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148 Stefano, i mostri dell'inerzia: La storia di Stefano Cucchi
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Io la storia di Stefano Cucchi me la ricordo molto bene. Era l'ottobre 2009 e dalla tv sentivo parlare di un mio coetaneo, morto sei giorni dopo essere stato arrestato. Pesava poco più di 40 chili, l'allora ministro della Giustizia disse che le cause erano da ricercare nella droga e nell'anoressia...

 

Qualche giorno dopo, invece, la sorella Ilaria mostrava al mondo come fosse martoriato il corpo della 148ª vittima del sistema penitenziario italiano e vi posso assicurare che né la droga - per conoscenza indiretta - né l'anoressia - per viverla direttamente - provocano quei lividi, quelle tumefazioni. C'è tuttora in corso un processo per capire cosa sia realmente successo prima al carcere di Rebibbia e poi all'Ospedale Pertini ma Giancarlo Castelli, autore del soggetto, e Maurizio Cartolano, autore del soggetto e regista, ci raccontano quello che ancora nessuno ci ha fatto vedere: chi era veramente Stefano. Lo fanno ripercorrendo il dramma di quei giorni, dando la parola alla Ilaria e al padre,ma anche mostrandoci alcuni filmini privati di famiglia: un ragazzo come tanti altri, che ride, scherza e vive...

 

 

Il risultato di questo lavoro sarà mostrato oggi al Festival di Roma, per gli Eventi Speciali, alle 20:30 in Sala Petrassi, per poi uscire in dvd a fine novembre con Il Fatto Quotidiano. 148 Stefano, i mostri dell'inerzia, prodotto da Gruppo Ambra, è sostenuto da Articolo 21 e Amnesty International.

 

Il 15 ottobre 2009 Stefano Cucchi viene arrestato per droga dai carabinieri al parco degli Acquedotti di Cinecittà a Roma.
I carabinieri dalla caserma di Capannelle, quella sera stessa, insieme a Stefano Cucchi, vanno a perquisire la casa dei genitori, a Torpignattara e i genitori lo vedono in ottime condizioni di salute. Passa la notte a Capannelle e alle 4.00 lo trasferiscono in una caserma a Tor Sapienza. Alle 5.00 viene chiamato il 118 perché il ragazzo si sente male: l’infermiere del 118 non riesce a visitare
Stefano che pare abbia ecchimosi sotto gli occhi.
Il 16 ottobre 2009 viene portato in Tribunale per la convalida dell’arresto. Uno dei carabinieri che loaccompagna riferirà al giudice di avere visto già da quel momento segni sulla faccia del ragazzo.
Viene portato in aula dove il padre vede subito che il figlio ha la faccia gonfia. Il giudice non concede gli arresti domiciliari. Stefano non sta bene. Viene chiamato anche un medico del tribunale a cui dice di avere dolori alla schiena. Il medico vede le ecchimosi. Viene portato a Regina Coeli. Il medico di turno del carcere, Rolando Degli Angioli, dopo averlo visitato, si accorge subito della gravità della situazione. Dispone il ricovero all’ ospedale Fatebenefratelli. Firma la richiesta alle 15.45 ma viene portato in ospedale dopo le 19.00. Al Fatebefratelli gli riscontrano la frattura di due vertebre. Lui, firma l’uscita per tornare in carcere.
Il 17 ottobre 2009, peggiorate le sue condizioni, viene portato di nuovo al Fatebenefratelli. Confermata della diagnosi, viene trasferito al reparto penitenziario dell’ospedale Pertini, non è idoneo per patologie acute come quelle di Stefano Cucchi.
I sanitari del Pertini non lo accettano chiedendo che la responsabilità del ricovero se la assuma un dirigente dell’amministrazione penitenziaria.
Viene chiamato il dottor Marchiandi, il quale va di corsa al Pertini dove il medico di turno, per accettare il ragazzo, sottopone un documento che firma in cui c’è scritto che Stefano Cucchi sta bene, e non c’è nessuna patologia grave..
I familiari per avere notizie sullo stato di salute del figlio cominciano una trafila burocratica impeditagli dalle differenti informazioni fornite sia dagli agenti che sono all’ingresso del Reparto sia dal personale sanitario.
Il 22 ottobre 2009, dopo 6 giorni in cui i familiari non hanno ancora notizie sul motivo del ricovero del figlio, un carabiniere notifica alla famiglia di nominare un perito di parte per l’autopsia.

Stefano è morto.

Il 22 ottobre 2009 Stefano Cucchi muore a 31 anni, in circostanze tuttora da accertare, nel Reparto di Medicina Protetta dell’Ospedale Sandro Pertini di Roma 6 giorni dopo il suo arresto.
Negli ultimi sei giorni della sua breve vita gli sono stati negati tutti i diritti.
Il documentario è un tentativo di fare della vicenda Cucchi un atto di denuncia ampliando, alla luce dello sviluppo delle indagini e del tempo, una nuova e rivelatrice riflessione umana. La denuncia prende forma nel racconto, attraverso la forma legalista della richiesta di verità e giustizia, dichiarata dalle numerose e diverse testimonianze che nel documentario si susseguono. Soprattutto quelle della famiglia Cucchi.
Stefano Cucchi è morto “di carcere”. Nel mese di ottobre 2009, quando i fatti sono avvenuti, nei penitenziari italiani erano già morte 147 persone. Stefano Cucchi è stata la 148ª persona.

A dicembre diventeranno 177. La maggior parte sono giovani. Un’incidenza impressionante per un paese democratico e civile a cui oggi non pare esserci soluzione.

 

 

 

 

 

148 Stefano Mostri dell’inerzia, è un documentario ad argomento sociale, di sessanta minuti che unisce elementi di linguaggio visivo tradizionale ad altri non convenzionali.
Le riprese dei testimoni narranti, e degli spazi urbani della città di Roma, dove i fatti sono avvenuti, sono alternati a drammatizzazioni ricostruite con la tecnica del rotoscoping, della videografica e con l’ausilio di voci fuori campo che diventano un tappeto sonoro alle visualizzazioni. L’uso dell’animazione, ricostruisce alcuni momenti, i principali, degli ultimi giorni della vita di Stefano dall’arresto fino alla sua morte, suggestionando con la sua figurata ‘irrealtà’ di bianchi, neri e rossi un irrinunciabile rispetto della sua immagine nella tragedia.
La storia della morte di Stefano, viene rappresentata con una struttura narrativa ad incastro, dove diversi temi fattuali vengono narrati spontaneamente senza la proposta di domande in ‘campo’, in un tempo rappresentabile idealmente in un ascolto diretto del testimone-spettatore; come un incontro personale e frontale con chi ha vissuto quel tempo e che durante la visione sta ripercorrendo i momenti della storia, per offrirli ad un ascoltatore confidenziale. L’utilizzo del primo e del primissimo piano, sono caratterizzanti la lettura principale della narrazione, per portare lo spettatore quanto più vicino all’emotività ed agli occhi dei testimoni. Le settanta brevi sequenze che completano il racconto sono raccordate in soluzioni audio e video che alternano lo stacco netto alle dissolvenze-assolvenze a nero, insieme ad accompagnamenti musicali originali. La telecamera alterna riprese statiche in grado di offrire maggiore concentrazione verso l’ascolto, ad altre effettuate a ‘mano’, simili ad una reale soggettiva e capaci di veicolare uno sguardo emozionale che riporti lo spettatore nel reale spazio profilmico.
Mi sono posto di visualizzare la storia come testimone tra i testimoni, ricostruendo in montaggio, come in un mosaico narrante, alcuni dei molti aspetti della vicenda di Stefano Cucchi che, partendo dal racconto umano di uno, sfortunato, giovane di Tor Pignattara, viaggiando attraverso i momenti principali delle vicende dei due processi, degli ospedali e del carcere, giungono ad evidenziare le forti incongruenze nelle quali la morte di Stefano è divenuta il ‘tragico evento’ di cui lo Stato italiano deve responsabilmente rispondere.

Vorrei che questo accadesse insieme al giudizio, qualunque esso sia, dello spettatore.

Maurizio Cartolano

 

 

 

 

Scrivo questa denuncia, consapevole che un giorno le mie parole potrebbero perdersi tra le tante scritte, dette, cantate e spese in memoria di Stefano Cucchi, come, potrebbero diventare una piccola testimonianza di uno dei tanti momenti bui che il mio paese sta attraversando.
Fondamentalmente scrivo questa denuncia perché nonostante tutto, credo che un giorno mio figlio potrà crescere in un posto migliore di quello in cui io sto facendo fatica a capire tante cose.... scrivo questa denuncia con la coscienza di un padre.

a Stefano

Fabrizio Moro, autore della canzone "Fermi con le mani"


 

 

 

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