
La folla avanza furente. Le persone che la compongono sembrano muoversi come degli automi che agiscono esclusivamente a comando, come sospinti da una forza arcana contro chissà quale astratto obiettivo. Arrivano e si sparpagliano all’interno di un ospedale e nel luogo deputato alla salute pubblica danno pubblica dimostrazione dell’umana brutalità degli istinti. Si muovono e distruggono con disordinata armonia, senza alcun motivo apparente, se non quello di volersi consegnare soddisfatti al fascino poderoso della violenza istintiva, di rendersi partecipi attivi della più generale degradazione del mondo, di approssimarsi all’inizio della fine con la consapevolezza certa di aver offerto un contributo alla causa. Si, perché la sensazione che si ricava dall’atmosfera tetra che aleggia nell’aria è che tutto questo incedere poderoso venga a corollario della certezza ormai acquisita di essere giunti sull’orlo di un baratro senza fine, che le forme di un’altra Apocalisse non possono che rinvenirsi nell’assoluta perdita di coordinate etiche e sociali. Ma come capita per ogni certezza generalmente percepita e passivamente accettata, può bastare la forza evocativa di un ricordo ben conservato tra le pieghe sacrali di una memoria collettiva per poterla mettere in crisi. Chi è quell’anziano signore nudo e scheletrico che in un attimo arresta la furia distruttrice della folla ? Che cos’è quella forza avvolta in una luce abbagliante che la spinge a ritirarsi in buon ordine ? Forse è la reincarnazione “moderna” di un nuovo Nazareno o un avanzo dell'olocausto. Oppure la consapevolezza di trovarsi di fronte ad un dolore reale e non soltanto percepito, una paura fatta di carne e non di sensazioni, un qualcosa di tragico e concreto insieme, capace di insinuare la compassione in mezzo a tanta miseria e la pietà in animi carichi di rancore. Janos Valuska è li, rimane una presenza costantemente nell’ombra, osserva e non reagisce, mantenendo una purezza di spirito appena scalfita dalla tragedia che incombe. Lui è l’ unico che rimane attratto dall’ enorme Balena arrivata a bordo di un misterioso container, a scorgervi la maestosa potenza del creato quanto tutti l’hanno eletta a fonte principale delle pubbliche paure. Janos Valuska crede ancora in una ritrovata armonia tra le cose del mondo, è l’ultimo ad arrendersi allo stato di generale abbandono ed è l’unico che spera nella ricostruzione dopo la rovina.
Le armonie di Werckmeister (Bela Tarr)
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Pensa che Tarr solo dopo dieci anni dall'idea iniziale e solo vedendo a Berlino Lars Rudolph decise di iniziare le riprese, disse "questo é Valuska!". Sono all'ultima tappa del mio lavoro su Tarr proprio con Werkmeister e stavolta qui trovo rimandi alla storia di quel paese e di tante tappe della sua storia tremenda molto piú espliciti che negli altri film, Valuska nella scena finale su quel letto di un ospedale psichiatrico, il vecchio nell'ospizio, la mattanza, mi hanno fatto pensare a Pasolini, Neri inverni d'Ungheria...Ciao
Buon lavoro allora. A risentirci.
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