Vermicino, 10 giugno 1981, ore 19. Alfredino Rampi, 6 anni, cade in un pozzo artesiano e ha inizio il primo reality show della televisione italiana. Le telecamere della Rai seguono ininterrottamente per tre giorni i soccorsi e il primo caso di sciacallaggio mediatico ha inizio. I manuali di storia della televisione raccontano che quasi 21 milioni di italiani non staccarono gli occhi dalla televisione con la speranza di veder uscir sano e salvo il bambino.
Diversi furono i tentativi di salvataggio, tutti andati a vuoto. A 54 ore dall'incidente, il volontario Alfredo Licheri, si cala nel pozzo raggiungendo Alfredino, parlando con lui ma non riuscendo a riportarlo in superficie.
A lui, è dedicato il documentario L'angelo di Alfredo, di Fabio Marra, programmato oggi alle 18:30 al Centro Elsa Morante per la Vetrina dei Giovani Cineasti Italiani, che a trent'anni di distanza dal fatto racconta come siano andate le cose quel giorno e quello che ne è stato della sua vita.
Al piccolo Alfredo raccontavano che il rumore della trivella era causato dai robot dei cartoni, che stavano scendendo a salvarlo. Poco prima della fine, un eroe d’acciaio lo ha raggiunto davvero.
Ci vuole infatti un cuore d’acciaio per fare ciò che ha fatto Angelo Licheri.
E una resistenza d’acciaio per sopravvivere alla dolorosa sconfitta in cui si è
imbattuto.
Anche a prescindere dai segni che porta dentro da allora, Angelo non ha mai avuto vita facile. Chi gli è vicino sa che la sua forza è l’ottimismo, lo stesso con cui oggi combatte i suoi gravi problemi di salute.
Intorno alla sua storia non è difficile cogliere i paradossi del nostro paese, dove si incensano furbi, corrotti e faccendieri mentre i veri grandi uomini vengono sminuiti o, peggio, dimenticati.
Infatti, anche se dai più è considerato un eroe, c’è chi dubita del fatto che sia riuscito a raggiungere il piccolo Alfredo. Le istituzioni, poi, sembrano averlo accantonato.
L’angelo di Alfredo nasce dalla necessità di restituire ad Angelo Licheri un po’ di verità e giustizia.
Pochissimi conoscono la vera grandezza del suo tentativo di salvataggio, così estremo da essere simile al “dare la vita”. Forse solo i soccorritori che lavorarono con lui a stretto contatto. Proprio a loro è stato chiesto di illustrare l’impresa di Angelo e, insieme, di tratteggiarne il profilo.
Ma per rendere la reale grandezza del gesto di Angelo, le testimonianze sembravano non bastare. Occorreva far vedere ciò che le telecamere RAI non avevano mai inquadrato.
Ma come farlo senza brutalità? Vista la delicatezza della materia trattata, tatto e prudenza erano indispensabili.
La misura giusta si è trovata grazie alla collaborazione di Maurizio Monteleone,
un altro protagonista di quel soccorso, che ha messo a disposizione alcune tavole della sua graphic novel “Vermicino. L’incubo del pozzo”. Si tratta di immagini chiare, dure e soprattutto vere, giacché sono frutto della memoria di un testimone oculare, ma possiedono la sobrietà e la dignità di un’opera d’arte.
Fabio Marra
Angelo Licheri oggi ha bisogno dell'aiuto di tutti quanti. Per sapere come poter essergli accanto, visitate questa pagina: http://www.langelodialfredo.it/donazioneperangelo/.
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