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Le Grazie della Furia - Yukari Ôshima e di come mi colpì
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Conobbi In the Line of Duty (aka Royal Warriors, 1986), insieme ad altri film del genere kung-fu/action girls, per una strana combinazione di eventi. Pochi anni prima, su una tv satellitare tedesca, senza capirne una parola, avevo visto un film di azione hongkonghese la cui protagonista mi sembrò una forza della natura. Non fu importante che non capissi i dialoghi, ho sempre letti i libri guardando solo le illustrazioni. Annotai il titolo, Born to Fight 4, ma le ricerche che seguirono furono vane, anche perchè questi film sono noti con molti titoli alternativi. Decisi però di ritrovare quel film, con caparbietà asinina - di certo Mosè fu meno costante nella ricerca della terra promessa - e il motivo, l'ho già detto, era ignobile. Ignobile? Più comune di quanto io creda, mi avvertì luisasalvi. Si può amare un film anche per la sola presenza di una attrice.

Lei aveva gli occhi a mandorla, era piccoletta, cattivissima, e soprattutto aveva quel caschetto di capelli corvini che mi intriga sempre. Quei capelli mi apparvero nel buio della notte, nella casa di campagna, quando i miei erano a dormire, ed io potevo quasi tranquillamente (quasi - avevo sempre l'orecchio teso al minimo rumore) godermi un buon film di kung-fu girls.

Avevo il terrore che mio padre mi scoprisse, ed io potessi perdere la mia dignità di persona seria e distinta che guarda solo vecchi western del 1940 (è serio, infatti, e distinto, guardare principalmente queste pellicole). Mi avrebbe seccato, perchè in cuor mio pensavo che solo un idiota potesse vedere simili film, e che mi sarei suicidato piuttosto che resistere alla vergogna di essere stato scoperto. Scherzo, è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago... ci tengo, alla pellaccia! Non tanto a quella degli altri, mi è particolarmente cara la mia.

 Anni dopo (vidi il film all'incirca nel periodo 1990-95) avvicinai internet. C'erano poche notizie, ma sfogliai tutti i siti di film d'azione con protagonista una donna, guardando tutte le figure e leggendo. Fu uno studio matto e disperatissimo. Dapprima, credetti di indentificarla in Michelle Yeoh (Michelle Khan) - fu così che conobbi la meravigliosa interprete di Wing Chun, The Heroic Trio e tanti altri immortali capolavori - e mi procurai tutti i dvd con lei, specie quelli dove aveva il caschetto (In the Line of Duty, Magnificent Warriors). Ma il film non era nessuno di quelli.

Michelle Yeoh in Magnificent Warriors (1987)

Ancora Michelle, all'epoca nota come Michelle Khan, come appare nelle copertine di due diverse edizioni dvd di Royal Warriors.

Michelle Yeoh nel trailer di Royal Warriors.

 

La bella, cattiva, autentica piccoletta coi capelli a caschetto che mi aveva colpito per il carattere non dei più docili - ma non selvaggia, bensì una Furia disciplinata - continuava a vivere nel ricordo, senza un contorno del viso preciso. Magari si trattava proprio di Michelle Yeoh in un altro film. 

Poi mi accorsi di Cynthia Khan, che ha i capelli neri a caschetto, è piccoletta, cattiva - una Furia - ha interpretato Kickboxers-I guerrieri del deserto (1992) accanto a Dale "Apollo"' Cook (che è come l'acqua nel vino, mi ci cresce di brutto - e qui sono d'accordo con Morandini che identifica in lei la vera ragion d'essere del film).

Cynthia Khan nella cover dvd di "In the Line of Duty V"

Ora mi pare impossibile di averle confuse, ma all'epoca mi apparvero tutte e tre molto simili.

Non ho mai fumato uno spinello, no, neanche una sigaretta. Ma ho visto un pò di film con Cynthia Khan, che è come farsi una dose, suppongo dagli effetti. Non ho mai amata la trasgressione: tutte le volte che ho trasgredito, ho maledetto il fatto che la cosa che mi spingeva a trasgredire non fosse lecita o simpaticamente accetta come niente fosse, perchè non esiste al mondo - ci scommetterei - una persona più conformista di me. Non riesco neppure ad annoiarmi, c'è sempre qualcosa che mi entusiasma, e suona strano alle mie orecchie sentire di persone "spinte dalla noia" a ricercare stimoli. Ma sarà poi quello, il motivo? Se alle volte ho trasgredito in modo grave, come mettermi a vedere un film di kung fu con protagonista una donna (se sono protagonisti gli uomini, non li vedo), era perchè mi piaceva più di quanto già non mi piacesse ascoltare Scarlatti suonato da Horowitz o leggere una avventura di Tex Willer. Magari non di più, ma in quel particolare momento.

Sebbene fosse piccoletta, cattiva e menasse botte da orbi, mi sorse il sospetto che non fosse neppure lei, Cynthia Khan, la ricercata. Vidi giusto. Alla fine incassai la taglia e riconsegnai a me stesso la ricercata, come ricompensa per averla trovata. Si trattava di Yukari Ôshima, l'autentica vera piccoletta coi capelli a caschetto corvini, forza della natura, per colpa (o merito) della quale mi ero un pò addentrato nel filone delle donne combattenti che fioriva ad Hong Kong. Il film era The Outlaw Brothers (Zui jia zei pai dang, 1990) (noto ai teteschi di Cermania col titolo riportato più sopra), e senza batter ciglio me lo procurai.

In realtà, già amavo i film di kung fu al femminile, il prototipo fu La geisha dalle mani d'acciaio (The Escape,1971) con una incontenibile Chia Ling aka Judy Lee. A rendere il tutto il mio sogno erotico mostruosissimamente proibito si aggiunse anche la voce della doppiatrice Germana Dominici, che aveva incantevolmente doppiate la Marchesa Yanus e una volta anche Jun nelle serie tv Il Grande Mazinga.

Non avevo però mai pensato di rivolgermi agli spacciatori. Se capitava il film, bene, ma andarmelo addirittura a procurare... fu forse proprio questa performance di Yukari Ôshima a convincermi che non ero tagliato per le cose serie, come invece mi piaceva pensare. Di giorno ci potevano stare le sonate di Scarlatti, ma quando rimanevo solo, alla notte, lontano da sguardi indiscreti, mi scoprivo come Bela Lugosi in The Bowery Nights, via le vestigia di distinto professore per scatenarmi in attività criminose.

Senza neanche accorgermene, avevo peccato oltre ogni limite. Sì, Peccai. Tradii la Ôshima... non mi dispiacquero (sbavavo!) queste altre attrici, dico Michelle Yeoh e Cynthia Khan, specie nel finale di Royal Warriors, dove Michelle appare come piace a me, e in Kickboxers - i guerrieri del deserto, dove Cynthia Khan è da delirio.

Faceva la difficile, Michelle, con semplicità tutta hongkonghese (mi immagino che ci sia questa semplicità, ad Hong Kong, me lo immaginai guardando un dvd dove Anita Mui canta dal vivo Woman's Heart, camminando fra il pubblico dal quale si sporge - semplicemente - una ragazzina) col povero Michael Wong che la riempiva invano di mazzi di fiori, in Royal Warriors. Mi piace che l'ultimo mazzo le arrivi postumo. Dopo che lui decide di tagliare la corda con la quale l'ultimo dei quattro guerriglieri l'ha appeso a testa in giù in cima ad un palazzo, per non farla finire nelle mani dell'assassino. Torna a casa, e suonano alla porta: è il fattorino, con l'ultimo mazzo di fiori ordinato poco prima di morire. Mi piace molto, su di me funziona sempre, questa cronologia di avvenimenti secondo la quale è solo postuma la rivelazione di un sentimento non pienamente riconosciuto in precedenza. Sarà banale, ma lo adoro.  Ha come il potere di rigettarmi a me stesso, dopo avermi fatto sbilanciare.

 Ma ecco che sto divagando, è ora di smetterla, all'improvisa. Ho intitolato questo breve aneddoto Le Sette Grazie, come introduzione personale a sette o più post post su altrettante attrici che hanno reso il kung fu un atto di grazia, ma fin'ora ne ho nominate soltanto tre, una quarta di sfuggita. Per la verità, le Grazie sono più di sette, ma sette è un bel numero, profuma di mitologico. 

Le Nove Grazie della Furia...profumerebbe di sinfonico: Beethoven, Bruckner, Mahler. Semmai cambierò il titolo. E se poi uscisse che le Grazie sono più di nove? C'è sempre tempo, vedremo, le Ventuno Grazie della Furia, come le Sonate per piano di Schubert. E così via, vedremo di cosa profumerà il numero delle Grazie. Col tempo, vedrò di parlare un pò più diffusamente di tutte le Sette Grazie, è meglio che far ascoltare i miei racconti sulle mie trasgressioni. Ma ho voluto dire di come una di loro mi colpì. 

Non sono neanche d'accordo con me stesso: Yukari Ôshima  può rientrare nel novero delle Grazie della Furia scolpite dagli artisti di Hong Kong e di Taiwan? Non spetterebbe soltanto alle attrici-ballerine come Cheng Pei-Pei o Chia Ling (ecco, ho nominato anche la quinta), che non usavano le pistole o agivano nei cupi scenari delle metropoli, ma soltanto le mani e la spada, agivano in mezzo ai boschi ed erano più morbide nei movimenti? Forse, ma escludere Yukari Ôshima non me lo sarei mai perdonato, scorgo della Grazia in quel suo sguardo spesso severo. Una Grazia decisa. Eppoi, esordì con la spada in pugno, fu in Millionaire's Express (1986), del quale ci parla in un altro post.  Meglio - molto meglio che raccontare aneddoti della mia vita privata - dare la parola a Yukari Ôshima, piuttosto, la Prima Grazia, che ci racconta di sè in prima persona.

Sarà materia dei due post successivi, Le Sette Grazie della Furia: Yukari Ôshima, parte 1 e  Le Sette Grazie della Furia: Yukari Ôshima, parte 2. Anche di uno ulteriore, che riporti magari la filmografia completa dell'attrice.

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