trasversale e randomica (Angela O'Meara) in “Olive Kitteridge” - (2004)
Studio:
Ep. 3 - “Empathy Is a Boner Killer”, scritto da Nick Jones e diretto da Michael Trim.
In cui...Nicki!, oh!, Nicki!
Come un segugio che punta l'oblio…
Impagabile scambio di ottime battute meravigliosamente recitate e ben montate, tra Alex [ Vause, solo il nome : carcerata (Laura Prepon) ] - con succhiotto sul collo - e Rogers ( Berdie, solo il cognome : è una guardia ), con la prima che chiude il discorso con :
“E lei non è un'altra imbonitrice che ruba lo stipendio da un malvagio sistema opprimente perché...lo sta combattendo dall'interno utilizzando...dei corsi...di recitazione!”.
Ma sarà la seconda a vincere.
“Coming Down” by Dum Dum Girls (2011)
Ep. 4 - “Finger in the Dike”, scritto da Lauren Morelli e diretto da Constantine Makris.
In cui si vive, semplicemente, un another crappy day in prison ognun o meno con la propria weird prison girlfriend [ Suzanne “Crazy Eyes” (Uzo Aduba) aiuta, con elegante e commovente sottigliezza, Tasha “Taystee” (Danielle Brooks) ad elaborare il lutto per la perdita di Vee che, pur con tutta la malvagità che esprimeva, per entrambe aveva assunto il valore di una seconda/vera madre, da più tempo, per la seconda, o meno, per la prima, ma con la stessa forza, se non altro per le ragazze...], e il ciclo sincronizzato per esigenze di branco e per tranquillizzare/imbonire i nuovi padroni - pardon : gestori - in visita ( il controverso Effetto McClintock, qui piegato/costruito/inventato per, l'appunto, circonvenire e turlupinare i cattivi di stagione, ovvero i dirigenti e le persone in loco della società-corporazione di gestione privata MMR che ha rilevato (d)all'amministrazione pubblica in mano allo Stato di NY lo sfacelo che di Litchfield ha fatto Natalie “Fig” Figueroa e non solo lei ).
Un pensiero per Bennett, fuggitivo...missing in post-action, quand'er'ancora in...piena forma, sul fronte iraqeno, in compagnia morale di Gwen Stefani :
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