Di fronte ad una persona affetta da autismo, si può essere in dubbio su dove vada collocato il centro dell’universo. Se in quella creatura, che vede tutto ruotare attorno a sé, oppure nella mente di Dio, la sola che possa vedere l’anima universale che accomuna noi e quell’essere apparentemente così diverso, nel modo di pensare e di relazionarsi con la realtà. Per noi, Amanda e Simon sono gli altri. Due adolescenti che guardano al mondo degli adulti senza potervi davvero fare parte. Che osservano l’amore, e forse segretamente lo desiderano, però non lo capiscono. Per Amanda si tratta di un gioco, che ha la forma di attività quotidiane condivise con la madre, e, ad un certo punto, assume la veste di un vicino simpatico che esce spesso per portare a spasso il cane. Per Simon è qualcosa di più serio: una ricerca scientifica, un sondaggio basato su 13 domande, il cui esito fornirà la fidanzata perfetta per il fratello Sam. Il sentimento è una tacita convenzione, che si stabilizza con la confortante ripetitività di certe presenze familiari e di determinate azioni abitudinarie. La consuetudine è certezza. E la certezza è vita. Un principio che è insito in quella malattia, ma che la regista statunitense Janet Grillo in Fly Away ed il regista svedese Andreas Öhman in Simple Simon riescono infine a mettere in discussione, attraverso le vicende dei loro personaggi. Una donna e un uomo che parlano di una ragazza e di un ragazzo alle prese con ciò che è ovunque, tranne che in loro. Entrambi sono tenaci osservatori: Amanda attraverso lo schermo del computer e del televisore, Simon dalla prospettiva immaginaria di una navicella spaziale sospesa nel cielo. Il resto del mondo è un insieme di cose da cui sono separati, che si possono vedere ma non toccare. E che possono solo accadere per loro conto, senza incidere sul corso delle loro vite. Tuttavia, i finali delle loro storie indicano che forse il cambiamento è possibile, anche se non porterà mai la piena libertà, e volare via resterà per sempre una frustrante utopia. Amanda e Simon non evaderebbero mai di loro spontanea volontà, perché per loro l’esterno è un concetto inesistente. Però, ad un certo punto, incontreranno qualcuno che avrà il coraggio e la pazienza di prenderli per mano per accompagnarli verso una porta socchiusa, da cui potranno non soltanto ammirare il panorama, ma anche e soprattutto respirare l’aria della vita vera. Per entrambi, l’ostacolo insormontabile è la drammatica diffidenza che provano per le persone, gli oggetti e le situazioni estranee. A scuola, Amanda si sente minacciata e diventa aggressiva. E Simon si rifiuta di uscire dal suo bidone di latta, se si sente circondato da un ambiente ostile. Per il resto del mondo, vogliono sì esistere, però mantenendo la distanza di sicurezza. Il regno di Amanda è la sua casa, il solo luogo in cui si senta a proprio agio. E Simon non sopporta di essere toccato. La sfida, per ciascuno di loro, è superare quel tabù che lo isola, sbarrando la strada alla scoperta del nuovo e alla piena conoscenza di sé. Respingendo il resto dell’umanità, Amanda e Simon rimangono indifferenti, in fondo, anche nei confronti di se stessi. La loro interiorità è, a sua volta, un territorio sconosciuto, al di sopra del quale vivono senza volervi penetrare. Sanno quale sia il loro ruolo, ma non sanno chi sono. Pensano e agiscono, ma senza riflettere sulle motivazioni. Le ragioni personali, i gusti individuali sono, del resto, parte di ciò che li rende unici, distinguendoli dagli altri: prendendone coscienza, sarebbero indotti ad un confronto inconcepibile. Le monadi, per definizione, non si relazionano tra loro, in alcun modo. Sono entità assolute, impermeabili ai condizionamenti ed alle connessioni logiche. Per poterle inserire nella caotica struttura del cosmo, bisogna fendere il loro robustissimo guscio. Lo si può fare solo in maniera crudele, con la forza, oppure con l’inganno, e mai in maniera indolore. Si può imporre un brusco e radicale distacco, come avviene per Amanda. Oppure trovare, astutamente, il punto debole della corazza, su cui è sufficiente appoggiare un dito per entrare e raggiungere il cuore.
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