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Oggi a Roma, L'illazione: il film di Lelio Luttazzi contro i giudici - Stasera su Rai 5
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Sarà presentato per la prima volta oggi pomeriggio alle 17:30 al Teatro Studio per gli Eventi Speciali del Festival di Roma e andrà in onda stasera alle 21:30 su Rai 5, preceduto dal documentario Il giovanotto matto di Pupi Avati alle 20:15. Si tratta dell'unico film scritto, diretto e interpretato da Lelio Luttazzi: L'illazione.

Avrebbe dovuto essere il primo episodio di un telefilm ma la Rai degli Anni Settanta non era ancora pronta (quando lo sarà?) a prendere una posizione contro i poteri forti (in questo caso la magistratura) e non se ne fece più nulla, tanto che per anni si è creduto che il girato fosse andato perso.

La copia del film, ritrovata negli archivi della Rai, è stata restaurata grazie al sostegno di Rai5 e con la supervisione di Cesare Bastelli. La pellicola è stata scannerizzata fotogramma per fotogramma e sono state ricostruite le porzioni di colore mancanti, mantenendo quelle forti dominanti di giallo, verde, blu e viola che caratterizzano i momenti più onirici del film.

 

 

Almeno all’inizio, un avverbio sembra qualificare più d’ogni altro questo film ed è “apparentemente”.

Apparentemente potrebbe essere un film intimista che racconta di rapporti interpersonali, del lento consumarsi di emozioni entro quel rituale che è la vita.

Un gruppo di persone, tra cui un giudice, riunite in una villa di campagna. Attraverso apparentemente innocenti e amichevoli chiacchiere formali davanti a un bicchiere di vino, il giudice, ambiguo e spietato, imbastisce un processo kafkiano ad uno di loro, che nel film è l’unico personaggio che non ha neppure una battuta.

Vittima o assassino? Innocente o colpevole? Giustizia o ingiustizia?

È un film di dialoghi, di atmosfere, con una parte un po’ onirica. È figlio del suo tempo e risente quindi un po’ del clima e delle mode di quegli anni.

 

 

 

Il film narra di un giudice che, trascinato dalla moglie che amerebbe vivere in campagna, si reca alle porte di Roma per vedere un terreno in vendita. Decio, il proprietario del terreno e la sua compagna Paola invitano con l’occasione il giudice e la moglie ad unirsi ad una cena che hanno organizzato con due amici, una coppia, nella loro casa di campagna attigua al terreno.

I sei personaggi finiranno per trascorrere tutta la notte in salotto, accanto al caminetto.

Tra giochi di società, bicchieri di vino, amichevoli e formali chiacchiere si dipana tra di loro una sottile trama di relazioni conflittuali.

Decio è uno scrittore anticonformista e ironico, la sua giovane compagna teorizza l’amore libero e privo di gelosie, il giudice si pone invece come ambiguo paladino dell’ordine costituito. La coppia amica di Decio e Paola è reduce da un grave lutto: la perdita del figlioletto nato deforme. Inoltre, Lorenzo, il padre, è perseguitato da misteriose lettere anonime che l’hanno gettato in una profonda depressione, tanto che per tutta la durata della storia non pronuncerà una parola.

Decio intercede per l’amico e chiede consiglio al giudice circa il da farsi in questi casi. Il magistrato, forse per deformazione professionale, forse per cinismo, imbastisce in un balletto di sospetti, una specie di pacato ma crudele gioco processuale in cui le vittime si trasformano in immaginari colpevoli e in cui tutti sono costretti a calarsi, tra il sogno e la visione, in una serie di “flash back” monocromatici che ricostruiscono le supposizioni di reato.

L’alba arriverà a scolorire (forse) i sospetti e le illazioni. Ma non sarà un lieto fine.

 

 

 

 

Era il 1978. Da quasi tre anni convivevo con Lelio. Abitavamo in una casetta deliziosa a Montefalasco località sopra Prima Porta. A circa mezz’ora da Roma. La proprietà della “Casa Rossa” così battezzata da Lelio era del Conte Carlo Sili marito di Barbara diventati amici e vicini di casa. In quell’anno la figlia di Carlo si sarebbe sposata e dunque avremmo dovuto riconsegnare la “Casa Rossa” al proprietario.

Ci mettemmo in cerca di una nuova casa e girovagando nei dintorni di Fregene scoprimmo un luogo magico: Ceri. Una rocca abbarbicata sopra uno sperone di tufo. Sembrava di entrare in una favola. Arrivammo all’imbrunire. Ci innamorammo immediatamente di quel posto incantato. Ricordo che nel salire la rampa che portava alla rocca, i lampioncini ai lati della strada iniziavano timidamente ad illuminarsi di una luce calda ed accogliente. Cenammo in una piazzetta che pareva costruita appositamente per un set cinematografico. Tutto aveva l’aria di un po’ finto e irreale tanto era originale. Ci trovammo in pieno medioevo. Era in vendita la “Casetta dell’orologio”. Perdemmo la testa e la comperammo.

Dunque dovevo occuparmi del trasloco e fu proprio grazie a quel trasloco che nella stalla della “ Casa Rossa” trovai una scatola di latta rotonda contenente una pellicola cinematografica.

Domandai a Lelio e lui mi spiegò: “ è una cosa di qualche anno fa, un film: “L’Illazione.”

L’ho scritto, girato ed interpretato ma non se ne è mai parlato perché è una storia contro un giudice”. Non andai oltre. Intuii. Feci finta di niente ma portai a Ceri quella pellicola.

Dopo qualche tempo feci riversare il film su una cassetta VHS. Ero curiosa e volevo vederlo.

Mi parve un lavoro interessante. Ne parlai con Lelio ma non volle rivederlo. “Mi fa male, troppo male”, ricordo che alzò il tono della sua voce (non succedeva mai) “ Lo sai che cosa mi ricorda.. non parlarmene più”.

Non ne parlai più.

Il 22 ottobre 2010 nasce la Fondazione Lelio Luttazzi voluta da me per continuare ad occuparmi di Lelio come avevo fatto per 36 anni e per sopravvivere ad un dolore inaccettabile, devastante. Per prima cosa decisi di ordinare e catalogare tutto l’archivio musicale, letterario e cinematografico di Lelio.

Fu così che tirai fuori “L’Illazione”, la feci vedere ad un amico critico cinematografico e lui mi spronò assolutamente a fare qualcosa perché il film di Lelio lo meritava.

Così andarono le cose e adesso sono felice di avere l’occasione di farlo vedere questo film, all’interno di un importante Festival: Il Festival Internazionale del Film di Roma 2011.

Rossana Luttazzi

 

 

 

 

 

LELIO LUTTAZZI

 

A Trieste il 27 aprile 1923 nasce – da Sidonia Semani e Mario Luttazzi – Lelio Luttazzi.

Frequenta le elementari a Prosecco a pochi chilometri da Trieste, dove la mamma è maestra elementare. E’ a Prosecco che prende le prime lezioni di pianoforte dal Parroco Don Crisman.

Ritorna a Trieste e si iscrive al Liceo Petrarca. Instaura una grande amicizia con un suo compagno di classe Sergio Fonda Savio, il nipote di Italo Svevo.

All’Università studia Lettere. In quel periodo partecipa con altri studenti ad uno spettacolo al Teatro Rossetti nel quale si esibisce al pianoforte ed accompagna Ernesto Bonino (allora uno dei cantanti più in voga) che gli chiede di scrivere una canzone per lui. Ci prova e scrive un fox-trottino intitolato “Il Giovanotto Matto” appuntandone il testo, in verde, sul libro di diritto privato, il famoso Barassi. Spedisce il tutto a Bonino.

Terminata la guerra, apprende dalla SIAE che con i diritti di autore ha guadagnato 350.000 lire d’allora. Decide di fare il musicista.

 

 

 

Nel 1948 si trasferisce a Milano e inizia a incidere centinaia di dischi per la CGD (Compagnia Generale del Disco) insieme a Teddy Reno. Pubblica con le “Messaggerie Musicali” canzoni di grande successo. Da Troppo Tardi a Muleta mia, da Vecchia America a Souvenir d’Italie, da Quando una ragazza a New Orleans a Una Zebra a pois e poi El can de Trieste, Mia vecchia Broadway, Ritorno a Trieste, Il favoloso Gershwin, Chiedimi tutto, Canto anche se sono stonato, Legata ad uno scoglio, Mi piaci, Bum ahi che colpo di luna e tantissime altre.

Nel 1950 a Torino dirige l’orchestra della Rai, inventando uno stile nuovo per l’Italia: l’orchestra d’archi ritmica.

Insieme a Gorni Kramer realizza una trasmissione con due orchestre dal titolo “Nati per la Musica”.

Con Mike Buongiorno dallo studio di via Asiago in Roma, realizza una serie lunghissima di trasmissioni dal titolo “Punto Interrogativo” nelle quali inventa “Il Motivo In Maschera”.

Altre trasmissioni per la Radio: Studio L chiama X, Gioco di dama, Il disco magico, Fiore all’occhiello, Seconda serata, rosso e nero, Musica insieme, Musica in vacanza, Music hall, Nostalgia del jazz, Programmissimo, Parliamo di Film, Trent’anni di swing, Gran Varietà, Dieci ma non li dimostra.

Dal 1967 per un decennio, ogni venerdì, da Via Asiago in Roma presenta in diretta la famosissima “Hit PARADE”.

Intanto scrive colonne sonore per film. Ne ricordiamo alcuni: Risate di Gioia, Le bellissime gambe di Sabrina, Souvenir D’Italie, Totò Peppino e la Malafemmina, Totò Lascia o Raddoppia, Promesse di Marinaio, Sua altezza ha detto no, Peppino le modelle e chella llà, La Presidentessa, Di che segno sei, Bluff, Venezia la luna e tu.

Scrive interventi musicali in: La Ragazza con la valigia, Detenuto in attesa di giudizio, Rocco e i suoi fratelli ect.

Scrive commedie musicali per: Macario, Dapporto, Tognazzi, Vianello, Elena Giusti.

In televisione: Doppia Coppia con Sylvie Vartan, Strudio Uno con Mina, Giardino d’inverno con le Kessler, Il paroliere questo sconosciuto con Raffaella Carrà, Ieri e Oggi, Teatro 10, Giochiamo agli anni ’30, Una serie i puntate al pianoforte suonando musiche da film, Un Due Tre, La Trottola, Strettamente musicale, Solo contro tutti, sentimentale, Arrivano i nostri, Biblioteca di Studio Uno, Girotondo show, Gala della canzone, Vengo anch’io, I Parolieri, Musica da sera, Cipria, Festa di Compleanno.

Intanto come attore partecipa al film di Michelangelo Antonioni “L’Avventura”, al film di Dino Risi “L’Ombrellone”, e ad altri in parti minori.

Nel 1982 scrive la musica della sigla per la trasmissione televisiva “Cipria” presentata da Enzo Tortora e partecipa ad ogni puntata suonando in trio.

Nel 1991 per Telemontecarlo insieme a Gigliola Cinquetti prende parte al programma “Festa di Compleanno” suonando ogni sera in trio una fantasia di autori che ha sempre amato: Cole Porter, George Gershwin, Carmichael, Jerome Kern, Irving Berlin, ect.

Il suo grande amore: il jazz. Ha tredici anni quando per la prima volta ascolta “After you’ve gone” cantata da Louis Armstrong e rimane folgorata dalla musica swing.

Indimenticabili i suoi concerti in trio in giro per l’Italia.

Nel 2001 lascia Ceri (Borgo Medievale) per tornare a Roma in Trastevere con la moglie Rossana.

Nel novembre 2008 decide di trasferirsi definitivamente insieme alla moglie nella sua amatissima Trieste. In piazza Unità.

Nel 2008 e 2009 decide di partecipare come ospite nelle trasmissioni in radio e televisione condotte da Rosario Fiorello, Fabio Fazio, Pippo Baudo, Antonio Di Bella. Nel febbraio 2009 partecipa al Festival di Sanremo accompagnando al pianoforte la giovane Arisa vincitrice del premio “Nuove Proposte”.

Il suo libro preferito “Oblòmov” di Ivan Goncarov di cui condivide la visione del mondo.

Tra i tantissimi premi ricevuti quello certamente più amato è stato nel 1991 il “San Giusto d’Oro” il prestigioso riconoscimento dei cronisti giuliani. La motivazione: Riconosciuta nella sua arte la vera anima di Trieste.

L’8 luglio 2010 ci lascia per sempre.

 

 

 

 

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