Immacolata e Concetta si amano. Le due donne si sono conosciute in carcere, finita per istigazione alla prostituzione l’una, per aver sparato al marito della sua amante l’altra. Uscite dal carcere decidono di vivere insieme, contro la volontà del marito di Immacolata e di quanti non possono comprendere la natura benigna di siffatto rapporto, e in aperto contrasto con una società maldisposta verso la libera e inconsueta esposizione dei sentimenti. Sono decise a praticare il loro amore alla luce del sole, senza nascondersi e senza sacrificare nulla sull’altare della forzata ostentazione delle pubbliche virtù. Se non ci sono dubbi sulla purezza dei reciproci sentimenti, differenze sorgono nel modo in cui l’una è disposta a concedersi all’altra. Concetta ama totalmente, Immacolata è portata per sua natura ad andare con altri uomini, non può farne a meno, oltre ad imporglielo l’umoralità del suo carattere focoso, c’è la povertà determinata dalla sua condizione sociale ad esigere un pegno per la relazione insolita che sta portando avanti. Concetta la vuole tutta per se, Immacolata la deve divedere con la propria famiglia, con un marito che neanche si accorge più dei suoi tradimenti e con una figlia sfortunata che ha bisogno d’affetto e di cure. Concetta gli domanda con chi è stata, chiede chiarezza, Immacolata la invita a non intromettersi troppo nella sua vita, a non fare "o'trjatr". Ma è impossibile non intromettersi quando è richiesta una complicità assoluta perché l’amore tra due donne possa ergersi sopra le imposture dei riti convenzionali. E’ impossibile pure non fare "del teatro" quando il senso del tragico è insito nella natura stessa del loro essere donne del popolo, lontane dagli arzigogoli moralizzatori dell'alta società. Immacolata e Concetta stanno recitando un ruolo insolito sul palcoscenico della vita, il loro amore antisociale è quanto di più sovversivo possa esserci per un mondo abituato a distribuire le sue patenti del vizio secondo le più rassicuranti regole dell’etichetta. Ma c’è uno scarto evidente tra la carnale passionalità di un sentimento cocente e la consapevolezza di poter marcare attraverso un amore omosessuale una convinta rottura con le abusate convenzioni morali. Immacolata e Concetta sono due corpi che si desiderano ardentemente, avrebbero la voglia di esibire al mondo le ferite di un intimità negata, ma hanno troppa rabbia in corpo e troppa foga nella testa per pensare di far corrispondere alla bellezza di un sentimento l'emancipazione cosciente dal proprio retaggio culturale. Il fuoco della passione ha la meglio su un grido di totale liberazione, il destino di Immacolata e Concetta è pubblico e la società perbenista fa di tutto per isolarle, relegarle al loro piccolo mondo fatto di riti che si susseguono con liturgica precisione e di rapporti che disperdono nella carnale istintività del desiderio la verginità dell’amore. Si ha tutto l’interesse a far riflettere l’immagine di due donne appassite dalla vita nello specchio deforme di una veracità caratteriale orgogliosamente esibita. Facendo della gelosia un dramma che vorrà consumarsi in fretta.
Immacolata e Concetta - L'altra gelosia
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Sì,decisamente hai scritto una cosa bella...è bello vedere scrivere da altri, e molto bene, quello che si prova...condivido ogni parola che hai espresso sull'argomento. Parlare di una complicità così femminile è difficile, difficile da rendere sul grande schermo e a parole. Ciao :)
Grazie per l'apprezzamento maghella. Se questo film non lo conosci te lo consiglio caldamente. Se ho imparto a conoscerti, credo che ti piacerà sicuramente, soprattutto per quella marcata "napoletanità" che lo pervade, carnale e ostinata. Ciao.
Il film l'ho visto tantissimo tempo fa...me lo hai ricordato tu con questa sequenza :) In certi casi il dialetto, tutti, rendono benissimo la parte carnale che intendi tu, diventa intimo, profondo...leva alcuni "filtri" che il lessico troppo pulito ha...Sottolinea meglio la sensibilità, il pensiero...Poi figurati ieri ho visto uno spettacolo di e con Gennaro Cannavacciulo...figurati. :)
Ua! Grande, peppe! ...perchè Salvatore Piscicelli era troppo in anticipo. Altrimenti, sì, oggi sarebbe seduto a capo dell'Academy....E il cinema, dunque, è anche frutto sei suoi tempi. Peccato che non si hanno notizie di Marcella Michelangeli. Si dice viva da barbona....ma non si sa bene dove....un caro saluto, amico mio!
Salvatore Piscicelli , a mio avviso, ha fatto almeno un altro grande film ("Regina", che avrei voglia di rivedere) e diversi buoni film. Ma questo esordio fu così sorprendente (Olivier Assayas, sui Cahier du Cinema, parlò di un "primo film ricco e consapevole di un autentico cineasta" )che a ragione si può parlare di aspettative in parte deluse. A proposito della Michelangeli (genovese se non ricordo male), se c'è un difetto nel film è quel suo dialetto masticato a fatica. Sempre buono Maurizio, onoratissimo della "vostra" amicizia. A risentirci.
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