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Fuori orario – due appuntamenti (notturni) da non perdere il13 e il 14 gennaio
di (spopola) 1726792 ultimo aggiornamento
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La notte di venerdì 13 gennaio Enrico Ghezzi la dedica interamente al cinema di un regista poco noto e altrettanto poco frequentato qui in Italia (ma davvero poco visto in ogni dove): Julio Bressane.

Occasione dunque da non perdere assolutamente:

 

si comincia con un “corto” 1975 (appena 8 minuti di provocatoria “visione”) più o meno intorno all’1,55 della notte (come si sa per Grezzi il rispetto dell’orario è un optional secondario e nemmeno tanto importante) con:

 

VIOLA CINESE

(“l’arte è conflitto, anormalità, dunque il cinema è erotico”)

 

che credo sia già  un buon avvio per addentrarsi nel provocatorio mondo del regista,

 

Si prosegue poi più o meno alle 2,00 con

 

 

L'agonia (1976)

di Júlio Bressane con Grande Otelo, Joel Barcellos, Maria Gladys, Wilson Grey, Sandra Pêra, Kleber Santos

 

L’AGONIA  (1975)

Una pellicola – ci ricorda Film Tv – piena di riferimenti coltissimi mescolati a ballate popolari e alla splendida voce di Maria Gladys, importante in compresa come poche altre che ebbe un destino difficile e molto contrastato “invisibilità” compresa, con la quale Bressane reinterpreta l’opera di Pessoa arricchendola di senso dell’umorismo pieno di etilica ironia.

All’interno del film  c’è anche un segmento di dieci minuti circa che rifà due splendide sequenze di Limite, capolavoro sperimentale degli anni ’30 di Mario Peixoto.

 

Alle 3,25 circa infine, la “galoppata  cinefila” in prima visione assoluta (televisivamente parlando) si conclude con:

 

 

Cinema Innocente (1980)

di Júlio Bressane con Júlio Bressane, Leovegildo Cordeiro, Nunes Pereira

 

CINEMA INNOCENTE (1980)

Parodia (ce lo ricorda ancora Film Tv) del reportage televisivo (il regista in veste di reporter, intervista Radar, montatore di centinaia di pornochanchadas, in una zona di Rio de Janeiro dedita alla prostituzione) che è anche una riflessione sulla censura con citazioni dal kinetoscopio di Edison e ancora da Pessoa. (“Il cinema innocente è il cinema pornografico. Servendomi di Pessoa ho fatto un documentario di finzione, di invenzione. Ho usato anche l’autoironia , il montatore mi tratta come se fossi un cineclubista e sbaglia il mio nome. Perché è un determinato cinema non può stare nella storia del cinema. Allora io ho fatto questo capovolgimento: cinema innocente”)

 

La nottata di sabato 14 gennaio Grezzi la dedica invece alla marginalità del manicomio e del carcere.

 

Piatto forte della serata (intorno alle 3,15):

 

 

Titicut Follies (1967)

di Frederick Wiseman

 

TITICUT FOLLIES (1967)

Durissimo documentario che Frederick Wiseman girò nel Massachusetts Correctional Insitution a Bridgewater, tra il 22 aprile e il 29 giugno del 1966 (una pellicola che per oltre 24 anni è stata sottoposta a forti restrizioni che ne vietavano la proiezione perché girato senza il consenso dei familiari dei pazienti). Ormai sdoganato definitivamente alla visione, non è comunque un titolo di facilissima acquisizione, e quindi va dato merito a grezzi per questa importantissima riproposizione.

 

Lo incorniciano all’1,55 circa:

 

 

Piano sul pianeta (malgrado tutto coraggio Francesco!) (2010)

di Fabrizio Ferraro

 

PIANO SUL PIANETA (MALGRADO TUTTO CORAGGIO FRANCESCO) (2010)

Documentario girato nel 2010 da Fabrizio Ferraro dedicato a Robert Flaherty e a un’idea di cinema partecipativo e necessario che attraverso l’antinarrazione racconta di una delle tante prigioni (esistenziali e rappresentative) in cui l’uomo rinchiude se stesso. Girato a Roma, al Manicomio S. Maria della Pietà, è – ce lo ricorda sempre Film Tv – un oggetto molto speciale, tra documentario e film di fantascienza dove l’avanguardia rompe per ricostruire ed è sempre un passo avanti.

 

E

 

 

Michele alla ricerca della felicità (1978)

 

MICHELE ALLA RICERCA DELLA FELICITA’ 

Documentario girato invece sul carcere  come luogo di umanità marginale, rinchiusa coattamente, dimenticata, da Alberto Grifi insieme a Guido Blumir (su commissione Rai) nel 1978, ma immediatamente censurato per i temi forti trattati: “ritratto disperato, devastante  pugno allo stomaco sulla condizione di carceri viste come fabbriche di suicidio”, un problema quanto mai attuale ancora oggi che lascia sconcertati per la colpevole inerzia di chi ci governa.

Entrambi i documentari (quelli di Ferraro e Grifi/Blumir) sono in prima visione televisiva.

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