E’ una Lancia Aurelia B24 quella che vediamo correre lungo le strade italiane agl’inizi dei “radiosi” anni sessanta, l'oggetto del desiderio di tanti giovani in rampa di lancio, simbolo di successo sociale e di un inestinguibile ottimismo per il futuro. Bruno Cortona ne è il proprietario, Roberto Mariani l’occasionale accompagnatore, due uomini che riflettono due modi diversi di rapportarsi con il mondo, figli della stessa Italia ma proprietari di diversi destini. Il caso li ha fatti incontrare in un’assolata Roma ferragostana, la simpatica esuberanza del primo e la passiva arrendevolezza del secondo sono servite a metterli vicini in una stessa auto e lungo la stessa rotta. In quell’auto non si sono solo due distinte personalità. In quell’auto ci sono la sicurezza facilona di chi sa di avere sempre la strada in discesa e l’insicurezza tipica di chi la propria strada ancora la deve trovare, l’arroganza menzognera degli arrampicatori sociali e la scomoda verità del sacrificio, la furbizia di chi ha sempre una scorciatoia a portata di mano e la rettitudine di chi ha la strada tracciata dal rispetto delle regole, il fascino ambiguo dell’eterno ragazzo e la monotona serietà del giovane maturo, la cialtroneria di chi ama sfidare il prossimo e la timidezza di chi preferisce rimanere nell’ombra, il rampantismo in erba dei “falliti” di successo e l’impegno costante del cittadino giudizioso, la fretta di tirare avanti a più non posso e la lentezza di guardarsi intorno. In quell’auto ci sono la presunzione spiccatamente borghese di chi crede di poter dirigere a piacimento il corso del proprio destino e l’aspirazione piccolo borghese di chi spera di conquistarsi il proprio posto al sole. Insomma, in quell’auto c’è una nazione intera, e lei ne assorbe tutti i caratteri seguendo il dolce richiamo dello spirito del tempo. Perché quell‘auto che tira avanti senza posa riflette tutta la voglia dell'Italia di farsi contagiare dal boom economico, incarna l’idea di paese ubriacato di speranze e dimentico di tutte le sue sciagure. Perché quella Lancia B24 che divora le distanze e mortifica il tempo va incontro al suo radioso futuro sorpassando quando e come vuole un passato che si ritiene non servire più. Un futuro pregno di ottimismo e di belle aspettative, ma anche gravido di spiacevoli inconvenienti se le leve del comando non vengono usate col dovuto rispetto della regole.
Il sorpasso (Dino Risi)
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