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Godard ha 80 anni: non è morto negli anni '60!
di carlos brigante ultimo aggiornamento
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Il 3 dicembre 2010 Jean-Luc Godard ha compiuto 80 anni. E' vivo e vegeto, ma soprattutto continua a girare film.

Il problema è che troppe volte si parla di Godard al passato, riferendosi principalmente agli anni '60. Anche in questo caso, però, si citano alcune opere imprescindibili, ma si dimenticano colpevolmente altre. Fino all'ultimo respiro, Questa è la mia vita o Il Disprezzo, rappresentano l'ABC per chiunque si avvicini all'universo godardiano. Lo spettatore di passaggio potrà anche fermarsi qui, ma è davvero singolare come vengano in troppe occasioni dimenticate pellicole del calibro di Due o tre cose che so di lei o Bande à part.

Non è sempre una questione di reperibilità, visto che tra passaggi televisivi, streaming ed edizioni dvd, molti titoli sono ormai alla portata di tutti (o quasi). Probabilmente è sbagliato l'approccio. Ci si sofferma ad un livello di conoscenza (e/o studio) superficiale, rimanendo spesso ancorati al sentito dire o al titolo più noto.

Per fare un esempio è come se si parlasse di Welles riferendosi solamente a "Quarto Potere" o al Lang di "Metropolis" e "M, il mostro di Düsseldorf". Con Godard, purtroppo, c'è la tendenza a riempirsi la bocca di parole frutto di conoscenze quanto meno parziali e che si riferiscono alla "prima fase" della sua produzione cinematografica: gli anni '60 appunto.

Questo straordinario cineasta è uno dei pochi che hanno cambiato il corso degli eventi nel panorama cinematografico. Uno sperimantatore di forme e linguaggi che con À bout de souffle ha scardinato le regole esistenti fino ad allora.

Un cinema sicuramente ostico, che rifiuta di prendere per mano lo spettatore, ma lo lascia in balia di digressioni metalinguistiche che abbracciano l'arte visiva, la letteratura, la storia e la filosofia. Grande intellettuale e cinefilo instancabile, Godard, si è sempre distinto all'interno di quel eterogeneo "movimento" quale fu la Nouvelle Vague per il fatto di voler sempre sperimentare e seguire strade tortuose lungo il percorso creativo. Una scelta questa che lo ha allontanato dal grande pubblico, ma lo ha preservato dal disperdere la propria natura.

"Un pittore che racconta all'infinito i dati gli istanti i punti i pixel del proprio autoritratto, per non arrivare a compierlo... Godard è subito e prima di tutto un gigantesco pittore".

Enrico Ghezzi

 

Godard 90 neuf zèro

La sua produzione è sterminata e comprende più di 80 opere. Diventa praticamente impensabile per un comune mortale poter visionare tutti i suoi corti, medio e lungometraggi.

Se per gli anni '60 e '80 è possibile reperire sul mercato italiano la maggior parte dei suoi lavori più importanti, il vero e proprio black out inizia con gli anni '90. Al momento solo Histoire(s) di cinéma è distribuito in dvd in un'edizione uscita nel 2010 curata dalla Cineteca di Bologna.

 

 

Histoire(s) du cinéma di Jean-Luc Godard - Cinerepublic

 

Questo non vuole essere un excursus dettagliato, quanto semmai una traccia incompleta su alcuni passaggi importanti che hanno caratterizzato gli ultimi 20 anni della sua fase artistica.

Si potrebbe iniziare con qualche corto reperibile anche su youtube: i due minuti dolorosi e doloranti di Je vous salue, Sarajevo (1993); il minuto d'amore e morte di Une catastrophe (2008); o il "tributo in nero" con l'immagine vestita a lutto per salutare Eric Rohmer in Tribute to Eric Rohmer (2010).                                   

Qualche parola in più merita sicuramente quel piccolo gioiello qual è  Dans le noir du temps (2002), opera breve realizzata dal regista per ragionare sul tempo (e non solo) contenuta in Ten Minutes Older: The Cello. E' il "solito" collage di immagini godardiano alla continua ricerca dell'istante che mai c'è, eppure c'è sempre stato. Quasi un episodio distaccato delle Histoire(s) in cui il montaggio si fa "composizione" per sedimentare l'immagine alle parole, ai suoni, alla musica e agli stati d'animo, in un turbine senza fine di segni apparentemente impossibili da coniugare contemporaneamente.

Il primo lungometraggio è del 1990. Si intitola Nouvelle Vague e vede come attore "protagonista" Alain Delon. Questo film (di cui esisteva un'edizione italiana!) rappresenta un'ulteriore dichiarazione d'amore da parte di Godard verso il cinema e verso la potenza espressiva dell'immagine, sommo mezzo di comunicazione per arrivare al di là della mera rappresentazione di facciata; per cogliere ciò che non si può/potrebbe filmare.

 

Nouvelle Vague (1990)

di Jean-Luc Godard con Alain Delon, Domiziana Giordano, Jacques Dacqmine, Christophe Odent

 

Nel frattempo il muro di Berlino è caduto, la Germania è di nuovo unita e la Guerra Fredda è terminata. Ecco, quindi, uscire nel 1991 il suo "Germania anno zero" intitolato Allemagne neuf zéro, vero e proprio canto del cigno di un'epoca che se ne è andata e il cui futuro si presenta tutt'altro che rassicurante.

L'unica certezza è che l'instabilità regna sovrana.

 

Allemagne neuf zéro (1991)

di Jean-Luc Godard con Eddie Constantine, Hanns Zischler, Claudia Michelsen

 

Il 1998 è senza alcun dubbio una delle date fondamentali nella sua filmografia. Dopo dieci anni giunge finalmente a compimento uno dei progetti (per la televisione francese) più ambiziosi mai realizzati prima: Histoire(s) du cinéma.

Sinteticamente potrebbe essere definita come l'opera totale godardiana. La summa di tutto il suo percorso (cine)artistico;

Histoire(s) du cinéma è un organismo che prende forma dal banco della moviola e si nutre degli strumenti dello storico attraverso le sperimentazioni video e la supremazia creativa del montaggio.

Lo spettatore è costretto ad osservare, leggere, ascoltare, riflettere e capire per 25 fotogrammi al secondo elevati al quadrato, al cubo… all’infinito.

 

Histoire(s) du cinéma - I-IV (1988-1998)

di Jean-Luc Godard

 

Nel 2004 viene presentata a Cannes Notre Musique, opera in tre atti costruita alla maniera della Divina Commedia (Inferno, Purgatorio e Paradiso). Godard ritorna tra le ferite dell'ex Jugoslavia, a Sarajevo, balzando con estrema disinvoltura tra reale e surreale, teoria e pratica, etica ed estetica.

La sua visione della vita, come del cinema, sembra un'illusoria "rappresentazione di campi e controcampi", non tanto per dividere e contrapporre, quanto per unire e spiegare. La vita e la morte; l'immagine e la parola; il suono e la musica; il ponte di Mostar tra croati e musulmani...

 

Notre musique (2004)

di Jean-Luc Godard con Sarah Adler, Nade Dieu, Rony Kramer, George Aguilar, Leticia Gutiérrez

 

Ora non resta che aspettare Socialisme, presentato fuori concorso a Cannes 2010 riscuotendo notevoli consensi.

Un viaggio su una nave da crociera lungo il Mediterraneo per raccontare l'Europa attraverso i passeggeri provenienti da paesi diversi. A quanto pare in perfetto stile Godard!

 

Socialisme (2010)

di Jean-Luc Godard, Anne-Marie Miéville con Patti Smith, Elisabeth Vitali, Christian Sinniger, Nadège Beausson-Diagne, Maurice Sarfati, Lenny Kaye, Quentin Grosset, Jean-Marc Stehlé, Louma Sanbar, Alain Badiou

 

Parole sparse

La Nouvelle Vague ha creduto in quello che vedeva... La Nouvelle Vague è nata anche dallo spirito di contraddizione. Abbiamo girato film per strada perché all'epoca tutti i film si giravano in interni.

 


Con il muto non c'era bisogno di parlare per farsi capire – è la parola del muto: Murnau non ha avuto esitazioni, quando ha voluto fare un film su Molière ha fatto 'Tartufo'.

 


Il cinema è un mezzo di espressione da cui è scomparsa l'espressione. È rimasto solo il mezzo.

 


Il cinema è un originale strumento di pensiero che si colloca a metà strada tra la filosofia, la scienza e la letteratura, e che presuppone l'utilizzo dei propri occhi, non di chiacchiere già bell'e pronte.

 


Come molti americani, Spielberg possiede una certa abilità, ma non vuol dire nulla. Tra il miglior Spielberg e il miglior Hitchcock c'è un abisso. Hitchcock è uno dei più grandi artisti del secolo.

 


In letteratura c'è moltissimo passato e un po' di futuro, ma non esiste il presente. Al cinema c'è solo il presente e non fa altro che passare.

 


DOMANDA: Ma cos'è che l'affascina tanto negli aforismi?

Il loro aspetto di stazione di smistamento. Ci entriamo, poi ne usciamo, poi ci ritorniamo. Se ci troviamo un pensiero valido, ci restiamo sopra ancheparecchio tempo.



 

Jean-Luc Godard - Filmografia completa IMDb

 

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