Franz, un magnaccia da quattro soldi, deve vedersela con Bruno, il gangster messo sulle sue piste dal "sindacato" al quale ha rifiutato di aderire; i due diventano però amici, al punto che il primo accetta di dividere con l'altro persino la propria ragazza, Joanna. Ma ben presto quest'ultima si stanca delle attenzioni di Bruno e quando viene a conoscenza di un suo piano (progettato in combutta con lo stesso Franz) per rapinare una banca lo denuncia prima che lui riesca a eliminarla. Bruno viene ucciso dalla polizia, mentre Franz e Joanna riescono a fuggire.
Note
Lungometraggio d'esordio di Fassbinder, in bilico fra influenze noir e decostruzione godardiana.
Per il suo film d'esordio, Fassbinder si muove nel solco tracciato dalla Nouvelle Vague dando mostra di voler giocare con il cinema come fa il bambino che sta per intraprendere una nuova gioiosa avventura. I personaggi ripresi in terzi e le evidenti disarmonie dei raccordi fanno un film che brilla per l'amore per la settima arte che sa trasmettere.
Si può essere iconoclasti anche con i propri numi tutelari. Per il suo primo lungometraggio Fassbinder prende Godard, Chabrol e Melville, li pone su in ideale piedistallo, nell’empireo dei riferimenti autoriali, li omaggia con un anodino cartello nero ad inizio film , quindi li rovescia gioiosamente (e un po’ presuntuosamente), spargendone soltanto le irriconoscibili ceneri… leggi tutto
La freddezza del titolo è evidente: il calore umano non è concesso a nessuno. La morte, quella sì che riscalda, riesce a strapparti dalla crudeltà di una gelosia senza amore. Il primo lungometraggio di Fassbinder sembra quasi una dichiarazione di poetica: anche nei film successivi ("Rio das Mortes", per esempio) il regista tedesco "surgela" i sentimenti, le relazioni,… leggi tutto
Criminalità dei bassifondi, prostitute, sparatorie, colpi male organizzati, false amicizie e tutti gli imprevisti del fato (perennemente) avverso: Fassbinder esordisce così nel lungometraggio, dopo qualche lavoro di breve durata, e già delinea le sue principali tematiche e caratteristiche. Bianco e nero violentissimo, nettissimo, poche ed essenziali scenografie, dialoghi iperrealistici che… leggi tutto
Fin da subito Fassbinder ci è andato giù pesante col suo pessimismo assoluto, e con la totale assenza di redenzione per tutti i personaggi; essi infatti muoiono (in modo banale) nel loro male, o vivono continuando a perseverare in esso. Stilisticamente la pellicola ricorda i film di Jean Pierre Melville, ma è più astratta e straniante, a tratti persino surreale e…
Si può essere iconoclasti anche con i propri numi tutelari. Per il suo primo lungometraggio Fassbinder prende Godard, Chabrol e Melville, li pone su in ideale piedistallo, nell’empireo dei riferimenti autoriali, li omaggia con un anodino cartello nero ad inizio film , quindi li rovescia gioiosamente (e un po’ presuntuosamente), spargendone soltanto le irriconoscibili ceneri…
"Mi piacerebbe tanto rivederlo, ma non esiste più in commercio..."
"Ce l'avevo registrato, ma sarebbe bello se lo pubblicassero finalmente in dvd..."
"L'ho visto una volta in televisione quando ero piccolo e…
Parlare di minimalismo, nel caso del primo lungometraggio di Rainer Werner Fassbinder, sarebbe riduttivo oltre che fuorviante. Lo stile non è minimalista, affatto, è strabordante di trovate, di guizzi e di piani-sequenza che certo non mirano all'essenziale, ma mobilitano l'essenzialità delle azioni umane dei protagonisti. Non si può certo parlare, infatti, di un'adesione completa al vuoto…
Il titolo di questa playlist è la storpiatura di un saggio scritto quasi vent'anni fa dal critico e storico del cinema Thomas Elsaesser che titolava, per l'appunto, Dimenticando Fassbinder. Nel saggio, il critico…
Primi 15' da dimenticare poi arrivano una manciata di gran belle donzelle e tutto cambia e il Film si fa certamente piu' interessante,godibile ed accattivante ! voto.6.
Il film d'esordio di Fassbinder è un caleidoscopio di stili ed umori che cambiano man mano che i minuti passano: da un inizio, che sembra una parodia di 'Fronte del porto', dove Franz (Fassbinder stesso) si rifiuta di aderire alle pressioni di un'oscuro sindacato e viene per questo affiancato da uno sgherro di nome Bruno (Ulli Lommel), fatto di lunghe e stranianti inquadrature con la camera…
Il manifesto minimalista del pensiero di Fassbinder. La sua concezione della realtà cinematografica risente fortemente della sua inclinazione artistica per il teatro, attivamente coltivata nei primi anni della sua carriera: la storia, sul set come sul palco, vive fondamentalmente all’interno dello spazio scenico delimitato dai personaggi. Tutto il resto fa da sfondo, ed appare…
La freddezza del titolo è evidente: il calore umano non è concesso a nessuno. La morte, quella sì che riscalda, riesce a strapparti dalla crudeltà di una gelosia senza amore. Il primo lungometraggio di Fassbinder sembra quasi una dichiarazione di poetica: anche nei film successivi ("Rio das Mortes", per esempio) il regista tedesco "surgela" i sentimenti, le relazioni,…
La trama è imprecisa e incoerente, lo sviluppo degli eventi è confuso e sconnesso, il tratteggio dei personaggi è abbozzato ed approssimativo, alcuni passaggi appaiono incomprensibili, la recitazione è grezza e innaturale, le espressioni sono fisse e atone, la gestualità sembra più teatrale (nel senso pessimo del termine) che cinematografica, il colore…
Se in questa taglist mettessimo solo i film sulle rapine praticamente identificheremmo un sottogenere. Ma in banca succedono anche altre cose, più quotidiane. O ancora più sporche. Quindi qui va tutto bene purché ci…
Criminalità dei bassifondi, prostitute, sparatorie, colpi male organizzati, false amicizie e tutti gli imprevisti del fato (perennemente) avverso: Fassbinder esordisce così nel lungometraggio, dopo qualche lavoro di breve durata, e già delinea le sue principali tematiche e caratteristiche. Bianco e nero violentissimo, nettissimo, poche ed essenziali scenografie, dialoghi iperrealistici che…
Visto forse per la sedicesima/diciassettesima volta. Che dire? Film semplicemente formidabile, insieme a Il soldato americano e a Roulette cinese il mio Fassbi preferito (regista di cui venero l'opera omnia). Acerbo per alcuni, derivativo per altri, a mio giudizio si stampa sulla retina con un candore terroristico e un'innocenza predatoria da lacrime ininterrotte. Nel suo lungometraggio…
Un triangolo glaciale, una storia di delinquenti senza dignità, un meccanismo impietoso: morte e amore non si distinguono, domina il conflitto di potere anche in ambito affettivo, che a sua volta è solo lontanamente intuibile. Stile glaciale di ampie inquadrature, carrellate orizzontali o stralunate, fotografia dai bianchi accecanti che quasi inglobano gli stessi neri, silenzi,…
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Commenti (4) vedi tutti
Esordio di Fassbinder,recitazione fredda e quasi dilettantesca,trama poco convincente e con poco senso....boh a chi piace beato lui.
commento di ezioPer il suo film d'esordio, Fassbinder si muove nel solco tracciato dalla Nouvelle Vague dando mostra di voler giocare con il cinema come fa il bambino che sta per intraprendere una nuova gioiosa avventura. I personaggi ripresi in terzi e le evidenti disarmonie dei raccordi fanno un film che brilla per l'amore per la settima arte che sa trasmettere.
commento di Peppe ComuneLui la fa prostituire. A lei sta bene così. Il terzo, "l'amico", una specie di uomo macchina, uccide chi gli capita senza pensarci.
leggi la recensione completa di BalivernaFassbinder dimostra qui di avere delle idee, ma una conoscenza del mezzo cinematografico ancora molto approssimativa.
commento di sasso67