C’è quella sul cortile. E c’è quella di fronte. La finestra è il riquadro da cui noi assistiamo al vasto spettacolo del mondo, e da cui, viceversa, il mondo sbircia dentro le nostre circoscritte intimità. Un obiettivo che in una direzione ingrandisce, e nell’altra rimpicciolisce. Il veicolo ideale della curiosità e dell’indiscrezione, che il cinema utilizza in entrambi i modi, abbracciando in una sola schermata il senso di importanti eventi storici, oppure ingigantendo trascurabili dettagli di singole, anonime vite. Innumerevoli sono i film, anche famosi, che hanno voluto rendere onore a questo fondamentale strumento d’arte e di gioco, portandolo davanti all’obiettivo, fino a farne l’esplicito protagonista di una storia che prende forma, e si fa conoscere, proprio perché viene guardata da una specifica prospettiva umana, da fuori verso dentro, o da dentro verso fuori. Tuttavia, nelle riflessioni comparative che stanno alla base di questa rubrica, gli esempi sono, volutamente, sempre poco appariscenti, quasi invisibili, spesso provenienti da terre lontane. Come l’America del Sud. Dove, nel Cile della dittatura militare, due ragazzi di tredici e sedici anni si amano fisicamente, però a distanza, attraverso le finestre dello loro stanze. E dove, in Patagonia, nell’estremo lembo dell’Argentina, un uomo ultraottantenne e malato vede dal letto il paesaggio che si estende oltre la sua finestra, e decide di andarlo ad esplorare. Per i giovani e gli anziani, la finestra è l’origine di una voglia di (ri)scoperta; è in tutti i sensi, una messaggera della vita. Nel cortometraggio Blokes (2010), è lo spioncino di un peepshow erotico, attraverso il quale i due adolescenti Lucho e Manuel iniziano a comprendere chi sono, e quali sensazioni sono in grado di provare e condividere. In La ventana (2008), è, invece, il richiamo vivo della memoria, che apre scorci di speranza nel buio del dolore e della solitudine; e fa ricordare, al vecchio scrittore Antonio Romero, chi era. Le finestre sono due in entrambe le storie: nella prima, sono due infissi speculari, che si affacciano uno sull’altro dai lati opposti della strada, nella seconda sono, invece, rispettivamente, la cornice di legno che inquadra una visione reale, e quello spiraglio mentale che ritaglia, nel sogno, uno scorcio del tempo che fu, e che forse è pura fantasia. Lucho e Manuel si guardano mentre i loro corpi sono impegnati nelle stesse pratiche amorose; Antonio ha, per contro, l’animo diviso tra il desiderio di uscire, verso la rassicurante luminosità del presente, della bella stagione, del sole caldo, dei prati in fiore, e la vaga nostalgia di un passato in bianco e nero, che, però, chiede di essere esaminato attentamente, verificato, ricostruito. L’oltre, come la finestra, ha sempre due facce. Sono quelle della trasparenza del vetro, che ci consentono di guardare anche ciò da cui siamo separati, e di essere, nello stesso tempo, a nostra volta, guardati. E sono anche le due facce che si rivolgono l’una verso la percezione sensibile, l’altra verso l’immaginazione creativa, verso la razionalità e la follia, verso la concretezza e l’astrazione. Questa duplicità ci riguarda tutti, e ci vede coinvolti tutti i giorni, mentre ci muoviamo lungo le strade delle nostre città o restiamo al chiuso a dormire, a lavorare, ad amare, a pensare. Ovunque, intorno a noi, c’è l’altro da noi, che scorgiamo attraverso il filtro traslucido della soggettività: la nostra e la sua. Una barriera asimmetrica, che distingue, in entrambi i percorsi, tra l’osservatore e l’osservato. Come due individui che si studiano, si attraggono, si respingono reciprocamente. O anche una persona e un concetto che si fronteggiano in un duello interiore. O, ancora, due idee alternative che interagiscono, nella loro flessibile immaterialità, intrecciando il complesso arabesco di un dilemma. Finestra è la visione indiretta che allarga il nostro orizzonte, arricchendolo con ciò che è diverso, estraneo, non immediatamente alla nostra portata. E che, come il cinema, ci dimostra che guardare fuori è un’operazione fondamentale, indispensabile, la quale, se effettuata, con libertà e coscienza, può diventare un’immensa opportunità di crescita.
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