5 stagioni - 63 episodi vedi scheda serie
Nato dalla mente di Vince Gilligan, già sceneggiatore, tra gli altri, di alcuni dei migliori episodi di X-Files, e, quantomeno nell'incipit, molto simile al Weeds di Jenji Kohan, Breaking Bad è uno dei migliori prodotti del panorama televisivo americano e internazionale.
Una serie tra le più avvincenti, irriverenti, caustiche e clamorose del nuovo millennio, ma si potrebbe dire dell’intera storia televisiva americana. Dopo Twin Peaks, una nuova pietra miliare, inevitabile futuro metro di paragone e, insieme, nuovo orizzonte da raggiungere ed eventualmente superare per la produzione televisiva successiva.
Trainata innanzitutto dalle eccellenti interpretazioni, a livello del miglior film e della miglior piecé teatrale: Cranston è insuperabile, memorabile nella sua incredibile capacità di delineare la complessa psicologia di un personaggio via via sempre più tormentato (e che entra di diritto nell’olimpo dei personaggi di finzione più grandi di sempre), e si ritrova in perfetta sintonia con il coprotagonista Paul (volto dell’indimenticabile Jesse, che non manca mai di inserire “yo” o “bitch” in ogni sua frase), ma a risaltare sono anche, indubbiamente, la Gunn, Norris, Banks, Odenkirk ed Esposito.
Ma si va oltre. Lo straordinario risultato complessivo si deve ad una concomitanza di fattori per nulla fortuiti di non indifferente portata: regia, sceneggiatura, fotografia, montaggio e colonna sonora sono tutti di altissimo livello. Le scelte stilistiche e narrative non sono mai scontate, e non di rado Breaking Bad arriva a superare in qualità la stragrande maggioranza della produzione cinematografica hollywoodiana odierna.
Si può tranquillamente affermare sia una di quelle (poche, pochissime) serie congegnate realmente in maniera infallibile, pensate e curate in ogni loro aspetto, capaci di orchestrare un irresistibile crescendo narrativo che si risolve in un climax di grande impatto (e per nulla deludente: Lost, addio!).
Breaking Bad è tutto questo. Un vortice narrativo che rapisce sin da subito lo spettatore e raggiunge il suo apice, per l’appunto, nella memorabile 5a ed ultima stagione, un vero capolavoro della televisione, capace di regalare episodi da antologia (Dead Freight, Gliding Over All, To’hajilee, Ozymandias, Granite State), ma anche e soprattutto uno straordinario finale che chiude il ciclo in maniera ineccepibile: Felina.
La stagione e gli episodi citati, come del resto altri episodi di altre stagioni come il fulminante Pilot, Better Call Saul, 4 Days Out, One Minute, Half Measures, Full Measure e Face Off (solo per citarne alcuni), rappresentano vertici di scrittura che, ormai, sono rari tanto alla TV quanto al cinema. Capolavori di genere che beneficiano come pochi altri anche di numerose revisioni.
Ciò non toglie, naturalmente, che come ogni cosa al mondo, nonché ogni altra serie televisiva, la creatura di Vince Gilligan non sia affatto perfetta, e soffra di tanto in tanto dei propri alti e bassi, dei propri (quasi mai troppo gravi) scompensi, ma quasi mai scivola in vere e proprie cadute di tono e gusto, eccezion fatta (forse) per un unico episodio (su 62!): Fly, decimo episodio della terza stagione, diretto da Rian Johnson (Brick – Dose mortale). Realizzato all’unico scopo di contenere al massimo i costi (i cosiddetti bottle episodes, costruiti con cast e ambientazioni ridotte all’osso in linea teorica per conservare i fondi necessari alla realizzazione di episodi di più ampio respiro, ma anche nel caso in cui si sia [come successo per questa serie] sforato il budget), Fly rappresenta probabilmente il punto più basso toccato dalla serie, un episodio per la gran parte futile, noioso e alquanto verboso.
Ma, per il resto, come detto, Breaking Bad si dimostra in grado di tenere ben incollati allo schermo gli spettatori per tutte le sue 40 e passa ore di durata, costruendo un intreccio narrativo affascinante e poggiando, cosa sempre più rara, sulla qualità più che sulla quantità, non diluendo sino allo sfinimento il racconto al fine di sfruttare fino all’ultimo il successo e concludendosi in un congruo numero di episodi, riuscendo a conferire all’insieme un soddisfacente senso di compiutezza.
Insomma, recitazione, regia, sceneggiatura, fotografia, montaggio, colonna sonora: tutto concorre a fare della serie sicuramente il miglior prodotto degli anni 2000 (punta di diamante dell’emittente AMC, famosa anche per altre serie cult come The Walking Dead e Mad Men), ma anche innegabilmente uno dei migliori prodotti televisivi di sempre.
Giustamente acclamata pressoché all’unanimità da critica e pubblico, a seguito della conclusione ne viene realizzato un (ottimo) spin-off, nonché prequel, incentrato sul geniale personaggio di Saul Goodman: Better Call Saul.
Piccola curiosità, comunque facilmente reperibile da chiunque apra la pagina dedicata di Wikipedia: il titolo deriva da un termine colloquiale tipico del sud-ovest americano che significa “scatenare l’inferno”, "dare di matto", ma anche “prendere una brutta strada”, condannandosi ad una vita di criminalità e violenza.
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