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Un Sjöström "inedito" del 1918: recensione e video
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 The Outlaw and His Wife è il titolo internazionale di questo film, diretto ed interpretato da Victor Sjöström, e tratto dal dramma teatrale Fjalla-Eyvindur (1911) dello scrittore islandese Jóhann Sigurjónsson. Questo “racconto per immagini del destino di due persone”, come si legge nel cartello introduttivo,  è liberamente ispirato alla vita di un personaggio realmente esistito, un fuorilegge del XVIII secolo rifugiatosi, insieme alla moglie Halla, tra le montagne dell’isola.

La pellicola, proiettata per la prima volta, in Svezia, il 1° gennaio del 1918, aveva una durata di 136 minuti, ridotta a 70 minuti nella versione restaurata, nel 1986, a cura dello Svenska Filminstitutet. Questa è visionabile su Google Video, a questo link. Una versione inglese (purtroppo colorata) è disponibile, ma solo in Canada e negli USA, su dvd distribuito dalla Kino.

 

Personaggi ed interpreti (scheda del film su IMDB)

 

Trama

Il protagonista, che nella versione svedese si chiama Ejvind, all’inizio del film è un vagabondo, e, sotto il falso nome di Kári, si presenta alla fattoria di Halla, una ricca vedova, in cerca di lavoro. La donna se ne innamora a prima vista, lo assume come bracciante, e, infine, lo nomina addirittura amministratore dell’azienda. Intanto Björn, fratello del suo defunto marito, per motivi di gelosia, cerca con ogni mezzo di ostacolare la relazione: quando uno degli abitanti del paese riconosce, in Kári, un uomo condannato anni addietro per furto, ed in seguito evaso dal carcere,  a Björn si offre l’insperata occasione di liberarsi del rivale. Questi, tuttavia, riesce a fuggire, portando con sé Halla. La coppia, sposata non ufficialmente, però unita davanti a Dio, inizierà, così, una durissima vita di clandestinità.

 

Sulla colonna sonora

La partitura originale, composta da Rudolf Sahlberg sulla base di alcune opere di Jean Sibelius, ed eseguita, durante la prima del film, da un’orchestra di 23 componenti, è andata perduta.

 

Recensione

Una storia di amore e sacrificio, di colpa ed espiazione, dove il vero sentimento ed i veri valori morali si contrappongono tragicamente a quelli dettati dalle convenzioni sociali: il matrimonio di interesse ed il furto per fame sono, rispettivamente, benedetti e condannati da una giustizia che, per essere imparziale e formalmente corretta, si esime da ogni considerazione umana. La scelta di vita operata dai due protagonisti punta, coraggiosamente, ad una dimensione esclusiva, in cui contano solo le verità del cuore, e la libertà è quella dell’uomo che risponde unicamente alla propria coscienza, prescindendo totalmente dal giudizio altrui. La montagna, con le sue altezze ed i suoi precipizi, non è un rifugio da vigliacchi, bensì un luogo riservato a pochi, pieno di mete difficili da raggiungere e di pericoli difficili da evitare. La vetta ed il baratro sono gli estremi tra i quali è costantemente sospesa la vita dell’eroe romantico, divisa tra l’elevazione spirituale e l’abisso del peccato, tra l’apoteosi e la caduta, tra la gloria e la disgrazia.  Il nobile tormento dell’individuo perseguitato si rispecchia in un paesaggio aspro e grandioso, cosparso di ghiacciai e sorgenti vulcaniche, solcato da cascate, rapide, grotte e crepacci, ed impietosamente battuto dal vento: lo sfondo ideale per una vita che, pur di affermare la propria unicità, si consegna, volontariamente, alla continua minaccia della morte. Voto: 7.5

 

Galleria fotografica 

 

 

 

 

 

 

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