Negli ultimi tempi nel parlare di Angelina Jolie si corre il rischio di finire prigionieri delle cronache dei settimanali di gossip, pronti a gridare l'ultimo vezzo della più sregolata attrice di Hollywood o a rigirare il coltello nella piaga con le dichiarazioni "castranti" nei confronti del maritino belloccio Brad Pitt o con le frecciatine al veleno nei confronti della di lui ex moglie Jennifer Aniston, o delle curiosità da mensili femminili, arguti nel raccontare per filo e per segno la rigida dieta da 600 calorie (al limite dell'anoressia) a cui la già filiforme Angelina si sottomette, relegando in secondo piano la sua attività artistica.
In un anno non particolarmente felice per la sua carriera da attrice premio Oscar (a torto o a ragione?), con due film in cui la Jolie non faceva altro che prodigarsi in sfilate non sense di bellezza e di arti marziali dietro al paravento del film d'autore (The Tourist e Salt vi dicono nulla?), la wonder woman dagli occhi giganteschi ha trovato il tempo di dedicarsi alla sua prima regia cinematografica che, udite udite, profuma già di candidatura all'Oscar sebbene il film uscirà nelle sale statunitensi solo il prossimo 23 dicembre con una distribuzione limitata ma all'uopo per meritare le attenzioni dell'Academy.
A far da cassa risonanza alla pellicola è il tema che la Jolie ha deciso di trattare senza ricorrere ad addolcimenti di alcun genere. In the Land of Blood and Honey - questo è il titolo scelto - racconta infatti delle conseguenze che la guerra può generare negli animi umani. E, girando tra la Bosnia, la Repubblica Ceca e l'Ungheria, la scelta non poteva ricadere che sulla guerra che nei primi anni Novanta ha devastato la regione dei Balcani, a seguito della caduta del regime comunista dell'ex Jugoslavia. Descrivendo l'evoluzione dell'amore tra il soldato serbo Danijel e la donna bosniaca Ajla, un tempo amanti e con lo scoppio del conflitto guardia e prigioniera, si coglie lo spunto per tratteggiare una netta linea di divisione tra quello che era lo status quo della Jugoslavia prima della guerra e il nuovo assetto geopolitico di tutta la nazione, smembratasi in diversi Stati e staterelli che per molto tempo hanno rappresentato il più complicato rebus da risolvere per le Nazioni Unite, non sempre impegnate nello ristabilire l'ordine e la pace.
In the Land of Blood and Honey (2011)
di Angelina Jolie con Zana Marjanovic, Goran Kostic, Rade Serbedzija, Nikola Djuricko, Branko Djuric, Dolya Gavanski, Jasna Beri, Goran Jevtic, Levente Törköly, Boris Ler
Lungi dal recensire un film ancora non visto, colgo però l'occasione di condividere con voi le prime immagini di girato che seguono di circa un mese la diffusione di un curatissimo trailer, in cui già si intravedevano la cura maniacale della regia nei confronti della ricostruzione dei dettagli, l'attenzione verso i luoghi scelti come location e la straordinaria fotografia che rendeva vivida ogni inquadratura. Per la prima volta, infatti, grazie al blog Collider possiamo vedere tre scene che riunite in un unico video mostrano le qualità degli interpreti Goran Kostic e Zara Marjanovic, due quasi emeriti sconosciuti chiamati a una doppia prova recitativa - hanno infatti girato prima in inglese per la fruizione del film nei mercati internazionali e poi in serbo-bosniaco per rendere più credibile il tutto - che non lascia indifferenti.
Stupito dalle doti mostrate come regista dalla Jolie in pochissimi frammenti, se il film manterrà le premesse, mi chiedo su quale attrice abbatterò la mia scure critica in futuro... Tu, quoque, Angelina, mater pandae?
Intanto, è notizia di oggi che il giornalista e scrittore croato Josip J. Knezevic (James J. Braddock) ha accusato l'attrice di aver plagiato il suo pezzo The Soul Shattering per la sceneggiatura del film, rivolgendosi a un tribunale per far valere i suoi diritti. Chi avrà ragione?
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