♦ Classe: 1977
♦ Nazionalità: Svedese
♦ Film d’esordio: Die Beauty (2010) e Nasty Old People (2009)
♦ Genere: Drammatico.
Non sono solo coetanee e connazionali. In comune hanno anche una provocatoria particolarità: entrambe hanno affidato il loro film d’esordio alla rete, da dove è possibile scaricarlo gratuitamente (e, una volta tanto, con il pieno consenso dell’autore, come previsto dalla licenza Creative Commons). Con questa iniziativa hanno voluto essere semplicemente presenti per il pubblico mondiale, fare in modo che la loro opera raggiungesse il maggior numero possibile di persone, in modo da far conoscere la loro arte nelle varie parti del globo. Stina e Hanna sono giovani donne, e di giovani donne parlano i loro film: le protagoniste di Die Beauty e Nasty Old People sono ragazze in cerca di una propria identità all’interno di una comunità ristretta (rispettivamente, quella di un villaggio e quella di un gruppo di estremisti politici), in cui la diversità non è concessa e l’oppressione è una sensazione onnipresente. L’omologazione e la ribellione sono due scelte opposte, ma dagli effetti ugualmente grotteschi, come se la normalità fosse impossibile e la libertà un’illusione contigua alla follia. L’individualismo, inteso come sfida lanciata dal singolo contro il resto della società, è un tema tipico del cinema svedese, e qui si tinge dei colori di una fantasia surreale, carica di tratti femminili, dai fiori alla tinta per i capelli. Gli elementi decorativi sono gli arredi di una recita in cui la bellezza è la maschera del peccato e della pazzia, ossia delle forze che consentono alla vita di farsi largo in mezzo al dolore e di andare comunque avanti. La morte è la comparsa che attende tutti al varco, ed è preannunciata dall’infrangersi dei sogni e dai cambiamenti indotti dalle svolte rivelatrici e radicali. L’anima di entrambi i film è la ricerca del miglior modo di celebrare l’inevitabile addio, dando, all’attesa della fine, una veste burlescamente artistica, in cui il cinismo fa il paio con un’appassionata ammirazione per i fenomeni attraverso i quali la natura – anche quella umana – ciclicamente si rinnova. Gioventù e vecchiaia, amore, nascita, malattia e declino sono gli aspetti che descrivono la nostra parabola esistenziale, e che le due registe trasformano in una vivace tavolozza di personaggi, ognuno dei quali interpreta il proprio ruolo con lo stesso gusto eccentrico dell’eccesso o del paradosso. Gli scherzi del destino sono in agguato, ed è sempre meglio anticiparli brandendo le contraddizioni come un’arma che vince ogni limite imposto dalla logica comune. L’adolescente che di sera è una naziskin e di giorno un’assistente sociale, e la ragazzina bionda che, soffrendo per l’assenza del padre, stringe amicizia con una prostituta, sono le protagoniste di una danza dell’essere che non conosce ritmi prestabiliti, e segue, invece, l’altalenante cadenza delle occasioni fortuite e degli impulsi momentanei. Quelle due ragazze sono, in altri termini, le paladine di un’incoerenza coraggiosa e creativa, che si apre al prossimo con la sfacciataggine di chi ritiene di non aver bisogno di definizioni, e con la conseguente, generosa rinuncia a pretenderle dagli altri.
Stina Bergman ha diretto, in passato, alcuni cortometraggi, tra cui, nel 2003, Solkatten (Riflessi di sole):
Per Hanna Sköld, invece, Nasty Old People è, in assoluto, la prima opera, realizzata con un gruppo di amici, su un budget modestissimo, coperto tramite un mutuo bancario. Nel frattempo ha visto la luce la sua seconda opera, il cortometraggio d’animazione Tantlängtan (2011). Di seguito, il trailer.
Per ulteriori informazioni potete consultare i siti ufficiali dei film:
http://diebeauty.blogspot.com/
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